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Liturgia della DOMENICA a cura di Don Francesco

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Messaggio  don Francesco Sab Gen 14, 2012 3:39 pm

E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù
II Domenica del tempo ordinario – 15 gennaio 2012
Il valore della testimonianza


Vangelo della domenica
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Carissimi,
L’imitazione di Gesù è essenza e sostanza del nostro essere suoi discepoli. Ma chi è Cristo Gesù? Ecco come lui stesso si definisce dinanzi a Pilato: “Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?»” (Gv 18, 33-38).
Ognuno per questo diviene discepolo di Gesù: per rendere testimonianza alla verità. La verità da testimoniare è una sola: cosa ha fatto Dio di Gesù? Cosa lo ha costituito? Quale missione gli ha affidato? La missione di Gesù, secondo Giovanni il Battista, il primo testimone della verità di Cristo Signore, è quella di essere l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Il peccato del mondo nessun altro lo potrà mai togliere. Solo Gesù lo toglie, perché solo Lui ci dona la grazia e la verità, lo Spirito Santo senza misura, il Pane della vita, la luce e la vita eterna. Tutti gli altri non solo ci lasciano nel nostro peccato, ci fanno convivere con esso, addirittura lo giustificano come via di progresso, civiltà, socialità, vera umanità.
Ognuno che è venuto a conoscenza della verità, è obbligato a seguirla e a testimoniarla a sua volta. Nessuno dovrà tenere per sé la verità che ha seguito. Nessuno dovrà astenersi dal seguire la verità. Se la tiene per sé, commette un grave peccato di omissione. Se non la segue, è responsabile del rifiuto fatto alla verità. Avrebbero potuto essere liberato dal peccato e non si è lasciato liberare. Avrebbe potuto vivere di grazia e di verità e mai lo farà a causa della sua volontà di rimanere nelle tenebre. Dell’uno e dell’altro peccato è responsabile dinanzi a Dio e agli uomini.
I discepoli di Giovanni il Battista abbandonano la non verità e seguono la verità. Vanno dietro Cristo Gesù. Vivono con Lui una giornata. Fanno esperienza di Lui, Lo conoscono. Andrea, uno di quelli che avevano seguito Gesù, incontra suo fratello e anche lui rende testimonianza alla verità. Abbiamo trovato il Messia. Non attende che Simone decida. Subito lo conduce da Gesù, il quale gli cambia il nome, chiamandolo Pietro, sul fondamento del quale domani costruirà la sua Chiesa. Il cambiamento del nome è cambiamento di missione.
È giusto che noi ci poniamo alcune domande: Seguiamo noi la verità? Le rendiamo testimonianza con le parole e con la vita? Conduciamo alla verità i nostri fratelli? Quanto incide la nostra esemplarità nella conversione dei cuori? Dopo la sua risurrezione, Cristo Gesù si è consegnato per intero nelle mani dei suoi discepoli. Chiediamoci: quanto per me Egli vive e quanto invece muore? Sono io uno strumento di vera fede in mezzo ai miei fratelli?
A tutti buona domenica e che il Signore vi benedica
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Messaggio  don Francesco Sab Gen 21, 2012 1:53 pm

Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini
III domenca del tempo ordinario - 22 gennaio 2012

Carissimo/a

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Oggi Gesù inizia la sua predicazione. Il suo programma è semplice. Si compone di quattro soli principi: “Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino, convertitevi, credete nel Vangelo”. A questi quattro principi nulla si deve aggiungere e nulla togliere. Essi restano validi fino alla consumazione del mondo. L’intera storia potrà poggiare sopra di essi. Altri principi non servono alla missione di Cristo Gesù e di conseguenza non serviranno neanche ai suoi discepoli che devono imitare in tutto il loro Maestro e Signore.

1. Il tempo è compiuto: per ogni cosa vi è il suo tempo. Ogni cosa va fatta nel suo tempo, non prima di esso, non dopo di esso, non fuori di esso. Se non viene fatta nel suo tempo, essa mai potrà essere secondo la sua verità, la si farà o nella verità parziale oppure in una falsità maggiore o minore, ma pur sempre la cosa mai potrà raggiungere la perfezione cui essa è chiamata. Oggi Dio viene, passa, chiama. Oggi bisogna rispondere alla sua chiamata. Oggi il Signore ci offre il suo dono di amore. Oggi lo si deve accogliere. Oggi il Signore manda il suo Messia sulla nostra terra. Oggi lo si deve ascoltare. Oggi il Signore ha deciso di rivelarci la sua volontà. Oggi la si deve vivere e realizzare. Oggi è il giorno della sua presenza salvatrice. Oggi si deve rispondere e oggi lasciarsi trasformare dalla sua potente grazia.

