Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
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Maurizio cz70
eugenio
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Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
Eugenio, sfogati.. scrivi tutto quello che vuoi.. ci farà di certo piacere..
dirramatore- Utente popolarissimo
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
bellissimo questo post io ci verrò sicuramente anche se sarò da sola, le storie di Eugenio mi catturano
Lux- Utente popolarissimo
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
[color=orange][color=blue]dirramatore grazie di avermi dato questa opportunità: il piacere di potermi esprimere in libertà, percorrendo tutte quelle strade che ci porteranno in giro per il mondo, con la fantasia con la conoscenza di luoghi di arte, e di antiche civiltà a noi sconosciute, che possono diventare per noi tutti... Un vero spunto di discussione. Come prima tema si parlerà della nostra amata terra di Calabria, inseguito gireremo il mondo attraverso un percorso immaginario Buona giornata a tutti i nostri amici lettoridirramatore ha scritto:Eugenio, sfogati.. scrivi tutto quello che vuoi.. ci farà di certo piacere..
Ultima modifica di eugenio il Mar Lug 19, 2011 10:21 am - modificato 1 volta.
eugenio- utente molto popolare
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
la fantasia è importante l'ho sempre detto, ci da l'opportunità di creare un mondo parallelo, chi è che non ha bisogno di evadere dalla realtà?!
Grazie per l'impegno che metti in questo forum.........veramente questo angolo è una pausa, un momento importante.
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Lux- Utente popolarissimo
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angolo di eugenio storie e leggende del Mondo
Questa voce sull'argomento personaggi immaginari è solo un abbozzo.
Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia.
Il genio del male è un archetipo di antagonista dell'eroe, presente nelle opere di fantasia appartenenti a vari generi e in particolare in quelli di spionaggio, azione o comici. Può essere considerato un personaggio tipo.
I geni del male sono, come dice il nome stesso, personaggi dotati di grande intelligenza che scelgono di usare la loro conoscenza per scopi malvagi (immoralità) e tendono a sviluppare piani su grande scala (megalomania). Per poter essere considerato un genio del male, il personaggio deve usare l'astuzia per elaborare piani complessi che causeranno caos e distruzione. I loro schemi spesso dipendono da dettagli banali che gli eroi possono utilizzare, sventando i loro piani al climax della storia.
In genere i geni del male hanno avuto un'infanzia difficile: sono divenuti orfani, magari testimoni dell'orribile morte dei genitori. Per ironia, questa è spesso anche l'origine dei supereroi.
La vanità è una caratteristica comune tra i geni del male, al punto che spesso declamano i loro grandi progetti all'avversario (il famoso monologo finale), o compromettono in qualche modo i loro piani in un momento di eccessiva confidenza. La loro scusa per questa fatale sceneggiata è in genere che solo l'eroe può apprezzare il piano del Genio. Queste caratteristiche li portano a appuntarsi titoli professionali o regali quali "Dottore", "Barone", o "Il Magnifico".
Il genio del male in farsa[modifica]In opere letterarie o cinematografiche di genere comico, l'archetipo del genio del male viene spesso portato all'eccesso. È soprattutto in questi contesti che un "genio del male" arriva ad autodefinirsi tale, con compiacimento. Due esempi di geni del male parodistici sono il Dottor Male nei film di Austin Powers (il cui figlio, coerentemente, si chiama "Male" di cognome) e Jumba Jookiba di Lilo & Stitch (che anche dopo essersi ravveduto, continua a usare l'espressione genio del male riferita a sé stesso, come se si trattasse di una sorta di professione). Anche Stewie Griffin, personaggio della serie I Griffin è la caricatura di un piccolo genio del male, sempre intento a costruire armi e ordigni pericolosi per uccidere sua madre e conquistare il mondo.
Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia.
Il genio del male è un archetipo di antagonista dell'eroe, presente nelle opere di fantasia appartenenti a vari generi e in particolare in quelli di spionaggio, azione o comici. Può essere considerato un personaggio tipo.
I geni del male sono, come dice il nome stesso, personaggi dotati di grande intelligenza che scelgono di usare la loro conoscenza per scopi malvagi (immoralità) e tendono a sviluppare piani su grande scala (megalomania). Per poter essere considerato un genio del male, il personaggio deve usare l'astuzia per elaborare piani complessi che causeranno caos e distruzione. I loro schemi spesso dipendono da dettagli banali che gli eroi possono utilizzare, sventando i loro piani al climax della storia.
In genere i geni del male hanno avuto un'infanzia difficile: sono divenuti orfani, magari testimoni dell'orribile morte dei genitori. Per ironia, questa è spesso anche l'origine dei supereroi.
La vanità è una caratteristica comune tra i geni del male, al punto che spesso declamano i loro grandi progetti all'avversario (il famoso monologo finale), o compromettono in qualche modo i loro piani in un momento di eccessiva confidenza. La loro scusa per questa fatale sceneggiata è in genere che solo l'eroe può apprezzare il piano del Genio. Queste caratteristiche li portano a appuntarsi titoli professionali o regali quali "Dottore", "Barone", o "Il Magnifico".
Il genio del male in farsa[modifica]In opere letterarie o cinematografiche di genere comico, l'archetipo del genio del male viene spesso portato all'eccesso. È soprattutto in questi contesti che un "genio del male" arriva ad autodefinirsi tale, con compiacimento. Due esempi di geni del male parodistici sono il Dottor Male nei film di Austin Powers (il cui figlio, coerentemente, si chiama "Male" di cognome) e Jumba Jookiba di Lilo & Stitch (che anche dopo essersi ravveduto, continua a usare l'espressione genio del male riferita a sé stesso, come se si trattasse di una sorta di professione). Anche Stewie Griffin, personaggio della serie I Griffin è la caricatura di un piccolo genio del male, sempre intento a costruire armi e ordigni pericolosi per uccidere sua madre e conquistare il mondo.
Ultima modifica di eugenio il Gio Lug 21, 2011 10:46 pm - modificato 1 volta.
eugenio- utente molto popolare
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
pomeriggio mi sono riletta la storia del castello, ogni volta trovo qualcosa di diverso nel racconto anche se non è stato modificato nulla, sarà che lo riletto con più attenzione, oppure................il mistero........mi sta catturando!!
Lux- Utente popolarissimo
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Aladino e la lampada meravigliosa
Aladino e la lampada meravigliosaDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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Aladino nel Giardino Magico, illustrazione di Max Liebert dal libro di Ludwig Fulda Aladin und die Wunderlampe[1]Aladino e la lampada meravigliosa è uno dei più celebri racconti delle Mille e una notte; esso, tuttavia, non compare nella versione originale della raccolta, ma appare la prima volta nell'edizione in francese di Antoine Galland. Nelle versioni consolidate del libro[2] occupa dalla CCCX[3] notte alla CCCXLII[4
Sinossi[modifica]Il giovane Aladino, un ragazzo che viveva in Cina (Catai), era un fannullone perdigiorno, la cui indolenza faceva disperare la madre, rimasta vedova del padre, il sarto Lutsciù[5], morto di crepacuore per la preoccupazione che gli dava questo figlio disobbediente. Un giorno Aladino ricevette la visita di un mago proveniente dal Magreb, che saputo della morte del padre si spacciò per un suo fratello, anche se né madre né figlio avevano mai inteso dire di qualche fratello di Lutsciù. Il mago, uno stregone, un negromante, abbindolò la madre, cui regalò frutta e dolci, e la convinse ad affidargli il giovane scapestrato per farne un mercante di stoffe.
Una domenica il mago chiese ad Aladino di accompagnarlo fuori città; in aperta campagna accese un fuoco di sterpi, vi gettò sopra una polvere di odore strano, e mentre dal fuoco si levava un fumo inquietante, declamò parole incomprensibili. La terra si aprì improvvisamente ed apparve una grossa pietra di forma quadrata, che aveva nel mezzo un grosso anello di bronzo. Aladino avrebbe voluto scappare, ma il mago lo fermò con uno schiaffo e gli disse che sotto quella pietra era nascosto un prodigioso tesoro, e che solo lui, Aladino, avrebbe potuto sollevare quella pietra ed impadronirsi del tesoro perché era puro di cuore.
Il ragazzo infatti, egli stesso incredulo, riuscì a sollevare la pietra, sotto la quale si poté vedere una lunga scala che conduceva in basso, sottoterra, nel buio. Il mago gli spiegò che la scala conduceva a sua volta a tre sale, in cui erano riposti molti orci di bronzo contenenti oro ed argento, ma Aladino non doveva toccarli o sarebbe caduto fulminato. Doveva invece attraversare le stanze e raggiungere un giardino dove avrebbe potuto cogliere gli straordinari frutti che erano sugli alberi. Dopo il giardino, proseguì il mago, doveva seguire un viale che portava finalmente ad una terrazza, dove si trovava una lampada, un lume ad olio: doveva spegnere la lampada, buttare via lo stoppino e l'olio, nascondersela nel petto e portarla al mago. Aladino si avviò, ed il finto zio gli consegnò un anello fatato che gli sarebbe servito da talismano e lo avrebbe protetto.
Il ragazzo scese, attraversò le tre sale senza toccare niente, colse i frutti nel giardino incantato, e questi frutti erano gioielli e pietre preziose, ma a lui parvero soltanto vetri colorati, sia pur splendidi, e ne prese un bel po' per la loro bellezza; proseguì e prese la lampada. Tornando indietro, però, il peso dei gioielli raccolti nel giardino gli impedì di salire gli ultimi scalini per tornare all'aperto. Chiese aiuto al mago, ma il mago gli disse di consegnargli prima la lampada. Aladino non si fidava, aveva paura che avuta la lampada poi il mago lo avrebbe lasciato lì dentro, ma quello non mollava ed insisteva per averla. I due in breve finirono a litigare, così il mago, infuriato, gettò dell'altra polvere sul fuoco di sterpi, pronunciò una formula magica e subito la pietra quadrata tornò al suo posto e chiuse Aladino sottoterra.
Una lampada ad olio del tipo che frequentemente si accosta graficamente a questa leggenda; quella nell'immagine è una lampada indiana, ed in effetti Galland, nella sua compilazione delle Mille e una notte, si basò anche su testi indo-persianiPassati due giorni colà rinchiuso, il terzo giorno Aladino si disperò, pensò alla madre, giunse le mani in preghiera, ma così facendo involontariamente strofinò l'anello che il mago gli aveva dato per talismano. Nel buio si vide allora una piccola luce, via via sempre più luminosa, ed in questa pian piano prese forma una gigantesca sagoma: era un Genio. Il Genio gli spiegò che Aladino era il suo padrone, poiché portava al dito l'anello, e che poteva comandarlo e chiedergli di esaudire suoi desideri. Il ragazzo gli ordinò di farlo uscire da lì e subito si ritrovò all'aperto, proprio nel punto dal quale era entrato sottoterra. Corse a casa dalla madre e vedendola svenne fra le sue braccia; poi si riprese e le raccontò l'accaduto. Le chiese poi del cibo, ma cibo in casa non ce n'era e non c'erano nemmeno soldi per comprarne, così disse alla madre di andare al mercato e vendere la lampada. La donna, che era una brava massaia, prima di uscire provò a lucidarla, così la strofinò e nel farlo, dal beccuccio del lume, uscì fuori un altro Genio, che le disse di comandarlo e chiedergli di esaudire suoi desideri poiché, avendo ella la lampada, era sua padrona. La madre svenne per lo spavento, ma Aladino prese la lampada e comandò al Genio di portare del cibo. Poco dopo questo si ripresentò diligentemente con un bacile d'argento, 12 piatti d'argento colmi di squisite prelibatezze, due bottiglie di vino e due calici d'argento. La madre rinvenne giusto in tempo per pranzare lautamente insieme al figlio. Madre e figlio, con l'aiuto del Genio della lampada, riuscirono da quel giorno a vivere bene ed in prosperità. All'occorrenza il giovane vendeva, uno ad uno, i piatti d'argento con cui il genio aveva portato le vivande; ma i primi li vendette ad un mercante ebreo che, profittando della sua ingenuità, glieli pagò ciascuno una moneta d'oro, sinché un orefice onesto non gli spiegò che valevano settantadue volte tanto ed a quel prezzo glieli pagò da quel giorno in avanti. Aladino non si montò la testa, ma viveva responsabilmente, peraltro senza esagerare e perciò senza dare nell'occhio; aprì un negozio di stoffe, come gli aveva prospettato il mago, e gli affari andavano discretamente bene.
