MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
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Domenico Passante
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Un figlio saggio dà gioia al padre,
un figlio stolto è la tristezza di sua madre.
Non fanno profitto i tesori iniqui,
ma la giustizia libera dalla morte.
Prv.10.1-2 (La Bibbia Ediz. Paoline)
un figlio stolto è la tristezza di sua madre.
Non fanno profitto i tesori iniqui,
ma la giustizia libera dalla morte.
Prv.10.1-2 (La Bibbia Ediz. Paoline)
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Al sesto mese Dio mandò l'angelo Gabriele in una città della Galilea
chiamata Nàzaret, ad una vergine sposa di un uomo di nome Giuseppe
della casa di Davide:
il nome della vergine era Maria.
Entrò da lei e le disse : << Salve, piena di Grazia, il Signore è con te >>.
Lc.1.26-28 ( La Bibbia Ediz. Paoline)
chiamata Nàzaret, ad una vergine sposa di un uomo di nome Giuseppe
della casa di Davide:
il nome della vergine era Maria.
Entrò da lei e le disse : << Salve, piena di Grazia, il Signore è con te >>.
Lc.1.26-28 ( La Bibbia Ediz. Paoline)
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Non parlare alle orecchie di uno stolto;
egli disprezzerebbe i tuoi saggi discorsi.
Prv.23.9-(La Bibbia Ediz. Paoline)
egli disprezzerebbe i tuoi saggi discorsi.
Prv.23.9-(La Bibbia Ediz. Paoline)
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Ricordati di santificare le feste.
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Veramente vergognoso da leggere con attenzione. Se il tutto fosse sucessso alla Religione Islamica?
http://selliaracconta.blogspot.com/2012/01/sul-concetto-di-volto-nel-figlio-di-dio.html
http://selliaracconta.blogspot.com/2012/01/sul-concetto-di-volto-nel-figlio-di-dio.html
selliaracconta- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
selliaracconta ha scritto:Veramente vergognoso da leggere con attenzione. Se il tutto fosse sucessso alla Religione Islamica?
http://selliaracconta.blogspot.com/2012/01/sul-concetto-di-volto-nel-figlio-di-dio.html
veramente vergognoso e assurdo. offendere una persona è reato ma queste offese hanno sempre un indulto
sasha- utente popolare
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE
1. Consigliare i dubbiosi.
2. Insegnare agli ignoranti.
3. Ammonire i peccatori.
4. Consolare gli afflitti.
5. Perdonare le offese.
6. Sopportare pazientemente le persone moleste.
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.
1. Consigliare i dubbiosi.
2. Insegnare agli ignoranti.
3. Ammonire i peccatori.
4. Consolare gli afflitti.
5. Perdonare le offese.
6. Sopportare pazientemente le persone moleste.
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
STORIA DEL ROSARIO.
Spero di fare cosa gradita a chi come me si è posta questa domanda
http://introiboadaltaredei.files.wordpress.com/2007/04/tra-le-preghiere.pdf
Spero di fare cosa gradita a chi come me si è posta questa domanda
http://introiboadaltaredei.files.wordpress.com/2007/04/tra-le-preghiere.pdf
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Lc 19,45-48
45 Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori, 46 dicendo: «Sta scritto:
La mia casa sarà casa di preghiera.
Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!».
47 Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; 48 ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.
45 Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori, 46 dicendo: «Sta scritto:
La mia casa sarà casa di preghiera.
Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!».
47 Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; 48 ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
PREGHIERE DEL MATTINO.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
TI ADORO.
Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata, fa' che siano tutte secondo la tua santa volontà per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
TI ADORO.
Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata, fa' che siano tutte secondo la tua santa volontà per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
PREGHIERA DELLA SERA
Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore.Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno. Perdonami il male oggi commesso, e se, qualche bene ho compiuto, accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.
Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore.Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno. Perdonami il male oggi commesso, e se, qualche bene ho compiuto, accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Salmo 116 (114-115)
(1) Amo il Signore perché ascolta
il grido della mia preghiera.
(2) Egli mi presta attenzione: lo invocherò tutta la vita.