2. Il regno di Dio è vicino: Il regno di Dio è Dio stesso. Il Dio lontano si è fato vicino, uno di noi, si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Vi è in questa vicinanza di Dio una rivoluzione religiosa e di fede così alta, così profonda, così larga e così lunga da dichiarare abrogate, desuete, non più valide, non più attuali, non più consoni alla pienezza della verità di Dio tutte le altre manifestazioni del suo amore e della sua verità. Dio che si fa carne è la novità delle novità, l’assoluto degli assoluti, il mistero dei misteri, e non si può vivere come si viveva prima. È cambiata per intero la religione, il nostro rapporto con il Padre celeste. Ora ogni relazione con Dio è relazione di vicinanza fisica e non solo spirituale, è vicinanza che si tocca, si vede, si gusta, si sente, si avverte, con essa ogni giorno si fa l’esperienza della sua verità. È questo il nuovo assoluto della religione e della fede. Questo mistero ancora non è compreso.

3. Convertitevi: la conversione è un fatto di tutta la persona: del corpo, della mente, del cuore, dei pensieri, dell’anima. Tutto l’uomo deve essere trasferito nella nuova realtà che Gesù è venuto a portarci. Il corpo nel corpo di Cristo, la mente nella mente di Lui, il cuore nel cuore di Lui, l’anima nell’anima di Lui, i pensieri nei pensieri di Lui, la volontà nella volontà di Dio. Non vi è conversione se questo trasferimento non si compie.

4. Credete nel Vangelo: credere nel Vangelo ha un solo vero significato. Vuol dire lasciare tutte le parola finora ascoltate e passare alla Parola nuova che il Padre ci fa udire in Cristo Gesù. La fede è pertanto trasferimento dalla Parola di ieri alla Parola di oggi, dal Dio di ieri al Dio di oggi, ma anche dal Cristo di ieri al Cristo di oggi, perché oggi Cristo Gesù parla ed oggi si deve credere nella sua Parola. Nessun passato potrà condizionare la nostra fede al Vangelo, perché il Vangelo non ha forme, strutture, condizionamenti umani. Il Vangelo è la Parola viva, attuale, perenne che il Signore giorno per giorno fa risuonare alla sua Chiesa per mezzo dello Spirito Santo. Credere nel Vangelo vuol dire credere nella Parola che oggi il Padre ci fa udire per mezzo del Figlio Suo, costituto da Lui unico mediatore di rivelazione, grazia, misericordia, preghiera, carità, benevolenza ogni altra virtù.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a credere nel Vangelo. A tutti una santa domenica nel Signore.
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Messaggio  don Francesco Sab Gen 28, 2012 12:21 pm

La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea

Vangelo della IV domenica del Tempo Ordinario

Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Sempre la fama di un uomo deve precedere la sua persona. Prima devono giungere le opere e poi colui che le compie. È questa la giusta via perché il Vangelo venga creduto, dal momento che l’evangelizzatore è parte essenziale nel processo della fede. Nella Chiesa delle origini ecco cosa ci insegna San Paolo a proposito della fede, della speranza, della carità dei cristiani di Tessalonica, dai lui evangelizzati.
Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene. (1Ts 1,2-10).
La folla attesta che vi è una differenza incolmabile tra l’insegnamento di Gesù e quello dei loro scribi. Questi insegnavano a memoria, per studio, per citazione, per riferimento di frasi dette da altri. Il loro era un pensiero morto, non più vivente, di un passato anch’esso morto e non più risuscitabile. Gesù invece insegnava con autorità, potenza, forza di Spirito Santo. Il suo era un pensiero creatore di vita, verità, santità, vera giustizia. La sua Parola penetrava in un cuore e lo convertiva, in un’anima e la liberava dal peccato, in un corpo e lo sanava da ogni malattia e infermità.
Dinanzi alla Parola di Gesù nessuna creatura animata e inanimata, corporea o spirituale potrà mai resistere. Tutto deve obbedire al suo comando. Anche gli spiriti impuri devono abbandonare l’uomo da loro posseduto e lasciarlo libero per sempre. Anche i demòni sanno che il loro regno è finito e che la loro potenza è divenuta impotenza. Dinanzi a Cristo Gesù devono battere in ritirata. Quella di Gesù è vera autorità. Egli comanda e tutto obbedisce. Dice e le cose sono. Parla e l’universo è in ginocchio, prostrato, ad ascoltare il suo Dio, il suo Creatore, il suo Signore.
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Messaggio  don Francesco Sab Feb 04, 2012 11:57 am

Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là

Vangelo della V domenica del Tempo ordinario
E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.