Un bel giorno d'estate, un giorno caldissimo, torrido, Aladino era vicino alla reggia in cui abitava il sovrano[6], e passò un banditore ad ordinare di chiudere le botteghe e rinserrarsi in casa poiché stava per passare la figlia dell'imperatore, che per rinfrescarsi era andata a prendere un bagno. Incuriosito, il giovane si nascose e dopo poco, gli passò davanti Badru l-budūr[7], la figlia dell'imperatore, il cui nome significava "luna piena delle lune piene", con il suo nutrito seguito di donne ed eunuchi. Quando fu quasi davanti al luogo in cui Aladino si era nascosto, si tolse il velo che le copriva il volto ed il giovane poté vedere il suo splendido viso, e se ne innamorò. Decise così, subito ardente di passione, di volerla sposare.
Aladino vende i piatti d'argento al mercante ebreo, che glieli paga una moneta d'oro quando ne valgono 72[8]Mandò perciò la madre dall'imperatore a chiedere la mano della figlia, e la spedì accompagnata da quei gioielli e preziosi che aveva preso nel giardino incantato e che ora aveva compreso dover essere di ingente valore; posati su un vassoio ed avvolti in un panno, li inviava in dono per manifestare tangibilmente la sua solidità economica. Sei volte andò la madre all'udienza dell'imperatore, e per sei volte gli stette in piedi dirimpetto in attesa di essere udita senza che fosse interpellata. Tuttavia il sovrano l'aveva notata ed il settimo giorno volle sentirla e la madre portò la proposta. Il sovrano, sorpreso, si consigliò col suo fido gran visir, il suo primo ministro, il quale sperava che la principessa fosse data in moglie ad un suo figlio; il visir lo consigliò di prendere tempo e così l'imperatore rispose che avrebbe acconsentito alle nozze soltanto se entro tre mesi Aladino gli avesse fatto pervenire il corredo. Mentre attendevano che il tempo passasse, contenti della promessa ottenuta, la madre un giorno udì per caso che erano state fissate le nozze di Badroulbadour con il figlio del visir. Aladino allora chiamò il Genio della lampada e gli disse che dopo la cerimonia, non appena la principessa ed il suo novello sposo si fossero ritirati per la loro prima notte, glieli conducesse lì insieme, con tutto il letto.
La madre di Aladino presenta all'imperatore il vassoio di gemme del giardino incantato[8]Il Genio così fece, e sempre senza mai farsi vedere da questi, portò gli sposi tutti spaventati a casa del giovane, e per ordine di questi chiuse il figlio del visir nel bagno. Aladino spiegò alla principessa della promessa tradita dall'imperatore, e si coricò nel letto volgendole le spalle, dopo aver messo una scimitarra fa sé e la donna, a garanzia dell'onore di entrambi. L'indomani, all'alba, fece liberare lo sposo, lo fece coricare e fece riportare dal Genio letto ed occupanti nella loro camera nuziale. La principessa raccontò l'accaduto alla madre, che non le credette, e passò la giornata con l'inquietudine per l'accaduto. La notte seguente Aladino comandò al Genio di rifare quanto fatto la notte precedente e tutto si ripeté una seconda volta esattamente come la prima. La mattina dopo l'imperatore riuscì a farsi raccontare i fatti dalla figlia, ed il gran visir fece lo stesso con il figlio suo. Questi, sebbene conscio del grande onore accordatogli per aver ottenuto di sposare la figlia del sovrano, si risolse a chiedere al padre di domandare l'annullamento del matrimonio, perché la prospettiva di una vita coniugale tanto movimentata e tanto dolorosa per la restrizione nel bagno, non faceva per lui. Il matrimonio fu dunque annullato. Allo scadere dei tre mesi, Aladino mandò sua madre a corte a ricordare al sovrano la sua promessa, ed egli l'ascoltò per prima durante l'udienza. L'imperatore non poteva pubblicamente mancare alla sua promessa perciò, pensando di chiedere l'impossibile, così che non dovesse davvero dare la figlia a quello sconosciuto, stabilì il prezzo della principessa in 40 barili d'oro massiccio pieni di gemme dello stesso valore di quelle già portate tre mesi prima. La madre rincasò ed Aladino, con l'ausilio del suo Genio, la rimandò a palazzo con quanto richiesto, prima che l'udienza fosse terminata. I barili erano portati da quaranta schiavi bianchi e quaranta schiavi neri, così riccamente vestiti che gli uscieri del palazzo scambiarono il primo per un re e gli baciarono la veste. L'imperatore diede dunque il suo consenso ed invitò il giovane a corte.
Aladino si fece dare dal Genio abiti meravigliosi per sé e per la madre, ed in sella ad un destriero di fulgida bellezza, alla testa di un corteo di quaranta schiavi e sei schiave che gettavano monete d'oro al loro passaggio, giunse con discrezione a palazzo. Quivi non gli fu consentito di scendere da cavallo, ma fu portato in sella sino alla sala delle udienze, ove l'imperatore non volle che egli, com'era uso, si prostrasse al suo cospetto. Una volta fattosi conoscere personalmente, riscosse anche la stima e la simpatia del sovrano. Per gli sponsali fece costruire al Genio un palazzo meraviglioso, grande bello e ricco di ogni ben di Dio, con un sontuoso salone di 24 finestre tutte adornate di gemme (una delle quali però, per volontà di Aladino, lasciata sguarnita e da terminare), una fornitissima stanza del tesoro stracolma di averi ed anche, e questa era davvero gran magia, un tesoriere onesto. In questo palazzo sarebbe andato a vivere con la sua sposa. Questa, appreso dello straordinario sfarzo col quale il suo nuovo coniuge si era presentato, ed avendolo trovato di più che leggiadro aspetto, gli disse che effettivamente avrebbe obbedito agli ordini di suo padre senza ripugnanza. L'imperatore venne a visitare il palazzo e, notata nel salone la ventiquattresima finestra non rifinita, ne chiese ad Aladino, il quale gli spiegò che era stata lasciata così apposta perché potesse essere il sovrano, ultimandone la rifinitura, a completare la costruzione del meraviglioso palazzo. Il sovrano diede ordine ai suoi gioiellieri di terminarla, ma dopo un mese e mezzo di vani tentativi, poiché nemmeno l'imperatore disponeva di gemme abbastanza preziose, Aladino li congedò e fece terminare la finestra al Genio.
Il giovane divenne presto anche un fidato consigliere del sovrano e partecipava alle vicende dello stato. Passarono alcuni anni di grande felicità.
"Aladino la salutò con gioia": le illustrazioni di Virginia Frances Sterret, del 1928, mostrano l'ambientazione cinese della fiaba originale.Nel Maghreb ov'era tornato, però, il mago africano, il finto zio, grazie ad un suo sistema di divinazione della sabbia[9], misteriosamente venne a sapere che non solo Aladino non era morto nella caverna in cui l'aveva abbandonato, ma che nel frattempo era pure divenuto un uomo di successo e gli fu facile intuire che tutto questo si doveva alla lampada, che lo stregone considerava "sua" per quanto impegno aveva messo nel cercarla e provare ad appropriarsene. Bramoso di vendetta e sempre interessato alla lampada, il mago si travestì da venditore ambulante ed in sella ad un cavallo berbero al più presto tornò in Cina. Un giorno che Aladino uscì per andare a caccia in una contrada distante, andò sotto il suo palazzo e gridando «Chi vuol cambiare vecchie lucerne con lucerne nuove?» chiese alla servitù se non intendessero barattare vantaggiosamente vecchie lampade ad olio con altre lampade ad olio nuove di zecca. Una fantesca si ricordò che Aladino ne aveva proprio una, di lampada vecchia, in un armadio, anzi era l'unica cosa vecchia in un palazzo splendente di ricchezza, e corse a fare l'affare. Il mago, non appena ebbe in mano la lampada fatata, ordinò al Genio di portare in Africa il palazzo e quanto conteneva, principessa compresa. Grande fu lo sconcerto quando a corte ci si accorse che Badroulbadour e magione erano improvvisamente spariti. L'imperatore allora fece rientrare subito Aladino, anzi per sicurezza lo fece direttamente arrestare e chiamò il boia perché lo decapitasse; intorno al palazzo si radunò una folla che, minacciando una sommossa, chiese di liberare il figlio del sarto che aveva fatto fortuna. L'imperatore, pur sempre in collera, lo graziò, ma gli ordinò di riportare a casa la figlia entro 40 giorni, altrimenti gli avrebbe tagliato la testa, stavolta senza possibilità di grazia.
Aladino, anche se aveva perso la lampada, aveva ancora al dito l'anello magico, il talismano: tre giorni dopo inavvertitamente lo strofinò mentre rischiava di cadere e ne venne fuori il Genio. Aladino chiese al Genio dell'anello di annullare il sortilegio del mago. Ma il Genio dell'anello non poteva sovrastare le magie di quello della lampada, così Aladino si fece almeno portare lì dove si trovava ora la principessa. In un battibaleno, non si sa come, fu sul posto. Con un sotterfugio entrò nel palazzo, raggiunse la moglie e si fece raccontare l'accaduto. Il mago, gli disse Badroulbadour, voleva prenderla lui in moglie, giacché si stimava che l'imperatore nel frattempo l'avesse fatto decapitare e che ella fosse rimasta vedova. Aladino le impose di assecondarlo e di invitarlo a cena, e nel frattempo si procurà un potente sonnifero in polvere che la principessa avrebbe messo nella coppa per il vino destinata al mago. Il mago non sospettò nulla, bevve contento e dopo poco si addormentò al suolo. Aladino, dopo aver decapitato il mago, ritrova la lampada e se la riprende, poi con la principessa sua moglie, ed insieme con il palazzo, tornarono tutti rapidamente in Cina, dove furono accolti con grandi onori e dieci giorni di festeggiamenti.
Copertina di un'edizione francese con lo stralcio della storia di Aladino[8]Il negromante ucciso, però, aveva un fratello, negromante anch'egli, che non sentendone più notizie, anche lui con la divinazione della sabbia seppe dove si trovava e cosa gli era capitato. Raggiunse la Cina e qui seppe di una tal Fatima che viveva quasi eremita e dispensava grazie. Entrò nella sua casa di notte, si fece consegnare i suoi abiti, si fece tingere il volto e poi l'uccise. Uscito con i suoi abiti indosso, fu subito accerchiato da una folla crescente che lo scambiò per la santona, e cominciarono tutti a dirigersi verso il palazzo di Badroulbadour. Questa, saputo che in piazza c'era Fatima (così tutti credevano), la fece condurre a palazzo per ospitarvela. La falsa Fatima, richiesta di un giudizio sul palazzo disse che per essere davvero il palazzo più bello del mondo avrebbe dovuto avere un uovo di Roc appeso al lampadario della sala grande. La principess lo disse al marito, il quale strofinò la lampada per chiedere al Genio di procurare l'ignoto orpello. Il Genio però cacciò un urlo terrificante e gli disse che per sua fortuna la richiesta non veniva da Aladino, ma da altri: ciò che la finta Fatima aveva indicato come uovo di Roc altri non era che il padrone infernale del Genio e la richiesta di appenderlo come un pendaglio al lampadario avrebbe dovuto far incollerire il Genio e fargli incenerire casa ed occupanti della stessa. Ma poiché appunto il Genio sapeva come stavano le cose, non lo fece, anzi avvisò Aladino della presenza dissimulata del secondo mago.
Aladino tornò allora dalla finta Fatima, e proprio mentre il fratello del negromante stava per pugnalarlo, fu più svelto di lui e lo uccise.
E fu così che, quelli rimasti, vissero tutti felici e contenti. Le fonti della storia[modifica]
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Aladino nel Giardino Magico, illustrazione di Max Liebert dal libro di Ludwig Fulda Aladin und die Wunderlampe[1]Aladino e la lampada meravigliosa è uno dei più celebri racconti delle Mille e una notte; esso, tuttavia, non compare nella versione originale della raccolta, ma appare la prima volta nell'edizione in francese di Antoine Galland. Nelle versioni consolidate del libro[2] occupa dalla CCCX[3] notte alla CCCXLII[4
Sinossi[modifica]Il giovane Aladino, un ragazzo che viveva in Cina (Catai), era un fannullone perdigiorno, la cui indolenza faceva disperare la madre, rimasta vedova del padre, il sarto Lutsciù[5], morto di crepacuore per la preoccupazione che gli dava questo figlio disobbediente. Un giorno Aladino ricevette la visita di un mago proveniente dal Magreb, che saputo della morte del padre si spacciò per un suo fratello, anche se né madre né figlio avevano mai inteso dire di qualche fratello di Lutsciù. Il mago, uno stregone, un negromante, abbindolò la madre, cui regalò frutta e dolci, e la convinse ad affidargli il giovane scapestrato per farne un mercante di stoffe.