Carissimo/a,
Gesù vive momenti di alta solitudine quando è in compagnia con il Padre suo. Per stare con il Padre Lui sempre cerca luoghi solitari, isolati, deserti. Nessuno deve disturbare l‘intimo colloquio di amore tra Lui e il Padre. Negli altri momenti della sua vita Gesù è sempre in compagnia dei suoi discepoli. Questi dovranno vedere, ascoltare, sentire tutto di Lui, in modo da imparare come si serve il Padre, lo si ascolta, si fa la sua volontà, ci si mette in comunione con Lui, quale fede, speranza, carità devono governare un cuore, quale fortezza, giustizia, temperanza, prudenza dovranno avvolgere ogni azione dell’uomo, anche la più semplice, piccola.
Oggi Gesù esce dalla sinagoga e si reca in casa di Simone e Andrea in compagnia di Giacomo e Giovanni. Sono questi i primi quattro discepoli di Gesù. In casa di Simone la suocera è ammalata. Gli parlano subito di lei. Gesù si avvicina, la prende per la mano e la fa alzare. Il miracolo è compiuto. Cosa dobbiamo imparare noi da questo evento? Almeno due cose: la preghiera è manifestazione, rivelazione della condizione di una persona. Gesù non viene pregato perché guarisca la suocera. Dicono invece a Gesù lo stato della suocera. Far conoscere all’altro il proprio stato è più che preghiera, più che richiesta di aiuto, più che implorazione di salvezza, più che invocazione di soccorso. Dobbiamo pregare per rivelazione, facendo conoscere a Dio e ai fratelli la condizione storica di una persona, una famiglia, un popolo, una nazione, l’intera umanità. Altra cosa che dobbiamo apprendere è questa: la misericordia di Gesù è sempre oltre il nostro piccolo cuore. Se noi siamo misericordiosi, pietosi, compassionevoli e facciamo il bene non appena veniamo a conoscenza di una situazione di disagio, infinitamente di più fa Cristo Signore. Appena apprende la notizia di un qualche male sia fisico che spirituale che affligge una persona, Lui sempre viene e sempre riversa la ricchezza della sua grazia. Questa fede deve sempre albergare nel nostro cuore.
Gesù vive la sua giornata in due momenti separati e distinti. Un momento, solitamente la notte, lo dedica all’intimo colloquio tra Lui e il Padre. Di notte a quei tempi vi era un silenzio cosmico. Gesù si recava in luoghi ancora più silenziosi e lì si metteva in intima comunione e unione con il Padre. Al Padre chiedeva che gli manifestasse la sua volontà per il nuovo giorno che era tutto davanti a sé e che bisognava vivere nella più pura obbedienza. È questa la vera grandezza di un uomo: la sua umiltà. Pietro ancora non ha questo stile di fede. Va alla ricerca di Gesù e dopo averlo trovato così gli dice? “Tutti ti cercano!”. Gesù non si lascia però ingannare da forme e modalità storiche. Lui possiede un solo principio operativo: chiede al Padre ciò che è giusto che si faccia e vive nella più alta sapienza, accortezza, intelligenza, scienza delle cose di Dio. Gesù non può ascoltare in questo mondo nessuna voce umana che gli riveli le cose da fare all’istante o in un secondo momento. Per noi invece oggi il Signore passa ed oggi bisogna condurre i malati al suo cospetto, parlando di essi, manifestando la loro pietosa condizione.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli Santi, illuminateci e rendeteci saggi.
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Messaggio  don Francesco Ven Feb 10, 2012 9:56 pm

Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò

Vangelo della VI domenica del tempo ordinario

Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Carissimo/a,
La nostra vita, anche la più ricca, la più sana, la più perfetta, la più santa, verrà un giorno in cui avrà bisogno della compassione di Cristo Gesù. Per peccato, per malattia, per povertà, per miseria, per impoverimento, per solitudine, per disperazione, per disumanità degli altri. Nessuna vita al mondo potrà pensarsi senza la compassione di Cristo Signore, se la si vuole condurre nella sua verità. La compassione di Gesù è infatti la sola via attraverso cui noi passiamo dalla falsità alla verità, dalla non vita alla vita, dalla non vera esistenza alla vera.
È questo il Vangelo: l’attestazione, la rivelazione, la storia, le modalità concrete della compassione di Gesù, perché anche noi impariamo come si vive di compassione, misericordia, pietà, grande carità, vera attenzione verso i nostri fratelli. Oggi si presenta da Gesù un lebbroso. A quei tempi la condizione di una persona aggredita dalla lebbra era particolarmente miserevole. Veniva escluso dalla comunità e doveva abitare in luoghi solitari, di deserto, lontano dai suoi fratelli. “Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!”. Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento” (Lev 13,45-46).
Con il suo gesto che tocca e guarisce il lebbroso che lo implora, Gesù ci dice che il libro del Levitico detta, impone, obbliga una carità, una misura di amore verso i sani, che è valsa però in un tempo particolare. Essa non vale certamente per tutti i tempi, per tutta la storia. Ma tutto il Vangelo è questo insegnamento. La carità di ieri non è carità di oggi. La giustizia di ieri non è la giustizia di oggi., La verità di ieri non è la verità di oggi. Oggi l’uomo si trova dinanzi alla Carità, alla Giustizia, alla Verità incarnata, perfetta, santa, purissima.
Con Gesù cambiano tutti i parametri antichi della compassione, giustizia, misericordia, verità, umiltà, castità, purezza, sobrietà, povertà. Cambiano i parametri di ogni relazione con Dio e con i fratelli. Questi parametri hanno una sola legge: l’altro diviene uno non più da allontanare, perché è uno per il quale io devo morire perché lui abbia la vita sia nel tempo che nell’eternità. L’altro è la via della mia salvezza eterna, perché la mia vita è sua e solo donandogliela io mi potrò redimere, salvare, santificare.
Non è facile leggere così il Vangelo, anche perché noi lo abbiamo trasformato con abilità e scaltrezza da Libro della più grande comunione in Libro del più perfetto egoismo. Da Libro per gli altri a Libro per noi stessi. L’altro sovente è dimenticato, ignorato, non ricordato. L’altro spesso è l’inesistente, quando non diviene uno al quale devo rubare la sua vita perché la via si ingrassi e aumenti di volume corporeo.
Da un Libro di apertura verso il mondo intero se ne è fatto un Libro di chiusura assoluta, perfetta, ermetica. Cristo Gesù oggi ci insegna che dobbiamo sempre reagire e trovare una misura di carità non prestabilita, non predefinita, non preordinata. La carità deve essere per tutti quella mozione attuale dello Spirito Santo che ci invita ad amare con il cuore di Dio, che è tutto nel cuore di Cristo Gesù, l’uomo nella sua particolare, singolare, specifica condizione storica nella quale lui si sta trovando. Se non abbiamo questa grande forza e saggezza nello Spirito Santo, la nostra carità sarà sempre piccola, povera, mai risolutrice dei gravi problemi che affliggono i nostri fratelli.
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Messaggio  don Francesco Sab Feb 18, 2012 11:12 am