Una domenica il mago chiese ad Aladino di accompagnarlo fuori città; in aperta campagna accese un fuoco di sterpi, vi gettò sopra una polvere di odore strano, e mentre dal fuoco si levava un fumo inquietante, declamò parole incomprensibili. La terra si aprì improvvisamente ed apparve una grossa pietra di forma quadrata, che aveva nel mezzo un grosso anello di bronzo. Aladino avrebbe voluto scappare, ma il mago lo fermò con uno schiaffo e gli disse che sotto quella pietra era nascosto un prodigioso tesoro, e che solo lui, Aladino, avrebbe potuto sollevare quella pietra ed impadronirsi del tesoro perché era puro di cuore.
Il ragazzo infatti, egli stesso incredulo, riuscì a sollevare la pietra, sotto la quale si poté vedere una lunga scala che conduceva in basso, sottoterra, nel buio. Il mago gli spiegò che la scala conduceva a sua volta a tre sale, in cui erano riposti molti orci di bronzo contenenti oro ed argento, ma Aladino non doveva toccarli o sarebbe caduto fulminato. Doveva invece attraversare le stanze e raggiungere un giardino dove avrebbe potuto cogliere gli straordinari frutti che erano sugli alberi. Dopo il giardino, proseguì il mago, doveva seguire un viale che portava finalmente ad una terrazza, dove si trovava una lampada, un lume ad olio: doveva spegnere la lampada, buttare via lo stoppino e l'olio, nascondersela nel petto e portarla al mago. Aladino si avviò, ed il finto zio gli consegnò un anello fatato che gli sarebbe servito da talismano e lo avrebbe protetto.
Il ragazzo scese, attraversò le tre sale senza toccare niente, colse i frutti nel giardino incantato, e questi frutti erano gioielli e pietre preziose, ma a lui parvero soltanto vetri colorati, sia pur splendidi, e ne prese un bel po' per la loro bellezza; proseguì e prese la lampada. Tornando indietro, però, il peso dei gioielli raccolti nel giardino gli impedì di salire gli ultimi scalini per tornare all'aperto. Chiese aiuto al mago, ma il mago gli disse di consegnargli prima la lampada. Aladino non si fidava, aveva paura che avuta la lampada poi il mago lo avrebbe lasciato lì dentro, ma quello non mollava ed insisteva per averla. I due in breve finirono a litigare, così il mago, infuriato, gettò dell'altra polvere sul fuoco di sterpi, pronunciò una formula magica e subito la pietra quadrata tornò al suo posto e chiuse Aladino sottoterra.
Una lampada ad olio del tipo che frequentemente si accosta graficamente a questa leggenda; quella nell'immagine è una lampada indiana, ed in effetti Galland, nella sua compilazione delle Mille e una notte, si basò anche su testi indo-persianiPassati due giorni colà rinchiuso, il terzo giorno Aladino si disperò, pensò alla madre, giunse le mani in preghiera, ma così facendo involontariamente strofinò l'anello che il mago gli aveva dato per talismano. Nel buio si vide allora una piccola luce, via via sempre più luminosa, ed in questa pian piano prese forma una gigantesca sagoma: era un Genio. Il Genio gli spiegò che Aladino era il suo padrone, poiché portava al dito l'anello, e che poteva comandarlo e chiedergli di esaudire suoi desideri. Il ragazzo gli ordinò di farlo uscire da lì e subito si ritrovò all'aperto, proprio nel punto dal quale era entrato sottoterra. Corse a casa dalla madre e vedendola svenne fra le sue braccia; poi si riprese e le raccontò l'accaduto. Le chiese poi del cibo, ma cibo in casa non ce n'era e non c'erano nemmeno soldi per comprarne, così disse alla madre di andare al mercato e vendere la lampada. La donna, che era una brava massaia, prima di uscire provò a lucidarla, così la strofinò e nel farlo, dal beccuccio del lume, uscì fuori un altro Genio, che le disse di comandarlo e chiedergli di esaudire suoi desideri poiché, avendo ella la lampada, era sua padrona. La madre svenne per lo spavento, ma Aladino prese la lampada e comandò al Genio di portare del cibo. Poco dopo questo si ripresentò diligentemente con un bacile d'argento, 12 piatti d'argento colmi di squisite prelibatezze, due bottiglie di vino e due calici d'argento. La madre rinvenne giusto in tempo per pranzare lautamente insieme al figlio. Madre e figlio, con l'aiuto del Genio della lampada, riuscirono da quel giorno a vivere bene ed in prosperità. All'occorrenza il giovane vendeva, uno ad uno, i piatti d'argento con cui il genio aveva portato le vivande; ma i primi li vendette ad un mercante ebreo che, profittando della sua ingenuità, glieli pagò ciascuno una moneta d'oro, sinché un orefice onesto non gli spiegò che valevano settantadue volte tanto ed a quel prezzo glieli pagò da quel giorno in avanti. Aladino non si montò la testa, ma viveva responsabilmente, peraltro senza esagerare e perciò senza dare nell'occhio; aprì un negozio di stoffe, come gli aveva prospettato il mago, e gli affari andavano discretamente bene.
Un bel giorno d'estate, un giorno caldissimo, torrido, Aladino era vicino alla reggia in cui abitava il sovrano[6], e passò un banditore ad ordinare di chiudere le botteghe e rinserrarsi in casa poiché stava per passare la figlia dell'imperatore, che per rinfrescarsi era andata a prendere un bagno. Incuriosito, il giovane si nascose e dopo poco, gli passò davanti Badru l-budūr[7], la figlia dell'imperatore, il cui nome significava "luna piena delle lune piene", con il suo nutrito seguito di donne ed eunuchi. Quando fu quasi davanti al luogo in cui Aladino si era nascosto, si tolse il velo che le copriva il volto ed il giovane poté vedere il suo splendido viso, e se ne innamorò. Decise così, subito ardente di passione, di volerla sposare.
Aladino vende i piatti d'argento al mercante ebreo, che glieli paga una moneta d'oro quando ne valgono 72[8]Mandò perciò la madre dall'imperatore a chiedere la mano della figlia, e la spedì accompagnata da quei gioielli e preziosi che aveva preso nel giardino incantato e che ora aveva compreso dover essere di ingente valore; posati su un vassoio ed avvolti in un panno, li inviava in dono per manifestare tangibilmente la sua solidità economica. Sei volte andò la madre all'udienza dell'imperatore, e per sei volte gli stette in piedi dirimpetto in attesa di essere udita senza che fosse interpellata. Tuttavia il sovrano l'aveva notata ed il settimo giorno volle sentirla e la madre portò la proposta. Il sovrano, sorpreso, si consigliò col suo fido gran visir, il suo primo ministro, il quale sperava che la principessa fosse data in moglie ad un suo figlio; il visir lo consigliò di prendere tempo e così l'imperatore rispose che avrebbe acconsentito alle nozze soltanto se entro tre mesi Aladino gli avesse fatto pervenire il corredo. Mentre attendevano che il tempo passasse, contenti della promessa ottenuta, la madre un giorno udì per caso che erano state fissate le nozze di Badroulbadour con il figlio del visir. Aladino allora chiamò il Genio della lampada e gli disse che dopo la cerimonia, non appena la principessa ed il suo novello sposo si fossero ritirati per la loro prima notte, glieli conducesse lì insieme, con tutto il letto.
La madre di Aladino presenta all'imperatore il vassoio di gemme del giardino incantato[8]Il Genio così fece, e sempre senza mai farsi vedere da questi, portò gli sposi tutti spaventati a casa del giovane, e per ordine di questi chiuse il figlio del visir nel bagno. Aladino spiegò alla principessa della promessa tradita dall'imperatore, e si coricò nel letto volgendole le spalle, dopo aver messo una scimitarra fa sé e la donna, a garanzia dell'onore di entrambi. L'indomani, all'alba, fece liberare lo sposo, lo fece coricare e fece riportare dal Genio letto ed occupanti nella loro camera nuziale. La principessa raccontò l'accaduto alla madre, che non le credette, e passò la giornata con l'inquietudine per l'accaduto. La notte seguente Aladino comandò al Genio di rifare quanto fatto la notte precedente e tutto si ripeté una seconda volta esattamente come la prima. La mattina dopo l'imperatore riuscì a farsi raccontare i fatti dalla figlia, ed il gran visir fece lo stesso con il figlio suo. Questi, sebbene conscio del grande onore accordatogli per aver ottenuto di sposare la figlia del sovrano, si risolse a chiedere al padre di domandare l'annullamento del matrimonio, perché la prospettiva di una vita coniugale tanto movimentata e tanto dolorosa per la restrizione nel bagno, non faceva per lui. Il matrimonio fu dunque annullato. Allo scadere dei tre mesi, Aladino mandò sua madre a corte a ricordare al sovrano la sua promessa, ed egli l'ascoltò per prima durante l'udienza. L'imperatore non poteva pubblicamente mancare alla sua promessa perciò, pensando di chiedere l'impossibile, così che non dovesse davvero dare la figlia a quello sconosciuto, stabilì il prezzo della principessa in 40 barili d'oro massiccio pieni di gemme dello stesso valore di quelle già portate tre mesi prima. La madre rincasò ed Aladino, con l'ausilio del suo Genio, la rimandò a palazzo con quanto richiesto, prima che l'udienza fosse terminata. I barili erano portati da quaranta schiavi bianchi e quaranta schiavi neri, così riccamente vestiti che gli uscieri del palazzo scambiarono il primo per un re e gli baciarono la veste. L'imperatore diede dunque il suo consenso ed invitò il giovane a corte.
Aladino si fece dare dal Genio abiti meravigliosi per sé e per la madre, ed in sella ad un destriero di fulgida bellezza, alla testa di un corteo di quaranta schiavi e sei schiave che gettavano monete d'oro al loro passaggio, giunse con discrezione a palazzo. Quivi non gli fu consentito di scendere da cavallo, ma fu portato in sella sino alla sala delle udienze, ove l'imperatore non volle che egli, com'era uso, si prostrasse al suo cospetto. Una volta fattosi conoscere personalmente, riscosse anche la stima e la simpatia del sovrano. Per gli sponsali fece costruire al Genio un palazzo meraviglioso, grande bello e ricco di ogni ben di Dio, con un sontuoso salone di 24 finestre tutte adornate di gemme (una delle quali però, per volontà di Aladino, lasciata sguarnita e da terminare), una fornitissima stanza del tesoro stracolma di averi ed anche, e questa era davvero gran magia, un tesoriere onesto. In questo palazzo sarebbe andato a vivere con la sua sposa. Questa, appreso dello straordinario sfarzo col quale il suo nuovo coniuge si era presentato, ed avendolo trovato di più che leggiadro aspetto, gli disse che effettivamente avrebbe obbedito agli ordini di suo padre senza ripugnanza. L'imperatore venne a visitare il palazzo e, notata nel salone la ventiquattresima finestra non rifinita, ne chiese ad Aladino, il quale gli spiegò che era stata lasciata così apposta perché potesse essere il sovrano, ultimandone la rifinitura, a completare la costruzione del meraviglioso palazzo. Il sovrano diede ordine ai suoi gioiellieri di terminarla, ma dopo un mese e mezzo di vani tentativi, poiché nemmeno l'imperatore disponeva di gemme abbastanza preziose, Aladino li congedò e fece terminare la finestra al Genio.
Il giovane divenne presto anche un fidato consigliere del sovrano e partecipava alle vicende dello stato. Passarono alcuni anni di grande felicità.
"Aladino la salutò con gioia": le illustrazioni di Virginia Frances Sterret, del 1928, mostrano l'ambientazione cinese della fiaba originale.Nel Maghreb ov'era tornato, però, il mago africano, il finto zio, grazie ad un suo sistema di divinazione della sabbia[9], misteriosamente venne a sapere che non solo Aladino non era morto nella caverna in cui l'aveva abbandonato, ma che nel frattempo era pure divenuto un uomo di successo e gli fu facile intuire che tutto questo si doveva alla lampada, che lo stregone considerava "sua" per quanto impegno aveva messo nel cercarla e provare ad appropriarsene. Bramoso di vendetta e sempre interessato alla lampada, il mago si travestì da venditore ambulante ed in sella ad un cavallo berbero al più presto tornò in Cina. Un giorno che Aladino uscì per andare a caccia in una contrada distante, andò sotto il suo palazzo e gridando «Chi vuol cambiare vecchie lucerne con lucerne nuove?» chiese alla servitù se non intendessero barattare vantaggiosamente vecchie lampade ad olio con altre lampade ad olio nuove di zecca. Una fantesca si ricordò che Aladino ne aveva proprio una, di lampada vecchia, in un armadio, anzi era l'unica cosa vecchia in un palazzo splendente di ricchezza, e corse a fare l'affare. Il mago, non appena ebbe in mano la lampada fatata, ordinò al Genio di portare in Africa il palazzo e quanto conteneva, principessa compresa. Grande fu lo sconcerto quando a corte ci si accorse che Badroulbadour e magione erano improvvisamente spariti. L'imperatore allora fece rientrare subito Aladino, anzi per sicurezza lo fece direttamente arrestare e chiamò il boia perché lo decapitasse; intorno al palazzo si radunò una folla che, minacciando una sommossa, chiese di liberare il figlio del sarto che aveva fatto fortuna. L'imperatore, pur sempre in collera, lo graziò, ma gli ordinò di riportare a casa la figlia entro 40 giorni, altrimenti gli avrebbe tagliato la testa, stavolta senza possibilità di grazia.
Aladino, anche se aveva perso la lampada, aveva ancora al dito l'anello magico, il talismano: tre giorni dopo inavvertitamente lo strofinò mentre rischiava di cadere e ne venne fuori il Genio. Aladino chiese al Genio dell'anello di annullare il sortilegio del mago. Ma il Genio dell'anello non poteva sovrastare le magie di quello della lampada, così Aladino si fece almeno portare lì dove si trovava ora la principessa. In un battibaleno, non si sa come, fu sul posto. Con un sotterfugio entrò nel palazzo, raggiunse la moglie e si fece raccontare l'accaduto. Il mago, gli disse Badroulbadour, voleva prenderla lui in moglie, giacché si stimava che l'imperatore nel frattempo l'avesse fatto decapitare e che ella fosse rimasta vedova. Aladino le impose di assecondarlo e di invitarlo a cena, e nel frattempo si procurà un potente sonnifero in polvere che la principessa avrebbe messo nella coppa per il vino destinata al mago. Il mago non sospettò nulla, bevve contento e dopo poco si addormentò al suolo. Aladino, dopo aver decapitato il mago, ritrova la lampada e se la riprende, poi con la principessa sua moglie, ed insieme con il palazzo, tornarono tutti rapidamente in Cina, dove furono accolti con grandi onori e dieci giorni di festeggiamenti.
Copertina di un'edizione francese con lo stralcio della storia di Aladino[8]Il negromante ucciso, però, aveva un fratello, negromante anch'egli, che non sentendone più notizie, anche lui con la divinazione della sabbia seppe dove si trovava e cosa gli era capitato. Raggiunse la Cina e qui seppe di una tal Fatima che viveva quasi eremita e dispensava grazie. Entrò nella sua casa di notte, si fece consegnare i suoi abiti, si fece tingere il volto e poi l'uccise. Uscito con i suoi abiti indosso, fu subito accerchiato da una folla crescente che lo scambiò per la santona, e cominciarono tutti a dirigersi verso il palazzo di Badroulbadour. Questa, saputo che in piazza c'era Fatima (così tutti credevano), la fece condurre a palazzo per ospitarvela. La falsa Fatima, richiesta di un giudizio sul palazzo disse che per essere davvero il palazzo più bello del mondo avrebbe dovuto avere un uovo di Roc appeso al lampadario della sala grande. La principess lo disse al marito, il quale strofinò la lampada per chiedere al Genio di procurare l'ignoto orpello. Il Genio però cacciò un urlo terrificante e gli disse che per sua fortuna la richiesta non veniva da Aladino, ma da altri: ciò che la finta Fatima aveva indicato come uovo di Roc altri non era che il padrone infernale del Genio e la richiesta di appenderlo come un pendaglio al lampadario avrebbe dovuto far incollerire il Genio e fargli incenerire casa ed occupanti della stessa. Ma poiché appunto il Genio sapeva come stavano le cose, non lo fece, anzi avvisò Aladino della presenza dissimulata del secondo mago.
Aladino tornò allora dalla finta Fatima, e proprio mentre il fratello del negromante stava per pugnalarlo, fu più svelto di lui e lo uccise.
E fu così che, quelli rimasti, vissero tutti felici e contenti. Le fonti della storia[modifica]
Ultima modifica di eugenio il Ven Ago 26, 2011 7:37 pm - modificato 1 volta.
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
Ciao Lux leggo nelle tue parole un senso di percezione antologica interiore, come volere far luce sul mistero, entri nel romanzo con tutta te stessa rimanendo avvolta in quel fascino che ti trascina e ti cattura, fin dalle prime pagine. Cara Lux sei una donna molto sensibile e sognatrice di carattere romantico... Non sei per caso nata il mese di giugno?Lux ha scritto:pomeriggio mi sono riletta la storia del castello, ogni volta trovo qualcosa di diverso nel racconto anche se non è stato modificato nulla, sarà che lo riletto con più attenzione, oppure................il mistero........mi sta catturando!! :afraid:
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
Ciao Lux cercare un mondo parallelo dove i colori e le fantasie regnano soprani, diventa un mondo per afferrare la vita di un'altra angolazione. per allacciarmi a quanto detto sopra credo che in un momento come questo, sia importante stimolare L'intelletto, la fantasia e la speranza...Lux ha scritto:la fantasia è importante l'ho sempre detto, ci da l'opportunità di creare un mondo parallelo, chi è che non ha bisogno di evadere dalla realtà?!
Grazie per l'impegno che metti in questo forum.........veramente questo angolo è una pausa, un momento importante.
Ultima modifica di eugenio il Mar Lug 19, 2011 10:27 am - modificato 1 volta.
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
Grazie Eugenio.. per me lo è stata!!
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
Adimin Sono contento che lo è stata e spero che lo sia stato anche per tutti gli altridirramatore ha scritto:Grazie Eugenio.. per me lo è stata!!
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angolo di eugenio storie e leggende del Mondo
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Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare
Logo del fim
Titolo originale Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides
Paese Stati Uniti d'America
Anno 2011
Durata 136 min
Colore colore
Audio sonoro
Genere commedia, avventura, fantasy
Regia Rob Marshall
Soggetto Ted Elliott, Terry Rossio, Tim Powers
Sceneggiatura Ted Elliott, Terry Rossio
Produttore Jerry Bruckheimer
Casa di produzione Walt Disney Pictures
Distribuzione (Italia) Walt Disney Pictures
Musiche Hans Zimmer, feat. Rodrigo y Gabriela
Interpreti e personaggi
Johnny Depp: Jack Sparrow
Penélope Cruz: Angelica Teach
Ian McShane: Edward Teach "Barbanera"
Geoffrey Rush: Hector Barbossa
Kevin McNally: Joshamee Gibbs
Sam Claflin: Philip Swift
Àstrid Bergès-Frisbey: Serena
Stephen Graham: Scram
Richard Griffiths: Re Giorgio II
Keith Richards: Teague Sparrow
Doppiatori italiani
Fabio Boccanera: Jack Sparrow
Chiara Colizzi: Angelica
Angelo Nicotra: Edward Teach "Barbanera"
Pietro Ubaldi: Hector Barbossa
Edoardo Siravo: Teague Sparrow
Saverio Indrio: Joshamee Gibbs
Gabriele Sabatini: Philip Swift
Veronica Puccio: Serena
Alessandro Quarta: Scram
Paolo Lombardi: Re Giorgio II
« C'è un audace marinaio che attendo dentro al cuore,non conosco il suo nome,ma ho bisogno del suo amore. O fanciulle innamorate, venite tutte qua, l'allegro audace marinaio un giorno arriverà. Solo lui può consolare questo cuore spezzato a metà, il mio audace marinaio prima o poi arriverà. C'è un audace marinaio che attendo dentro al cuore, non conosco il suo nome, ma ho bisogno del suo amore »
( il canto della Sirena)
Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare (Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides) è un film diretto da Rob Marshall, uscito nelle sale cinematografiche statunitensi il 20 maggio 2011, mentre in quelle italiane il 18 maggio 2011.
Differisce dai film precedenti della serie Pirati dei Caraibi per diversi motivi: alla regia non c'è Gore Verbinski, la pubblicazione nelle sale è stata disponibile anche in versione 3D, le riprese si sono tenute per la maggior parte alle Hawaii anziché nei Caraibi, la trama è inoltre liberamente ispirata al romanzo Mari stregati (On Stranger Tides) di Tim Powers.
Indice [nascondi]
1 Trama
1.1 Spagna
1.2 Londra
1.3 Il viaggio
1.4 Whitecap Bay
1.5 La ricerca della Fonte della giovinezza
1.6 La resa dei conti finale
1.7 Epilogo
1.8 Scena dopo i titoli di coda
1.9 Curiosità
2 Produzione
2.1 Regia
2.2 Sceneggiatura
2.3 Cast
2.4 Bilancio
2.5 Riprese
3 Promozione
4 Distribuzione
5 Sequel
6 Note
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
Trama[modifica] Questa voce o sezione sull'argomento cinema non è ancora formattata secondo gli standard.
Commento: Trama da accorciare pesantemente (ridurre di 4/5) ed eliminare sottosezioni
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Spagna[modifica]Al largo della costa spagnola, due pescatori trovano un uomo nelle loro reti, che afferma di essere un membro dell'equipaggio di Juan Ponce de León, un Conquistador spagnolo che doveva essere morto 200 anni prima durante una spedizione alla ricerca del Fonte della giovinezza. L'uomo è portato a Cadice, dal re di Spagna, che riceve dall'uomo pescato in mare il diario di viaggio di Ponce de León, per poi morire. Il re dà così l'ordine al suo uomo più fidato di trovare la Fonte.
Londra[modifica]A Londra, Gibbs, scambiato per Jack Sparrow, viene messo sotto processo per pirateria. Un misterioso Giudice Smith condanna Gibbs colpevole di essere innocente come Jack Sparrow, al carcere a vita, piuttosto che condannarlo a morte, con grande sorpresa della folla. Il giudice si rivela così essere Jack Sparrow, che è venuto a salvare il suo ex primo ufficiale; corrotto l'autista che avrebbe dovuto trasportare Gibbs alla Torre di Londra per trasportarli a riva, Gibbs informa Jack che aveva sentito delle voci su di lui che dicono che abbia una nave e stia reclutando una ciurma al pub La figlia del Capitano, Jack dice che è tutto falso e molto offensivo. Ma decide di trovare l'impostore, perché ha bisogno di una nave per fuggire dall'Inghilterra. Gibbs allora dice a Jack che quindi ha abbandonato le ricerche per la Fonte e tenta di guardare le mappe nautiche in possesso di Jack, ma questi dice che sono giunte complicazioni.
Invece di arrivare a riva, Jack e Gibbs arrivano al Palazzo Reale, dove vengono arrestati dalla Guardia reale britannica, che aveva anch'essa corrotto l'autista. Jack viene così portato davanti re Giorgio II, che gli chiede di guidare una spedizione britannica per trovare la Fonte della Giovinezza, tutto solo per contrastare gli spagnoli. Jack viene quindi introdotto al capo della spedizione, ovvero il capitan Hector Barbossa, ora un corsaro al servizio del Re, che rivela a Jack che la Perla Nera è affondata e che difenderla gli è costata la gamba. Jack reagisce con rabbia nel sentire la perdita della sua amata Perla, e subito dopo scappa con una rocambolesca fuga dal Palazzo. Arrivato al pub, Jack crede di essere fuggito dalle guardie reali ma in realtà un soldato lo aveva inseguito e ha intenzione di arrestarlo ma viene salvato dal padre, il capitano Teague, che nel pub informa Jack che se è alla ricerca della Fonte, gli serviranno due calici per il rituale.
Prima di andarsene Teague indica al figlio un gruppo di marinai che ritengono di essere stati ingaggiati dal capitan Jack Sparrow; Jack affronta così l'impostore che scoprirà poi essere Angelica (Penelope Cruz), una fiamma del suo passato; Angelica rivela a Jack che ha bisogno di lui per guidarla alla Fonte, ma ecco che arrivano i soldati inglesi che vogliono arrestare Jack, ma lui e Angelica scappano nel Tamigi. Arrivati a riva Angelica dice a Jack che hanno bisogno di una sirena per il rituale profano della Fonte, per poi sedarlo.