Figlio ti sono perdonati i tuoi peccati
VII domenica del Tempo Ordinario

Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Il perdono dei peccati nell’Antico Testamento comportava una ritualità pesante: ““Se pecca per inavvertenza qualcuno del popolo della terra, violando un divieto del Signore, quando si renderà conto di essere in condizione di colpa, oppure quando gli verrà fatto conoscere il peccato che ha commesso, porterà come offerta una capra femmina, senza difetto, per il peccato che ha commesso. Poserà la mano sulla testa della vittima offerta per il peccato e la scannerà nel luogo dove si scanna la vittima per l’olocausto. Il sacerdote prenderà con il dito un po’ del sangue di essa e lo porrà sui corni dell’altare degli olocausti e verserà tutto il resto del sangue alla base dell’altare. Preleverà tutte le parti grasse, come si preleva il grasso del sacrificio di comunione, e il sacerdote le brucerà sull’altare, profumo gradito in onore del Signore. Il sacerdote compirà per lui il rito espiatorio e gli sarà perdonato. Se porterà una pecora come offerta per il peccato, porterà una femmina senza difetto. Poserà la mano sulla testa della vittima offerta per il peccato e la scannerà, in sacrificio per il peccato, nel luogo dove si scanna la vittima per l’olocausto. Il sacerdote prenderà con il dito un po’ del sangue della vittima per il peccato e lo porrà sui corni dell’altare degli olocausti e verserà tutto il resto del sangue alla base dell’altare. Preleverà tutte le parti grasse, come si preleva il grasso della pecora del sacrificio di comunione, e il sacerdote le brucerà sull’altare, in aggiunta alle vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. Il sacerdote compirà per lui il rito espiatorio per il peccato commesso e gli sarà perdonato” (Lev 4,27-35). Gesù abolisce tutto quel mondo antico e con una sola parola ridona all’uomo il perdono e la remissione dei peccati. Nasce con Lui un mondo religioso nuovo, fatto di semplicità, verità, grande carità e compassione, infinita misericordia e amore. A questo mondo però ci si deve convertire, abbandonando il mondo antico, che non ha più alcun valore presso Dio. Ora è Gesù il Sommo Sacerdote che espia e cancella i peccati, lavandoli nel suo sangue e dichiarandoli perdonati con la parola che esce dalla sua bocca.
Il mondo degli scribi è in subbuglio. Gesù non può perdonare i peccati. Solo Dio li può perdonare. Ma Gesù è vero profeta di Dio. Il vero profeta ha sempre sulla sua bocca la vera Parola del vero Dio. Se è di Dio la Parola che guarisce l’infermo dalla sua paralisi, è anche di Dio la Parola che lo risana nel suo spirito e nella sua anima, con il perdono dei suoi peccati. La fede è anche logica, sapienza, intelligenza, sano discernimento, accortezza della mente e del cuore. Poiché i farisei sono senza mente e senza cuore, perché al loro posto vi sono dei sassi di granito, mai potranno comprendere l’agire di Gesù e per questo vivranno con Lui un contrasto di superbia, arroganza, invidia che li spingerà ad uccidere il Salvatore e il Redentore, il Sommo Sacerdote di Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la sapienza della fede.

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Messaggio  don Francesco Sab Feb 25, 2012 1:09 pm

Nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana
le tentazioni di Gesù – prima domenica di quaresima


vangelo
E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».


Carissimo/a
Inizia la Quaresima. Essa non vuole essere un tempo solamente liturgico, durante il quale si celebrano momenti forti della vita di Gesù Signore. Esso ci chiama invece ad essere noi la Quaresima vivente di Gesù. Come Gesù camminava durante la sua vita pubblica decisamente verso Gerusalemme, il luogo del suo innalzamento da terra, dalla croce, in una perfetta obbedienza al Padre, per amore dell’uomo da salvare, così noi siamo invitati a camminare decisi e spediti in una più grande obbedienza al Padre nostro celeste, mostrando agli uomini tutta la potenza del suo amore, misericordia, pietà, bontà, compassione, provvidenza, santità.
In questo momento forte della nostra vita dobbiamo imparare a riconoscere tutte le tentazioni, dalla più grande alle più piccola, e vincerle con la stessa prontezza di Gesù Signore. In fondo è questo l’insegnamento che dona il Signore a Mosè, quando gli spiega il perché di un cammino di quaranta anni nel deserto: “Abbiate cura di mettere in pratica tutti i comandi che oggi vi do, perché viviate, diveniate numerosi ed entriate in possesso della terra che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri. Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo mantello non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant’anni. Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore, tuo Dio, corregge te” (Dt 8,1-5). La nostra vita è una Quaresima, una scuola, è la scuola alla quale impariamo, corretti dal Signore, come giorno per giorno si deve vivere di ogni Parola che esce dalla sua bocca.
La Quaresima diviene così la scuola della più grande e perfetta conversione e della fede nel Vangelo. Si abbandona il pensiero dell’uomo, ogni suo sentimento, desiderio, moto del cuore e si accolgono i pensieri, i sentimenti, i desideri, i moti del cuore di Dio, che si comunica a noi per mezzo del suo Santo Spirito. Non si tratta allora di abbandonare il pensiero personale per assumerne uno di un altro uomo, sia esso filosofo, teologo, scienziato, romanziere, moralista o altro. Si tratta invece di abbandonare il pensiero dell’uomo in sé, di ciò che è frutto della nostra mente creata, per entrare in profondità nella mente di Dio e comprendere a pieno la sua Parola.
San Paolo prospetta questa Quaresima ai Filippesi: “Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre. Quindi, miei cari, voi che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato. Ma, anche se io devo essere versato sul sacrificio e sull’offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti voi. Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me” (Fil 2,1-18).
Una Quaresima, alla scuola di Gesù Crocifisso, vale proprio la pena viverla. È questa la sola Quaresima che porta frutti di vita eterna. Gesù l’ha vissuta e anche noi lo possiamo.
La Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, ci aiutino a vivere questa Quaresima.
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Messaggio  don Francesco Sab Mar 03, 2012 11:36 am