Nel frattempo Barbossa minaccia Gibbs di impiccarlo se non gli darà le mappe per raggiungere la Fonte, ma quest'ultimo brucia la mappe nautiche che aveva rubato a Jack, adesso solo lui e Jack sanno dove si trova la Fonte, così Barbossa decide di portarlo con sé sulla HSM Providence.
Il viaggio[modifica]Cinque giorni dopo, Jack si sveglia e scopre da Scram (Stephen Graham) che lui è sulla Queen Anne's Revenge, la nave del famigerato Edward Teach, soprannominato "Barbanera". Scopre anche che Barbanera è il padre di Angelica, primo ufficiale della nave, e che la sua ricerca della Fonte è un tentativo di rompere una premonizione che rivela la sua morte per mano di un uomo senza una gamba entro due settimane. La stessa notte, Jack solleva un vero e proprio ammutinamento a bordo della Revenge, dove libera Philip (Sam Claflin), un missionario, trovato come unico sopravvissuto di un'altra nave, e voluto tenere in vita da Angelica, per poter redimere caso mai il padre; l'ammutinamento è un successo fino a quando non è sventato dallo stesso Barbanera, che si trovava nella sua cabina da dove non si muoveva mai, che in seguito usa una bambola voodoo di Jack per costringerlo a condurlo alla Fonte. Più tardi, Angelica rivela a Jack che la Perla Nera è stato catturato da Barbanera, che l'ha ridotta e l'ha messa in una bottiglia, insieme ad altre navi. Con grande disappunto di Jack, la scimmia Jack è stata ridotta anch'essa nella bottiglia.
Barbossa, durante il viaggio che lui conduce sotto la Corona Inglese con la sua nuova nave denominata HSM Providence, si accorge del grande scetticismo dei suoi uomini, eppure riesce a placare tutti. La Providence incontra la flotta spagnola, comandata dall'uomo più fidato del re di Spagna. Sebbene Barbossa prepara gli uomini per una battaglia navale, le navi spagnole passano senza aprire il fuoco. Barbossa è allarmato per questo, è chiaro quindi che la Fonte è il premio e che non hanno nemmeno la possibilità di arrivare in tempo. Successivamente ordina di spiegare le vele per Whitecap Bay, dove si annidano le sirene.
Whitecap Bay[modifica]Uno degli elementi necessari per il rito è la lacrima di una sirena, così Barbanera conduce la Revenge a Whitecap Bay, un luogo della nidificazione delle sirene. Durante la caccia, la ciurma subisce pesanti perdite, ma riescono a catturare un giovane sirena (Àstrid Bergès-Frisbey), grazie a Philip. Più tardi, la Providence arriva nello stesso luogo. Barbossa e parte dell'equipaggio scendere a terra, ma le sirene attaccano e affondano la Providence, uccidendo la ciurma, lasciando così Barbossa, Gibbs, il primo ufficiale Grooves (Greg Ellis), il secondo ufficiale Gilette (Damian O'Hare) e una manciata di marinai come unici superstiti.
La ricerca della Fonte della giovinezza[modifica]Barbanera e i suoi uomini cercano la Fonte attraversando la giungla presente nell'isola guidati dalla bussola di Jack, e portando la sirena, che Philip chiamerà Syrena, in una vasca di vetro. Arrivano ad un fiume e il ponte è rotto, così Barbanera manda Jack per trovare la Santiago , la nave di Ponce de León, dove dentro ci sono i Calici d'argento di cui c'è bisogno per il rituale. Il resto della ciurma prosegue il viaggio verso la Fonte. Quando Barbanera ottiene una lacrima da Syrena, ferendo pesantemente Philip, la lascia legata ad un albero per farla morire lentamente sotto i raggi del sole. Jack trova la Santiago e, dentro, Barbossa; i due scoprono che i calici sono stati presi dagli spagnoli. Decidono così di unire le forze. Approfittando della notte, Jack e Barbossa riescono a rubare i calici dagli spagnoli, e anche se catturati per un breve tempo, riescono a fuggire. Jack viene a sapere da Barbossa che non sta cercando la Fonte; e gli spiega all'eterno rivale-amico che è stato proprio Barbanera a "catturare" la Perla Nera e ad uccidere tutta la sua ciurma mediante un maleficio, per liberarsi del quale Barbossa stesso è stato costretto ad amputarsi la gamba destra. Il suo vero scopo è quindi vendicarsi di Barbanera.
Jack si riunisce a Barbanera e viene a scoprire da Angelica che chi beve il calice con l'acqua della Fonte e la lacrima di sirena si prende tutti gli anni che ha vissuto e che avrebbe dovuto vivere colui che beve il calice con la sola acqua della Fonte, il tutto mentre Barbossa stabilisce un agguato che farà loro alla Fonte.
La resa dei conti finale[modifica]Barbanera e i suoi uomini arrivano alla Fonte, dove inizia una battaglia tra loro e la ciurma di Barbossa. Durante il combattimento il più giovane dei pirati (Robbie Kay) aveva slegato Philip, che é così libero di correre dalla sua sirena per liberarla. Improvvisamente, arrivano gli spagnoli, che sostengono che la Fonte sia un luogo pagano e la distruggono. Utilizzando un momento di distrazione, Barbossa trafigge Barbanera con la sua spada avvelenata. Angelica cerca di aiutare suo padre, e si taglia accidentalmente la mano con la lama avvelenata, quindi sia lei che suo padre stanno per morire. Barbossa, nel frattempo, prende la spada di Barbanera, che controlla la Queen Anne's Revenge, e i suoi uomini. Gli spagnoli lanciano i Calici in un pozzo profondo ma vengono recuperati da Syrena, che li porta a Jack dicendo di non sprecare la sua lacrima. Successivamente Syrena va dal suo amato Philip e vede che è ferito ma lei può salvarlo baciandolo, Philip però vuole in cambio da lei il perdono, poiché è stato proprio Philip che per sbaglio aveva fatto catturare Syrena; lei accetta, lo bacia e lo porta con sé nelle profondità del mare. Jack riempie i Calici con l'acqua della Fonte e versa la lacrima di Syrena in uno di loro. Barbanera chiede ad Angelica di sacrificarsi per lui, e anche se lei era disposta a farlo, Jack fa bere a Barbanera il calice sbagliato, che salva Angelica e uccide Barbanera, e questo la fa arrabbiare profondamente.
Epilogo[modifica]Tornato sulla riva, Barbossa prende il completo comando della Queen Anne's Revenge e ordinare di spiegare le vele per Tortuga, grazie alla sua nuova spada , ritorna così ad essere un pirata. Jack abbandona la molto ingrata Angelica su un'isola deserta, e le lascia una pistola con un solo colpo, che lei usa per sparare a Jack, ma lo manca. Jack si riunisce a Gibbs, che è riuscito a rubare la bottiglia dove è rinchiusa la Perla, insieme alle altre navi rimpicciolite, dalla cabina di Barbanera. Anche se non hanno idea di come farla tornare alla normalità, entrambi sono felici di riavere la propria nave.
Scena dopo i titoli di coda[modifica]Dopo i titoli di coda si vede Angelica che, dopo essere stata lasciata sola sulla stessa isola dov'era stato esiliato nel primo capitolo Jack Sparrow, raccoglie un qualcosa che le onde portano a riva. È la bambola voodoo di Jack fatta da Barbanera.
Curiosità[modifica]Nel dialogo tra Jack e Angelica quando la donna le chiese cosa ci facesse in un covento spagnolo e Jack rispose che lo aveva scambiato per un bordello, è un probabile riferimento al primo film dove Jack viene accusato di aver impersonato un sacerdote della Chiesa d'Inghilterra.
Verso la fine delle riprese, per le inquadrature da lontano, Penelope Cruz è stata sostituita dalla sorella Monica, dato che si notava il suo pancione mentre aspettava il suo bambino.
Durante le riprese Depp ha pagato personalmente degli impermeabili per tutta la troupe.
La Cruz ha rivelato che sia Depp che Marshall sono stati molto premurosi con lei durante la sua gestazione.
Produzione[modifica]T
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Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare
Logo del fim
Titolo originale Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides
Paese Stati Uniti d'America
Anno 2011
Durata 136 min
Colore colore
Audio sonoro
Genere commedia, avventura, fantasy
Regia Rob Marshall
Soggetto Ted Elliott, Terry Rossio, Tim Powers
Sceneggiatura Ted Elliott, Terry Rossio
Produttore Jerry Bruckheimer
Casa di produzione Walt Disney Pictures
Distribuzione (Italia) Walt Disney Pictures
Musiche Hans Zimmer, feat. Rodrigo y Gabriela
Interpreti e personaggi
Johnny Depp: Jack Sparrow
Penélope Cruz: Angelica Teach
Ian McShane: Edward Teach "Barbanera"
Geoffrey Rush: Hector Barbossa
Kevin McNally: Joshamee Gibbs
Sam Claflin: Philip Swift
Àstrid Bergès-Frisbey: Serena
Stephen Graham: Scram
Richard Griffiths: Re Giorgio II
Keith Richards: Teague Sparrow
Doppiatori italiani
Fabio Boccanera: Jack Sparrow
Chiara Colizzi: Angelica
Angelo Nicotra: Edward Teach "Barbanera"
Pietro Ubaldi: Hector Barbossa
Edoardo Siravo: Teague Sparrow
Saverio Indrio: Joshamee Gibbs
Gabriele Sabatini: Philip Swift
Veronica Puccio: Serena
Alessandro Quarta: Scram
Paolo Lombardi: Re Giorgio II
« C'è un audace marinaio che attendo dentro al cuore,non conosco il suo nome,ma ho bisogno del suo amore. O fanciulle innamorate, venite tutte qua, l'allegro audace marinaio un giorno arriverà. Solo lui può consolare questo cuore spezzato a metà, il mio audace marinaio prima o poi arriverà. C'è un audace marinaio che attendo dentro al cuore, non conosco il suo nome, ma ho bisogno del suo amore »
( il canto della Sirena)
Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare (Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides) è un film diretto da Rob Marshall, uscito nelle sale cinematografiche statunitensi il 20 maggio 2011, mentre in quelle italiane il 18 maggio 2011.
Differisce dai film precedenti della serie Pirati dei Caraibi per diversi motivi: alla regia non c'è Gore Verbinski, la pubblicazione nelle sale è stata disponibile anche in versione 3D, le riprese si sono tenute per la maggior parte alle Hawaii anziché nei Caraibi, la trama è inoltre liberamente ispirata al romanzo Mari stregati (On Stranger Tides) di Tim Powers.
Indice [nascondi]
1 Trama
1.1 Spagna
1.2 Londra
1.3 Il viaggio
1.4 Whitecap Bay
1.5 La ricerca della Fonte della giovinezza
1.6 La resa dei conti finale
1.7 Epilogo
1.8 Scena dopo i titoli di coda
1.9 Curiosità
2 Produzione
2.1 Regia
2.2 Sceneggiatura
2.3 Cast
2.4 Bilancio
2.5 Riprese
3 Promozione
4 Distribuzione
5 Sequel
6 Note
7 Altri progetti
8 Collegamenti esterni
Trama[modifica] Questa voce o sezione sull'argomento cinema non è ancora formattata secondo gli standard.
Commento: Trama da accorciare pesantemente (ridurre di 4/5) ed eliminare sottosezioni
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Spagna[modifica]Al largo della costa spagnola, due pescatori trovano un uomo nelle loro reti, che afferma di essere un membro dell'equipaggio di Juan Ponce de León, un Conquistador spagnolo che doveva essere morto 200 anni prima durante una spedizione alla ricerca del Fonte della giovinezza. L'uomo è portato a Cadice, dal re di Spagna, che riceve dall'uomo pescato in mare il diario di viaggio di Ponce de León, per poi morire. Il re dà così l'ordine al suo uomo più fidato di trovare la Fonte.
Londra[modifica]A Londra, Gibbs, scambiato per Jack Sparrow, viene messo sotto processo per pirateria. Un misterioso Giudice Smith condanna Gibbs colpevole di essere innocente come Jack Sparrow, al carcere a vita, piuttosto che condannarlo a morte, con grande sorpresa della folla. Il giudice si rivela così essere Jack Sparrow, che è venuto a salvare il suo ex primo ufficiale; corrotto l'autista che avrebbe dovuto trasportare Gibbs alla Torre di Londra per trasportarli a riva, Gibbs informa Jack che aveva sentito delle voci su di lui che dicono che abbia una nave e stia reclutando una ciurma al pub La figlia del Capitano, Jack dice che è tutto falso e molto offensivo. Ma decide di trovare l'impostore, perché ha bisogno di una nave per fuggire dall'Inghilterra. Gibbs allora dice a Jack che quindi ha abbandonato le ricerche per la Fonte e tenta di guardare le mappe nautiche in possesso di Jack, ma questi dice che sono giunte complicazioni.
Invece di arrivare a riva, Jack e Gibbs arrivano al Palazzo Reale, dove vengono arrestati dalla Guardia reale britannica, che aveva anch'essa corrotto l'autista. Jack viene così portato davanti re Giorgio II, che gli chiede di guidare una spedizione britannica per trovare la Fonte della Giovinezza, tutto solo per contrastare gli spagnoli. Jack viene quindi introdotto al capo della spedizione, ovvero il capitan Hector Barbossa, ora un corsaro al servizio del Re, che rivela a Jack che la Perla Nera è affondata e che difenderla gli è costata la gamba. Jack reagisce con rabbia nel sentire la perdita della sua amata Perla, e subito dopo scappa con una rocambolesca fuga dal Palazzo. Arrivato al pub, Jack crede di essere fuggito dalle guardie reali ma in realtà un soldato lo aveva inseguito e ha intenzione di arrestarlo ma viene salvato dal padre, il capitano Teague, che nel pub informa Jack che se è alla ricerca della Fonte, gli serviranno due calici per il rituale.
Prima di andarsene Teague indica al figlio un gruppo di marinai che ritengono di essere stati ingaggiati dal capitan Jack Sparrow; Jack affronta così l'impostore che scoprirà poi essere Angelica (Penelope Cruz), una fiamma del suo passato; Angelica rivela a Jack che ha bisogno di lui per guidarla alla Fonte, ma ecco che arrivano i soldati inglesi che vogliono arrestare Jack, ma lui e Angelica scappano nel Tamigi. Arrivati a riva Angelica dice a Jack che hanno bisogno di una sirena per il rituale profano della Fonte, per poi sedarlo.
Nel frattempo Barbossa minaccia Gibbs di impiccarlo se non gli darà le mappe per raggiungere la Fonte, ma quest'ultimo brucia la mappe nautiche che aveva rubato a Jack, adesso solo lui e Jack sanno dove si trova la Fonte, così Barbossa decide di portarlo con sé sulla HSM Providence.
Il viaggio[modifica]Cinque giorni dopo, Jack si sveglia e scopre da Scram (Stephen Graham) che lui è sulla Queen Anne's Revenge, la nave del famigerato Edward Teach, soprannominato "Barbanera". Scopre anche che Barbanera è il padre di Angelica, primo ufficiale della nave, e che la sua ricerca della Fonte è un tentativo di rompere una premonizione che rivela la sua morte per mano di un uomo senza una gamba entro due settimane. La stessa notte, Jack solleva un vero e proprio ammutinamento a bordo della Revenge, dove libera Philip (Sam Claflin), un missionario, trovato come unico sopravvissuto di un'altra nave, e voluto tenere in vita da Angelica, per poter redimere caso mai il padre; l'ammutinamento è un successo fino a quando non è sventato dallo stesso Barbanera, che si trovava nella sua cabina da dove non si muoveva mai, che in seguito usa una bambola voodoo di Jack per costringerlo a condurlo alla Fonte. Più tardi, Angelica rivela a Jack che la Perla Nera è stato catturato da Barbanera, che l'ha ridotta e l'ha messa in una bottiglia, insieme ad altre navi. Con grande disappunto di Jack, la scimmia Jack è stata ridotta anch'essa nella bottiglia.
Barbossa, durante il viaggio che lui conduce sotto la Corona Inglese con la sua nuova nave denominata HSM Providence, si accorge del grande scetticismo dei suoi uomini, eppure riesce a placare tutti. La Providence incontra la flotta spagnola, comandata dall'uomo più fidato del re di Spagna. Sebbene Barbossa prepara gli uomini per una battaglia navale, le navi spagnole passano senza aprire il fuoco. Barbossa è allarmato per questo, è chiaro quindi che la Fonte è il premio e che non hanno nemmeno la possibilità di arrivare in tempo. Successivamente ordina di spiegare le vele per Whitecap Bay, dove si annidano le sirene.
Whitecap Bay[modifica]Uno degli elementi necessari per il rito è la lacrima di una sirena, così Barbanera conduce la Revenge a Whitecap Bay, un luogo della nidificazione delle sirene. Durante la caccia, la ciurma subisce pesanti perdite, ma riescono a catturare un giovane sirena (Àstrid Bergès-Frisbey), grazie a Philip. Più tardi, la Providence arriva nello stesso luogo. Barbossa e parte dell'equipaggio scendere a terra, ma le sirene attaccano e affondano la Providence, uccidendo la ciurma, lasciando così Barbossa, Gibbs, il primo ufficiale Grooves (Greg Ellis), il secondo ufficiale Gilette (Damian O'Hare) e una manciata di marinai come unici superstiti.
La ricerca della Fonte della giovinezza[modifica]Barbanera e i suoi uomini cercano la Fonte attraversando la giungla presente nell'isola guidati dalla bussola di Jack, e portando la sirena, che Philip chiamerà Syrena, in una vasca di vetro. Arrivano ad un fiume e il ponte è rotto, così Barbanera manda Jack per trovare la Santiago , la nave di Ponce de León, dove dentro ci sono i Calici d'argento di cui c'è bisogno per il rituale. Il resto della ciurma prosegue il viaggio verso la Fonte. Quando Barbanera ottiene una lacrima da Syrena, ferendo pesantemente Philip, la lascia legata ad un albero per farla morire lentamente sotto i raggi del sole. Jack trova la Santiago e, dentro, Barbossa; i due scoprono che i calici sono stati presi dagli spagnoli. Decidono così di unire le forze. Approfittando della notte, Jack e Barbossa riescono a rubare i calici dagli spagnoli, e anche se catturati per un breve tempo, riescono a fuggire. Jack viene a sapere da Barbossa che non sta cercando la Fonte; e gli spiega all'eterno rivale-amico che è stato proprio Barbanera a "catturare" la Perla Nera e ad uccidere tutta la sua ciurma mediante un maleficio, per liberarsi del quale Barbossa stesso è stato costretto ad amputarsi la gamba destra. Il suo vero scopo è quindi vendicarsi di Barbanera.
Jack si riunisce a Barbanera e viene a scoprire da Angelica che chi beve il calice con l'acqua della Fonte e la lacrima di sirena si prende tutti gli anni che ha vissuto e che avrebbe dovuto vivere colui che beve il calice con la sola acqua della Fonte, il tutto mentre Barbossa stabilisce un agguato che farà loro alla Fonte.
La resa dei conti finale[modifica]Barbanera e i suoi uomini arrivano alla Fonte, dove inizia una battaglia tra loro e la ciurma di Barbossa. Durante il combattimento il più giovane dei pirati (Robbie Kay) aveva slegato Philip, che é così libero di correre dalla sua sirena per liberarla. Improvvisamente, arrivano gli spagnoli, che sostengono che la Fonte sia un luogo pagano e la distruggono. Utilizzando un momento di distrazione, Barbossa trafigge Barbanera con la sua spada avvelenata. Angelica cerca di aiutare suo padre, e si taglia accidentalmente la mano con la lama avvelenata, quindi sia lei che suo padre stanno per morire. Barbossa, nel frattempo, prende la spada di Barbanera, che controlla la Queen Anne's Revenge, e i suoi uomini. Gli spagnoli lanciano i Calici in un pozzo profondo ma vengono recuperati da Syrena, che li porta a Jack dicendo di non sprecare la sua lacrima. Successivamente Syrena va dal suo amato Philip e vede che è ferito ma lei può salvarlo baciandolo, Philip però vuole in cambio da lei il perdono, poiché è stato proprio Philip che per sbaglio aveva fatto catturare Syrena; lei accetta, lo bacia e lo porta con sé nelle profondità del mare. Jack riempie i Calici con l'acqua della Fonte e versa la lacrima di Syrena in uno di loro. Barbanera chiede ad Angelica di sacrificarsi per lui, e anche se lei era disposta a farlo, Jack fa bere a Barbanera il calice sbagliato, che salva Angelica e uccide Barbanera, e questo la fa arrabbiare profondamente.
Epilogo[modifica]Tornato sulla riva, Barbossa prende il completo comando della Queen Anne's Revenge e ordinare di spiegare le vele per Tortuga, grazie alla sua nuova spada , ritorna così ad essere un pirata. Jack abbandona la molto ingrata Angelica su un'isola deserta, e le lascia una pistola con un solo colpo, che lei usa per sparare a Jack, ma lo manca. Jack si riunisce a Gibbs, che è riuscito a rubare la bottiglia dove è rinchiusa la Perla, insieme alle altre navi rimpicciolite, dalla cabina di Barbanera. Anche se non hanno idea di come farla tornare alla normalità, entrambi sono felici di riavere la propria nave.
Scena dopo i titoli di coda[modifica]Dopo i titoli di coda si vede Angelica che, dopo essere stata lasciata sola sulla stessa isola dov'era stato esiliato nel primo capitolo Jack Sparrow, raccoglie un qualcosa che le onde portano a riva. È la bambola voodoo di Jack fatta da Barbanera.
Curiosità[modifica]Nel dialogo tra Jack e Angelica quando la donna le chiese cosa ci facesse in un covento spagnolo e Jack rispose che lo aveva scambiato per un bordello, è un probabile riferimento al primo film dove Jack viene accusato di aver impersonato un sacerdote della Chiesa d'Inghilterra.
Verso la fine delle riprese, per le inquadrature da lontano, Penelope Cruz è stata sostituita dalla sorella Monica, dato che si notava il suo pancione mentre aspettava il suo bambino.
Durante le riprese Depp ha pagato personalmente degli impermeabili per tutta la troupe.
La Cruz ha rivelato che sia Depp che Marshall sono stati molto premurosi con lei durante la sua gestazione.
Produzione[modifica]T
Ultima modifica di eugenio il Gio Lug 21, 2011 10:54 pm - modificato 2 volte.
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Qual è il tesoro dei pirati?
L’Oro, l’argento, i gioielli, le perle, le leggende, i miti, le imprese più o meno titaniche dei padroni del mare, uomini senza paura alla continua ricerca della ricchezza e della libertà. Nelle vecchie casse dei burattini non poteva mancare il personaggio del “pirata” per tutto ciò che esso evoca: la mitologia del mare e le leggende delle gesta di questi uomini così conosciuti ma contemporaneamente così misteriosi. Il mistero stimola la fantasia anche se circondati da luoghi comuni. Ed il mistero del tesoro è quello più forte.
Ma intorno alla natura di questo tesoro il mistero s'infittisce e si diffonde il dubbio se aldilà del baule pieno di preziosi che brillano come è rappresentato nell’immaginario collettivo, non ci sia un tesoro ancora più grande: quello della solidarietà, dell’amicizia, del desiderio di spezzare le catene e quindi del mito della libertà che nella comunità dei pirati costituiscono valori assoluti.
Con l’ironia propria dei burattini viene raccontata una tipica storia piratesca incentrata intorno alle imprese di due pirati protagonisti di curiose avventure e inaspettati colpi di scena. Lo spettacolo di grande impatto visivo si avvale di musiche originali di Lorenzo Soda e dello stile inconfondibile della scenografa Marina Montelli[left]
L’Oro, l’argento, i gioielli, le perle, le leggende, i miti, le imprese più o meno titaniche dei padroni del mare, uomini senza paura alla continua ricerca della ricchezza e della libertà. Nelle vecchie casse dei burattini non poteva mancare il personaggio del “pirata” per tutto ciò che esso evoca: la mitologia del mare e le leggende delle gesta di questi uomini così conosciuti ma contemporaneamente così misteriosi. Il mistero stimola la fantasia anche se circondati da luoghi comuni. Ed il mistero del tesoro è quello più forte.
Ma intorno alla natura di questo tesoro il mistero s'infittisce e si diffonde il dubbio se aldilà del baule pieno di preziosi che brillano come è rappresentato nell’immaginario collettivo, non ci sia un tesoro ancora più grande: quello della solidarietà, dell’amicizia, del desiderio di spezzare le catene e quindi del mito della libertà che nella comunità dei pirati costituiscono valori assoluti.