Le sue vesti divennero splendenti, bianchissime
Trasfigurazione


Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Carissimo/a,
Gesù rivela ai suoi discepoli il mistero di morte e di risurrezione che dovrà compiersi per Lui in Gerusalemme. Essi però rimangono sordi. Non comprendono. La loro mente è assai distante La loro volontà orientata altrove. I loro desideri totalmente opposti a quelli di Gesù. San Paolo, fine conoscitore della mentalità del tempo e del suo popolo, così sintetizza il modo di pensare del tempo sul Messia di Dio:
“Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti. Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1.17-25).
È un momento cruciale, difficile, di vero contrasto. Il pensiero di Cristo Gesù è vero scandalo per i discepoli. Come fare perché essi non si smarriscano dinanzi al mistero della croce per essi incomprensibile? La saggezza dello Spirito Santo che aleggia tutta su Gesù Signore lo conduce sul monte e lì manifesta a Pietro, Giacomo e Giovanni la sua gloria. Lui è in tutto simile a Dio. Pari a Lui. Della sua stessa natura divina. Non ha bisogno di alcuna gloria terrena. Lui è nella gloria eterna per natura, per essenza. Sul monte Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, sono con Gesù. La verità dell’Antico Testamento è con Gesù, non è con i discepoli, con i Giudei, con la mentalità del tempo. È giusto che noi ci chiediamo allora: cosa non funziona in una religione, quando tutto un popolo non è nella verità di Dio, ma cammina per sentieri che sono senza il pensiero rivelato di Dio? Cosa è può rovinare la verità di una fede, di una religione, di una liturgia, di un’ascesi, della stessa speranza? Perché questo accade spesso? La risposta non può essere che una: il peccato del cuore oscura sempre l’intelligenza della mente.
Anche il Padre celeste conferma il suo essere con Cristo Gesù. È con il Padre chi è con Cristo Gesù. È con la sua verità, chi è con la verità di Gesù Signore. Se gli Apostoli vogliono essere con la sua verità, la sua rivelazione, la sua salvezza una cosa sola devono fare: ascoltare Gesù. È Lui oggi sulla terra la pienezza della verità e del pensiero del Padre. La verità del Messia del Signore è nelle sue parole. Ci si accosta a Cristo Gesù con una grandissima fede. Questa fede deve essere esclusiva. Solo a Lui, solo per Lui. Tutto il mondo non merita questa fede. Non gliela si deve donare. Valeva per ieri, vale per oggi e per domani.
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Messaggio  don Francesco Sab Mar 10, 2012 1:08 pm

III domenica di Quaresima

A COLORO CHE ENTRANO NELLE NOSTRE CHIESE FACCIAMO PROVARE IL GUSTO DI DIO


Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato. I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Rispose loro Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gli dissero allora i Giudei: Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere? Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.

Liturgia della DOMENICA a cura di Don Francesco Tempio10

Per comprendere la reazione di Gesù, facciamo un passo indietro nel tempo. Il vangelo di oggi inizia con questa espressione: Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. La Pasqua dei Giudei era quella celebrata come memoriale perenne della notte della liberazione dall’Egitto, secondo quanto prescriveva il libro dell’Esodo al capitolo 12. a motivo di questo i Giudei salivano al Tempio di Gerusalemme per offrire i loro sacrifici. Il tempio era un vero centro di commercio. Si vendeva ogni animale per il sacrificio. Molti erano anche i residenti in altri paesi dell’Impero che venivano per adorare il Signore e offrire i sacrifici. Essendo la loro moneta diversa da quella che circolava in Palestina, il cambio monetario era favorito dai cambiavalute, che avevano diverse postazioni nel recinto sacro dello stesso tempio di Dio. Questa era la situazione abituale del tempio del Signore. Era un vero mercato, un miscuglio di sacro e di profano, di religione e di antireligione. Attraverso i Profeti il Signore aveva sempre voluto purificare il culto, ma il suo lavoro formativo risultava sempre vano. Una pagina di Geremia è illuminante: (Ger 7,1-34).