Con l’ironia propria dei burattini viene raccontata una tipica storia piratesca incentrata intorno alle imprese di due pirati protagonisti di curiose avventure e inaspettati colpi di scena. Lo spettacolo di grande impatto visivo si avvale di musiche originali di Lorenzo Soda e dello stile inconfondibile della scenografa Marina Montelli[left]
Ultima modifica di eugenio il Gio Lug 21, 2011 11:00 pm - modificato 2 volte.
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AMANTI D'OLTRETOMBA
TITOLI PER L'ESTERO: "NIGHTMARE CASTLE", "THE FACELESS MONSTER", "ORGASMO", "LOVERS FROM BEYOND THE TOMB", "LES AMANTS D'OUTRE TOMBE"
Paese: Italia, 1965
Regista: Mario Caiano (Allen Grunewald)
Interpreti: Barbara Steele, Paul Muller,
Helga Linè, Laurence Clift, Giuseppe Addobbati,
Rik Battaglia
TRAMA
Lo scienziato Stephen Arrowsmith sorprende la moglie Muriel con l'amante, il giardiniere David. Preso dalla gelosia e dall'ira riserva ai due amanti una serie di torture che culmineranno con la morte per folgorazione. Sul punto di morte, però, Muriel rivela di aver lasciato in eredità tutto il castello a sua sorella, Jenny. Stephen anni dopo sposa Jenny, identica a Muriel tranne che per i capelli, sperando di far crollare la sua già fragile psiche e intascare l'eredità con la domestica Solange, che nel frattempo è riuscito a far ringiovanire.
Gli spiriti dei due amanti uccisi, però, non tarderanno ad apparire e a terrorizzare gli abitanti del castello...
RECENSIONE
Il nome di Mario Caiano non è certo il primo che salta in mente quando si parla di horror italiano, però ha lasciato anche lui la sua impronta nel gotico con questo film, un titolo abbastanza conosciuto all'interno del genere.
"Amanti d'oltretomba" è un bel film che, senza inventare nulla di nuovo, sintetizza bene gli aspetti chiave del genere gotico, che da lì a poco avrebbe cessato di esistere così com'era nato, per dare origine a tanti sotto filoni con buon riscontro di pubblico negli anni '70.
La storia in sè è piuttosto risaputa, c'è un castello, prima cosa fondamentale, c'è uno scienziato un po'pazzo che ricorda molto quello interpretato da Pierre Brice in "Il mulino delle donne di pietra" di Ferroni e soprattutto ci sono amore & morte, il ritorno dall'aldilà per vendetta e il tema del doppio. In pratica tutto ciò che c'è stato prima si trova qui.
Il film è comunque interessante perchè tutti questi elementi sono ben amalgamati e il susseguirsi dei fatti ha un suo perchè; se specialmente si è affascinati da certe atmosfere il gioco è fatto!
Forse uno dei pregi è proprio questa linearità della trama, unita ad aspetti tecnici piuttosto curati ed una recitazione negli standard ma assolutamente non disprezzabile.
Caiano non ha il gusto per il fantastico che avevano ad esempio Bava e Freda, il suo è uno stile piuttosto semplice, diretto, che non cerca virtuosismi ma che prova a ricreare atmosfere intriganti solo con la scelta di luoghi e situazioni classiche, come la cripta nei sotterranei, le luci delle candele, porte e finestre che sbattono...
La vera protagonista del film è, però, Barbara Steele nel ruolo a lei più congeniale che è quello del doppio, da una parte amante senza scrupoli (Muriel Arrowsmith, nera di capelli) e dall'altra moglie fragile e indifesa (Jenny Arrowsmith, sua sorella, bionda): qualcosa di molto simile si era già visto in "La maschera del demonio" di Mario Bava ma la Steele è davvero brava a caratterizzare i due personaggi, così apparentemente diversi ma in realtà molto simili.
Paul Muller è lo scienziato pazzo che cerca di creare nel suo laboratorio una sorta di elisir di lunga vita, che prova per la prima volta su Solange, la sua assistente-amante che riesce a far tornare giovane e bellissima, interpretata ora da Helga Linè, un personaggio a metà strada tra quello di Scilla Gabel nel già citato film di Giorgio Ferroni e quello di Iris in "Buio Omega" di Joe D'Amato.
In conclusione, questo film potrebbe essere ottimo per chi segue il genere e potrebbe essere un buon inizio per chi si inoltrasse per la prima volta nei territori del gotico italiano. I ritmi piuttosto lenti, l'assenza di veri momenti di paura e di sangue e la recitazione un po'melodrammatica ne rendono la sua visione sconsigliata ai più modernisti.
Nota: come molti altri film italiani dello stesso genere di quegli anni, anche questo è attualmente inedito in dvd qui da noi. La reperibilità è quindi davvero bassa, la prima edizione in vhs è rarissima, però ne esiste una più recente e ben più economica della Shendene.
TITOLI PER L'ESTERO: "NIGHTMARE CASTLE", "THE FACELESS MONSTER", "ORGASMO", "LOVERS FROM BEYOND THE TOMB", "LES AMANTS D'OUTRE TOMBE"
Paese: Italia, 1965
Regista: Mario Caiano (Allen Grunewald)
Interpreti: Barbara Steele, Paul Muller,
Helga Linè, Laurence Clift, Giuseppe Addobbati,
Rik Battaglia
TRAMA
Lo scienziato Stephen Arrowsmith sorprende la moglie Muriel con l'amante, il giardiniere David. Preso dalla gelosia e dall'ira riserva ai due amanti una serie di torture che culmineranno con la morte per folgorazione. Sul punto di morte, però, Muriel rivela di aver lasciato in eredità tutto il castello a sua sorella, Jenny. Stephen anni dopo sposa Jenny, identica a Muriel tranne che per i capelli, sperando di far crollare la sua già fragile psiche e intascare l'eredità con la domestica Solange, che nel frattempo è riuscito a far ringiovanire.
Gli spiriti dei due amanti uccisi, però, non tarderanno ad apparire e a terrorizzare gli abitanti del castello...
RECENSIONE
Il nome di Mario Caiano non è certo il primo che salta in mente quando si parla di horror italiano, però ha lasciato anche lui la sua impronta nel gotico con questo film, un titolo abbastanza conosciuto all'interno del genere.
"Amanti d'oltretomba" è un bel film che, senza inventare nulla di nuovo, sintetizza bene gli aspetti chiave del genere gotico, che da lì a poco avrebbe cessato di esistere così com'era nato, per dare origine a tanti sotto filoni con buon riscontro di pubblico negli anni '70.
La storia in sè è piuttosto risaputa, c'è un castello, prima cosa fondamentale, c'è uno scienziato un po'pazzo che ricorda molto quello interpretato da Pierre Brice in "Il mulino delle donne di pietra" di Ferroni e soprattutto ci sono amore & morte, il ritorno dall'aldilà per vendetta e il tema del doppio. In pratica tutto ciò che c'è stato prima si trova qui.
Il film è comunque interessante perchè tutti questi elementi sono ben amalgamati e il susseguirsi dei fatti ha un suo perchè; se specialmente si è affascinati da certe atmosfere il gioco è fatto!
Forse uno dei pregi è proprio questa linearità della trama, unita ad aspetti tecnici piuttosto curati ed una recitazione negli standard ma assolutamente non disprezzabile.
Caiano non ha il gusto per il fantastico che avevano ad esempio Bava e Freda, il suo è uno stile piuttosto semplice, diretto, che non cerca virtuosismi ma che prova a ricreare atmosfere intriganti solo con la scelta di luoghi e situazioni classiche, come la cripta nei sotterranei, le luci delle candele, porte e finestre che sbattono...
La vera protagonista del film è, però, Barbara Steele nel ruolo a lei più congeniale che è quello del doppio, da una parte amante senza scrupoli (Muriel Arrowsmith, nera di capelli) e dall'altra moglie fragile e indifesa (Jenny Arrowsmith, sua sorella, bionda): qualcosa di molto simile si era già visto in "La maschera del demonio" di Mario Bava ma la Steele è davvero brava a caratterizzare i due personaggi, così apparentemente diversi ma in realtà molto simili.
Paul Muller è lo scienziato pazzo che cerca di creare nel suo laboratorio una sorta di elisir di lunga vita, che prova per la prima volta su Solange, la sua assistente-amante che riesce a far tornare giovane e bellissima, interpretata ora da Helga Linè, un personaggio a metà strada tra quello di Scilla Gabel nel già citato film di Giorgio Ferroni e quello di Iris in "Buio Omega" di Joe D'Amato.
In conclusione, questo film potrebbe essere ottimo per chi segue il genere e potrebbe essere un buon inizio per chi si inoltrasse per la prima volta nei territori del gotico italiano. I ritmi piuttosto lenti, l'assenza di veri momenti di paura e di sangue e la recitazione un po'melodrammatica ne rendono la sua visione sconsigliata ai più modernisti.
Nota: come molti altri film italiani dello stesso genere di quegli anni, anche questo è attualmente inedito in dvd qui da noi. La reperibilità è quindi davvero bassa, la prima edizione in vhs è rarissima, però ne esiste una più recente e ben più economica della Shendene.
Ultima modifica di eugenio il Gio Lug 21, 2011 11:02 pm - modificato 1 volta.
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
Storie sconvolgenti...adrenalina alle stelle.............notti in bianco!!!!!!!!!!
Lux- Utente popolarissimo
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
belle storie Eugenio
Senti una piccola curiosità quello nella bella foto sei tu?
Senti una piccola curiosità quello nella bella foto sei tu?
Maurizio cz70- utente popolare
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da eugeni a tutti
Un augurio di una splendida giornata insieme alle vostre rispettive famiglie
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
Ciao "Maurizio cz70" Certo che sono io! ma la foto è molto vecchia, pensa che allora avevo 22 anni... Per tanto ne è passata acqua sotto i ponti!!! classe 1937... devo mettere un avatar di qualche mese fa così i nostri amici utenti capiranno meglio chi sono, principalmente per quelle persone amiche e paesani.Maurizio cz70 ha scritto:belle storie Eugenio
Senti una piccola curiosità quello nella bella foto sei tu?
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
Inn'anzi tutto colgo l'occasione per dare il ben venuto a tutti i nuovi arrivati!!! Non ne cito i nomi in quanto sono in continuo arrivo... E dovrei sempre rinnovare il ben venuto... Così il ben venuto sarà valido per i primi e gli ultimi bene arrivati con il piacere di averli tra noi vero Admin? puoi darmene conferma! Oppure devo modificare i mio modo di fare? Grazie con vero affetto Eugeniodirramatore ha scritto:Eugenio, sfogati.. scrivi tutto quello che vuoi.. ci farà di certo piacere..
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da eugeni a tutti
Buona notte e cercate di essere ottimisti... tutti al mare! Tutti al mare... A veder le chiappe chiare!!!
eugenio- utente molto popolare
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
Eugenio sei un esempio in positivo per molti che spesso vedono tutto nero solo perchè hanno gli occhi chiusi
basterebbe aprirli per vedere i tanti colori della vita
basterebbe aprirli per vedere i tanti colori della vita
zagor- utente popolare
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Re: Angolo di Eugenio storie e leggende del Mondo.
"zagor " Buona sera l’immagine è…. solo una immaginezagor ha scritto:Eugenio sei un esempio in positivo per molti che spesso vedono tutto nero solo perchè hanno gli occhi chiusi
basterebbe aprirli per vedere i tanti colori della vita
una immagine non è la realtà,è solo una idea che hai memorizzato sul tuo hard disk mentale.
Quella foto negli anni è stata influenzata dalla famiglia,dai modelli dei media,dalle persone che ti stanno intorno.
Non è più l’ immagine nitida,originale degli inizi.
E’ necessario quindi aggiornarla,ripulirla da tutte le distorsioni,le modifiche che ha subito.Per questo ci vuole pazienza,impegno,com-passione e un check up regolare.
Sentirsi bene nella propria pelle è vitale per il proprio equilibrio buona sera
eugenio- utente molto popolare
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angolo di eugenio storie e leggen[list=1][*]d[/list]e del Mondo
SIGFRIDO: è il figlio dei sovrani del Niederland, Sigismondo e Siglinde. E’ un famoso eroe, noto per la sua inarrestabilità e il suo coraggio; lottando con un drago e uccidendo il nano Regin, riesce ad impossessarsi del tesoro dei Nibelunghi. Sigfrido dopo aver ucciso il drago si immerse nel suo sangue e divenne immortale, ma una foglia gli posò tra le scapole e quello rimase il suo “tallone d’Achille, ovvero il suo unico punto debole.
Conobbe anche la bellissima Brunilde che divenne la sua promessa sposa, ma poi il perfido Hagen, durante un banchetto, fece bere a Sigfrido una coppa di vino “drogato” che gli fece dimenticare la promessa di matrimonio fatta a Brunilde e si innamorò della sorella di re Gunther, Crimilde, e la sposò. Per quanto riguarda la bella Brunilde divenne moglie di re Gunther. E’ biondo e molto forte.
BRUNILDE: donna molto bella e più forte di un uomo: era una valchiria, ovvero una semidea. Ha capelli neri, un piccolo naso deciso e lunghe ciglia nere. Le sue forze le sono date dalla cintura di fuoco donatale dal dio Odino.
CRIMILDE: figlia della regina Ute, sorella di re Gunther, Gislher Gernot; ha una carnagione di perla, occhi turchesi con capelli color grano lunghi fino a terra. Sarà poi moglie di Sigfrido e, alla sua morte, diventa moglie del re degli Unni: Attila. Divenendo moglie di questo re vuole a tutti i costi rivendicare il suo amato Sigfrido; così facendo causò la morte di molti guerrieri Unni. Il perfido Hagen pur di vedere la regina Crimilde soffrire le uccide il suo unico figlio avuto da Attila: Ortelieb; la regina uccise, con la spada di Sigfrido, Hagen, ma Hildebrand andò in collera quando venne a sapere che un valoroso guerriero era morto ucciso da una donna e così colpì Crimilde, uccidendola.
HAGEN: fidato vassallo di re dei Burgundi, Gunther. E’ l’antagonista del libro, è colui che uccide Sigfrido e Ortelieb, il figlio di Attila e Crimilde. E’ un personaggio crudele, meschino e persuasivo, infatti riesce a convincere il re Gunther ad uccidere Sigfrido.
PERSONAGGI SECONDARI:
GUNTHER: re di Worms, capitale del regno burgundo, è figlio della regina Ute e fratello di Crimilde, Gislher e Gernot. Diventa marito di Brunilde; è molto fiero di s&ecute; stesso, ma si lascia persuadere da Hagen.
GERNOT E GISLHER: fratelli di Crimilde e Gunther; Gernot è molto saggio, mentre Gislher è molto giovane.
HELCHE: è la prima e defunta moglie di Attila, nel libro viene definita molto bella.
RUDIGER DI BECHELAR: vassallo di Attila; quest’uomo è molto generoso e fedele. Ha una moglie di nome Gotelinde e da lei ha avuto una figlia di nome Dietlind.
GOTELINDE: moglie di Rudiger, era molto affezionata alla regina Helche.
BLODEL, GIBICH E TEODORICO DA VERONA: valorosi cavalieri di Attila; Blodel è il fratello di Attila.
AMBIENTAZIONE:
La vicenda è ambientata, in primo luogo, nel castello di Xanten, dove vivevano Sigfrido e i suoi genitori; successivamente la vicenda si svolge nel bellissimo castello di re Gunther. Da quando Sigfrido morì passarono circa vent’anni quando Crimilde si risposò e andò a vivere nel castello di re Attila, dove morirono tanti guerrieri Unni per rivendicare Sigfrido.
TRAMA:
Sgfrido, figlio dei sovrani dei sovrani del Niederland Sigismondo e Siglinde, partì dal suo castello per visitare i quattro regni del nord e per apprendere nuove tecniche d’armi. Dopo non troppo tempo incontrò il nano Regin che gli affidò il compito di uccidere un feroce drago che possedeva il famoso “tesoro dei Nibelunghi”. Per farla breve, Sigfrido uccise il drago e anche il nano, perch&ecute; gli fu riferito dal dal drago, in fin di vita, che era malvagio.
Sigfrido si immerse nel sangue del drago e divenne immortale, ma volteggiando una foglia gli si posò tra le scapole e quel punto divenne il suo “Tallone d’Achille”. Tra tutto ciò che era compreso dal tesoro dei Nibelunghi, Sigfrido scelse solo un anello d’oro rosso che poteva procurare tutto l’oro necessario e un elmo che rendeva invisibili. In una montagna infuocata trovò un guerriero accatastato per terra e notò che probabilmente stava soffocando a causa della pesante armatura; così con un colpo di spada tagliò l’arnatura e per sua meraviglia trovò una bella ragazza che gli rivelò di essere Brunilde, regina dell’Islanda. Sigfrido e Brunilde si innamorarono e, come pegno d’amore Sigfrido, le donò l’anello d’oro rosso e le promise di andarla a riprenderla nella terra in cui era regina. Sigfrido viaggiò ancora, ma questa volta finì nel regno dei Burgundi, la cui capitale era Worms; fu ospitato nel palazzo di re Gunther dallo stesso re e lì, Hagen, gli porse un calice di vino “drogato” che gli fece scordare la promessa fatta a Brunilde, innamorandosi della sorella del re: Crimilde. Il re venne a sapere che in Islanda viveva una regina di nome Brunilde e chiese a Sigfrido di aiutarlo a conquistarla; Sigfrido sposò Crimilde e Gunther Brunilde. Hagen riuscì a farsi dire da Crimilde quale fosse il punto debole di Sigfrido e le suggerì di cucire sulla veste dell’eroe una crocetta; Hagen fu condotto da Sogfrido ad una sorgente di acqua fresca e, quando Sigfrido si inginocchiò per bere, Hagen lo colpì proprio nel punto indicato dalla crocetta, cucita da Crimilde, uccidendolo. Passarono una ventina d’anni dalla morte di Sigfrido quando Crimilde fu convinta a risposarsi, divenne così moglie del re degli Unni: Attila. Volle rivendicare il suo amato marito, Sigfrido, ma provocò la morte di molti guerrieri Unni, uccisi durante i combattimenti dai Burgundi; il perfido Hagen uccise anche il figlio di Crimilde e Attila: Ortelieb. Finalmente si riuscì a far prigioniero Hagen e, livida di rabbia per tutto il male che le aveva fatto, Crimilde con la spada di Sigfrido lo uccise. Hildebrand venne a sapere che un valoroso guerriero era stato ucciso da una donna e decise di rivendicare Hagen, uccidendo Crimilde.
By Francy, alias Stellina.
Conobbe anche la bellissima Brunilde che divenne la sua promessa sposa, ma poi il perfido Hagen, durante un banchetto, fece bere a Sigfrido una coppa di vino “drogato” che gli fece dimenticare la promessa di matrimonio fatta a Brunilde e si innamorò della sorella di re Gunther, Crimilde, e la sposò. Per quanto riguarda la bella Brunilde divenne moglie di re Gunther. E’ biondo e molto forte.
BRUNILDE: donna molto bella e più forte di un uomo: era una valchiria, ovvero una semidea. Ha capelli neri, un piccolo naso deciso e lunghe ciglia nere. Le sue forze le sono date dalla cintura di fuoco donatale dal dio Odino.
CRIMILDE: figlia della regina Ute, sorella di re Gunther, Gislher Gernot; ha una carnagione di perla, occhi turchesi con capelli color grano lunghi fino a terra. Sarà poi moglie di Sigfrido e, alla sua morte, diventa moglie del re degli Unni: Attila. Divenendo moglie di questo re vuole a tutti i costi rivendicare il suo amato Sigfrido; così facendo causò la morte di molti guerrieri Unni. Il perfido Hagen pur di vedere la regina Crimilde soffrire le uccide il suo unico figlio avuto da Attila: Ortelieb; la regina uccise, con la spada di Sigfrido, Hagen, ma Hildebrand andò in collera quando venne a sapere che un valoroso guerriero era morto ucciso da una donna e così colpì Crimilde, uccidendola.
HAGEN: fidato vassallo di re dei Burgundi, Gunther. E’ l’antagonista del libro, è colui che uccide Sigfrido e Ortelieb, il figlio di Attila e Crimilde. E’ un personaggio crudele, meschino e persuasivo, infatti riesce a convincere il re Gunther ad uccidere Sigfrido.
PERSONAGGI SECONDARI:
GUNTHER: re di Worms, capitale del regno burgundo, è figlio della regina Ute e fratello di Crimilde, Gislher e Gernot. Diventa marito di Brunilde; è molto fiero di s&ecute; stesso, ma si lascia persuadere da Hagen.
GERNOT E GISLHER: fratelli di Crimilde e Gunther; Gernot è molto saggio, mentre Gislher è molto giovane.
HELCHE: è la prima e defunta moglie di Attila, nel libro viene definita molto bella.
RUDIGER DI BECHELAR: vassallo di Attila; quest’uomo è molto generoso e fedele. Ha una moglie di nome Gotelinde e da lei ha avuto una figlia di nome Dietlind.
GOTELINDE: moglie di Rudiger, era molto affezionata alla regina Helche.
BLODEL, GIBICH E TEODORICO DA VERONA: valorosi cavalieri di Attila; Blodel è il fratello di Attila.
AMBIENTAZIONE:
La vicenda è ambientata, in primo luogo, nel castello di Xanten, dove vivevano Sigfrido e i suoi genitori; successivamente la vicenda si svolge nel bellissimo castello di re Gunther. Da quando Sigfrido morì passarono circa vent’anni quando Crimilde si risposò e andò a vivere nel castello di re Attila, dove morirono tanti guerrieri Unni per rivendicare Sigfrido.
TRAMA:
Sgfrido, figlio dei sovrani dei sovrani del Niederland Sigismondo e Siglinde, partì dal suo castello per visitare i quattro regni del nord e per apprendere nuove tecniche d’armi. Dopo non troppo tempo incontrò il nano Regin che gli affidò il compito di uccidere un feroce drago che possedeva il famoso “tesoro dei Nibelunghi”. Per farla breve, Sigfrido uccise il drago e anche il nano, perch&ecute; gli fu riferito dal dal drago, in fin di vita, che era malvagio.
Sigfrido si immerse nel sangue del drago e divenne immortale, ma volteggiando una foglia gli si posò tra le scapole e quel punto divenne il suo “Tallone d’Achille”. Tra tutto ciò che era compreso dal tesoro dei Nibelunghi, Sigfrido scelse solo un anello d’oro rosso che poteva procurare tutto l’oro necessario e un elmo che rendeva invisibili. In una montagna infuocata trovò un guerriero accatastato per terra e notò che probabilmente stava soffocando a causa della pesante armatura; così con un colpo di spada tagliò l’arnatura e per sua meraviglia trovò una bella ragazza che gli rivelò di essere Brunilde, regina dell’Islanda. Sigfrido e Brunilde si innamorarono e, come pegno d’amore Sigfrido, le donò l’anello d’oro rosso e le promise di andarla a riprenderla nella terra in cui era regina. Sigfrido viaggiò ancora, ma questa volta finì nel regno dei Burgundi, la cui capitale era Worms; fu ospitato nel palazzo di re Gunther dallo stesso re e lì, Hagen, gli porse un calice di vino “drogato” che gli fece scordare la promessa fatta a Brunilde, innamorandosi della sorella del re: Crimilde. Il re venne a sapere che in Islanda viveva una regina di nome Brunilde e chiese a Sigfrido di aiutarlo a conquistarla; Sigfrido sposò Crimilde e Gunther Brunilde. Hagen riuscì a farsi dire da Crimilde quale fosse il punto debole di Sigfrido e le suggerì di cucire sulla veste dell’eroe una crocetta; Hagen fu condotto da Sogfrido ad una sorgente di acqua fresca e, quando Sigfrido si inginocchiò per bere, Hagen lo colpì proprio nel punto indicato dalla crocetta, cucita da Crimilde, uccidendolo. Passarono una ventina d’anni dalla morte di Sigfrido quando Crimilde fu convinta a risposarsi, divenne così moglie del re degli Unni: Attila. Volle rivendicare il suo amato marito, Sigfrido, ma provocò la morte di molti guerrieri Unni, uccisi durante i combattimenti dai Burgundi; il perfido Hagen uccise anche il figlio di Crimilde e Attila: Ortelieb. Finalmente si riuscì a far prigioniero Hagen e, livida di rabbia per tutto il male che le aveva fatto, Crimilde con la spada di Sigfrido lo uccise. Hildebrand venne a sapere che un valoroso guerriero era stato ucciso da una donna e decise di rivendicare Hagen, uccidendo Crimilde.
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