"Fermati alla porta del tempio del Signore e là pronunzia questo discorso dicendo: Ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che attraversate queste porte per prostrarvi al Signore. ì dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e io vi farò abitare in questo luogo. Pertanto non confidate nelle parole menzognere di coloro che dicono: Tempio del Signore, tempio del Signore, tempio del Signore è questo! é, se veramente emenderete la vostra condotta e le vostre azioni, se realmente pronunzierete giuste sentenze fra un uomo e il suo avversario; se non opprimerete lo straniero, l'orfano e la vedova, se non spargerete il sangue innocente in questo luogo e se non seguirete per vostra disgrazia altri dei, io vi farò abitare in questo luogo, nel paese che diedi ai vostri padri da lungo tempo e per sempre. voi confidate in parole false e ciò non vi gioverà: rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso, bruciare incenso a Baal, seguire altri dei che non conoscevate. venite e vi presentate alla mia presenza in questo tempio, che prende il nome da me, e dite: Siamo salvi! per poi compiere tutti questi abomini. E' forse è una spelonca di ladri ai vostri occhi questo tempio che prende il nome da me? Anch'io, ecco, vedo tutto questo. Parola del Signore”.

Gesù si pone sulla scia dei profeti che lo hanno preceduto è rivendica la vera identità del Tempo: esso è casa di Dio. Esso è casa di silenzio. Esso è casa di preghiera per tutti i popoli e non un mercato o, peggio, un rifugio per ladri.

Nella casa del Signore si entra per un solo motivo: per amare di Dio e si esce per un solo motivo: per amare il prossimo. Nella casa del Signore si ascolta la sua volontà per viverla. Nella casa del Signore ci si deve incontrare con il cielo tutto. Facciamo in modo che chi entra nella casa di Dio vi trovi il gusto di Dio.
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Messaggio  don Francesco Sab Mar 17, 2012 11:58 am

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito
IV DOMENICA DI QUARESIMA

E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Liturgia della DOMENICA a cura di Don Francesco Croce_10

Carissimo/a,
L’amore di Dio per noi è grande, immenso, infinito, senza limiti. Nessuno mai lo potrà misurare.
Eppure dinanzi ad un mistero così grande, così alto e profondo, l’uomo vive come se mai esso fosse stato rivelato. Questo accade, perché i rivelatori di questo insondabile mistero sono divenuti sordi, ciechi, muti, incapace di alzare la voce, di gridare, proclamare quanto è grande il mistero dell’amore di Dio per noi. Noi cantiamo la pizza, gli spaghetti, questa o quell’altra marca di prodotti che possono dare bellezza al nostro volto. Noi spendiamo il nostro patrimonio per ciò che non vale, non dura, non conta. Ciò che invece per noi dovrebbe valere lo ignoriamo, lo disprezziamo, lo buttiamo via come fosse spazzatura. È questa la grande stoltezza del cristiano. È dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, per opera dello Spirito Santo che nasce il nostro vero futuro. Ma per noi una gita vale più dell’Eucaristia, una passeggiata ai vari centri commerciali, sono più convenienti di mezz’ora da trascorrere in Chiesa.
Chiediamo, in questa domenica una grazia al Signore: di non essere quelli che fanno il male, di nessun genere e in nessuna occasione, di amare la luce e odiare le tenebre e che ci conceda di vedere aumentare la nostra fede di giorno in giorno.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da ogni stoltezza e insipienza.
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Messaggio  don Francesco Sab Mar 24, 2012 11:25 am

È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato
V Domenica di Quaresima


Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Carissimo/a,
noi uomini siamo strani. La nostra è stranezza di vizio, peccato, non vera conversione. Noi giochiamo a fare i teologi, i filosofi, gli psicologi, gli scienziati di Dio e dell’uomo. Giochiamo a leggere il cuore e la mente dei nostri fratelli. Giochiamo a decifrare i loro sentimenti, partendo sempre dai nostri. Giochiamo a fingerci santi, pensando che unica legge della santità sia il nostro cuore, anziché il cuore di Cristo Gesù. Giochiamo a torturare i nostri fratelli con i nostri pensieri che noi riteniamo essere pensieri di verità, giustizia, misericordia, pietà, compassione. Giochiamo sovente anche imporre agli altri la nostra volontà in nome di una religione che quotidianamente ci facciamo, approfittando della nostra posizione. Il nostro è un gioco che non produce vita. È un gioco che crea illusione, fa spettacolo, non trasforma però il nostro cuore.
Gesù invece è all’opposto. Lui non pretende, dona. Non obbliga, si sacrifica. Non attende, va. Non impone, lascia liberi. Non chiede, elargisce. Non lavora per la sua personale gloria, bensì per quella del Padre suo. Gesù è il chicco di grano, che cade in terra, muore, produce molto frutto. Si annienta, si annichilisce, si sprofonda nella nostra umanità. Di essa prede tutto il suo peccato per toglierlo dal mondo. Lui non gioca. È giocato. Lui non flagella. È flagellato. Lui non crocifigge. È crocifisso. Lui non obbliga. È obbligato. Tutto però vive nel più grande amore, silenzio, sopportazione. Tutto offre al Padre suo come sacrificio di soave odore. Guardando Cristo Gesù e guardando me, suo discepolo, debbo confessare che tra Lui e me vi è una distanza infinita. Lui è il Santo ed io il peccatore. Lui è la Verità ed io la falsità. Lui è la Luce ed io ancora le tenebre. Lui è l’Amore ed io il non amore. Il cammino è ancora lungo per me, perché io lo possa raggiungere nella sua altissima carità.
La nostra fede non può essere un gioco. Gioco a celebrare i sacramenti, a fare i maestri e i professori di teologia, i catecheti, i predicatori, i moralisti, gli specialisti di quello o di quell’altro settore dello scibile sacro. Gioco a svolgere questo o quell’altro ministero, questo o quell’altro ufficio. Gioco ad essere discepoli di Gesù. La nostra fede è accoglienza di essere questo chicco di grano che cade in terra, diviene terra con la terra, perché una nuova vita prenda forma e produca frutti di salvezza e redenzione. Se questo non avviene, noi continueremo questo gioco di super uomini, nel quale ognuno vuole avere il primo posto, la prima carica, la prima responsabilità. Vuole essere il primo giocatore, il primo attore, la prima comparsa, la prima maschera, il primo ballerino, il primo in tutto, sempre, comunque.
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Messaggio  don Francesco Sab Mar 31, 2012 3:01 pm

E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza

Carissimo/a,

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano. Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

Per un cristiano essere vero testimone non significa riferire ciò che si è visto e udito. Significa prima di ogni altra cosa attestare ciò che lui stesso è. È affermare, certificare, dichiarare il suo nuovo essere. Lui è stato fatto nuova creatura dallo Spirito Santo. Questa verità deve testimoniare con le parole e con le opere, quando è da solo, quando vive assieme agli altri, quando esercita un ministero, quando esplica un mandato, quando svolge un lavoro, quando gioca e quando riposa, d’estate e d’inverno, di notte e di giorno, sempre, in ogni istante della sua vita. Senza questo attestato di vita nuova, ogni altra testimonianza, anche la più dotta, sapiente, elaborata, dottrinale, scientifica, perde di valore, è come se fosse senza sostanza.
Gesù è dinanzi al Sinedrio. Non certifica ciò che ha fatto ed insegnato. Attesta il suo essere. Dichiara la sua vera sostanza. Dice chi Lui è secondo pienezza di verità. Rivela che Lui è veramente il Figlio dell’uomo. Oggi è nella povertà della carne. Domani lo vedranno seduto alla destra della Potenza, cioè di Dio. Non solo si rivela secondo la verità della sua sostanza. Fa anche una vera profezia. Attesta cosa sarà Lui domani. Lo sarà domani, perché lo è già oggi. Il sinedrio non crede e lo accusa di falsa testimonianza, di bestemmia. Tutti si stracciano le vesti. Gesù si è attribuito un potere divino. Si è proclamato il Figlio dell’uomo secondo la profezia di Daniele. Si è dichiarato persona dai poteri divini, in tutto simile a quelli di Dio.
Dall’altro lato vi è Pietro. Anche a lui viene chiesto di certificare il suo nuovo essere, la sua nuova vita. Lui però non testimonia. Giura e spergiura. Lui Gesù non sa chi sia. Non lo conosce. Non vuole conoscerlo. Gesù viene condannato a morte per la sua certificazione di verità. Pietro viene lasciato andare per l’attestazione della sua falsità. Con la verità si uccide una persona. Con la falsità la si lascia continuare il suo cammino nella storia. Con la verità si abbassa. Con la falsità si innalza. La verità produce però un frutto di vita eterna. La falsità genera un frutto di morte eterna. La verità non è mai fuori della persona. È la persona la verità da dire.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri testimoni di Gesù.
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