(3) Già la morte mi teneva legato
mi afferrava il mondo dei morti;
oppresso di angoscia e di paura,
(4)ho gridato: “Salvami, Signore!”.
(5) Buono e giusto è il Signore;
pieno di compassione il nostro Dio!
(6) Il Signore protegge i deboli:
era la fine ed egli mi ha salvato.
(7) E ora ritorni in me la sua pace:
il Signore è stato buono con me.
( Sì, ha liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dal pianto, il mio piede dalla caduta.
(9) E cammino alla presenza del Signore,
di nuovo, nel mondo dei vivi.
(10) Ho avuto fede, anche quando dicevo:
“ Sono davvero infelice!”.
(11) Ero sconvolto e ripetevo:
“Non puoi fidarti di nessuno!”.
(12) Come ricambiare il Signore
per tutto il bene che mi ha fatto?
(13) Alzerò il calice per il Signore:
lo ringrazierò, perché mi ha salvato.
(14) Manterrò la mia promessa al Signore
in presenza di tutto il popolo.
(1) Amo il Signore perché ascolta
il grido della mia preghiera.
(2) Egli mi presta attenzione: lo invocherò tutta la vita.
(3) Già la morte mi teneva legato
mi afferrava il mondo dei morti;
oppresso di angoscia e di paura,
(4)ho gridato: “Salvami, Signore!”.
(5) Buono e giusto è il Signore;
pieno di compassione il nostro Dio!
(6) Il Signore protegge i deboli:
era la fine ed egli mi ha salvato.
(7) E ora ritorni in me la sua pace:
il Signore è stato buono con me.
( Sì, ha liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dal pianto, il mio piede dalla caduta.
(9) E cammino alla presenza del Signore,
di nuovo, nel mondo dei vivi.
(10) Ho avuto fede, anche quando dicevo:
“ Sono davvero infelice!”.
(11) Ero sconvolto e ripetevo:
“Non puoi fidarti di nessuno!”.
(12) Come ricambiare il Signore
per tutto il bene che mi ha fatto?
(13) Alzerò il calice per il Signore:
lo ringrazierò, perché mi ha salvato.
(14) Manterrò la mia promessa al Signore
in presenza di tutto il popolo.
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se è morto vivrà (Gv 1,25)
"Chi crede in me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Che vuol dire questo? Chi crede in me, anche se è morto come è morto Lazzaro, vivrà, perché egli non è Dio dei morti ma dei viventi. Cosí rispose ai Giudei, riferendosi ai patriarchi morti da tanto tempo, cioè ad Abramo, Isacco e Giacobbe: Io sono il Dio di Abramo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe, non sono Dio dei morti ma dei viventi: essi infatti sono tutti vivi. Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai; se non credi, sei morto anche se vivi. Proviamolo. Ad un tale che indugiava a seguirlo Permettimi prima di andare a seppellire mio padre, il Signore rispose: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu vieni e seguimi. Vi era là un morto da seppellire, e vi erano dei morti intenti a seppellirlo: questi era morto nel corpo, quelli nell'anima. Quando è che muore l'anima? Quando manca la fede. Quando è che muore il corpo? Quando viene a mancare l'anima. La fede è l'anima della tua anima. Chi crede in me - egli dice - anche se è morto nel corpo, vivrà nell'anima, finché anche il corpo risorgerà per non più morire. Cioè: chi crede in me, anche se morirà vivrà. E chiunque vive nel corpo e crede in me, anche se temporaneamente muore per la morte del corpo, non morirà in eterno per la vita dello spirito e per l’immortalità della risurrezione. Questo è il senso delle sue parole: E chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Lo credi tu? - domanda Gesù a Marta -; ed essa risponde: Si, Signore, io ho creduto che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che sei venuto in questo mondo. E credendo questo, ho con ciò creduto che tu sei la risurrezione, che tu sei la vita; ho creduto che chi crede in te, anche se muore, vivrà, e che chi vive e crede in te, non morirà in eterno."
(S. Agostino, Comm. al Vangelo di Giovanni 49, 15)
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
«Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19)
«Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio ".
Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me ". Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi "» (Lc 22, 14-20).
«Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio ".
Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me ". Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi "» (Lc 22, 14-20).
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di vo
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di vo
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
[27] Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,
[28] benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
[29] A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.
[30] Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.
[31] Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
[32] Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
[33] E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
[34] E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
[35] Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
[36] Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
[37] Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;
[38] date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".
Luca 6.26-37
[28] benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
[29] A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.
[30] Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.
[31] Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
[32] Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
[33] E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.
[34] E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
[35] Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
[36] Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.
[37] Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;
[38] date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".
Luca 6.26-37
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perchè non ci sia un
altro invitato più degno di te, e colui che a invitato te e lui venga a dirti :" Cedigli il posto!"
Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.
Lc.14.8-9 ( Bibbia CEI).
altro invitato più degno di te, e colui che a invitato te e lui venga a dirti :" Cedigli il posto!"
Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.
Lc.14.8-9 ( Bibbia CEI).
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzateli nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, insegnando loro tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo"
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
12 Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. 13 Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». 14 E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». 15 Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.
Luca 7.12-15
Luca 7.12-15
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amat voi:
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propi amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.
Gv.15 12-14
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propi amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.
Gv.15 12-14
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
C’è chi si nutre di cose del mondo e c’è chi si nutre di cose di Dio. Poiché ognuno vive di ciò di cui si nutre, trova la sua vita eterna solo chi si nutre di ciò che è eterno. Il Verbo si è incarnato e si è fatto cibo di vita per l’uomo non per confermare l’uomo nella sua materialità, ma per liberarlo da essa e, nutrendolo di cose spirituali, farlo diventare spirituale e renderlo partecipe della vita eterna. “Chi mangia questo pane vivrà in eterno”: ecco, il pane della vera vita è presentato; mangiato si trasforma in comunione e vita
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (13,1-13)
1 Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la
carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. 2 E se avessi il
dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la
pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non
sono nulla. 3 E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per
esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. 4 La carità è paziente, è
benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, 5 non manca
di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male
ricevuto, 6 non gode dell`ingiustizia, ma si compiace della verità. 7 Tutto copre,
tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8 La carità non avrà mai fine. Le profezie
scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9 La nostra
conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10 Ma quando verrà ciò che
è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11 Quand`ero bambino, parlavo da
bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che
2
era da bambino l`ho abbandonato. 12 Ora vediamo come in uno specchio, in
maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo
imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch`io sono conosciuto. 13
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di
tutte più grande è la CARITA'!
1 Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la
carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. 2 E se avessi il
dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la
pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non
sono nulla. 3 E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per
esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. 4 La carità è paziente, è
benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, 5 non manca
di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male
ricevuto, 6 non gode dell`ingiustizia, ma si compiace della verità. 7 Tutto copre,
tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8 La carità non avrà mai fine. Le profezie
scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9 La nostra
conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10 Ma quando verrà ciò che
è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11 Quand`ero bambino, parlavo da
bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che
2
era da bambino l`ho abbandonato. 12 Ora vediamo come in uno specchio, in
maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo
imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch`io sono conosciuto. 13
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di
tutte più grande è la CARITA'!
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
PER I DEFUNTI
. Ti preghiamo, Signore, per tutti i parenti, amici, conoscenti che nel corso di questi anni ci hanno lasciati. Per coloro che in vita hanno avuto fede in te, che in te hanno riposto ogni speranza, che ti hanno amato, ma anche per coloro che di te non hanno capito nulla e che ti hanno cercato in modo sbagliato e ai quali infine ti sei svelato come veramente sei: misericordia e amore senza limiti. Fa' o Signore che veniamo un giorno tutti insieme a fare festa con te in Paradiso. Amen.
. Ti preghiamo, Signore, per tutti i parenti, amici, conoscenti che nel corso di questi anni ci hanno lasciati. Per coloro che in vita hanno avuto fede in te, che in te hanno riposto ogni speranza, che ti hanno amato, ma anche per coloro che di te non hanno capito nulla e che ti hanno cercato in modo sbagliato e ai quali infine ti sei svelato come veramente sei: misericordia e amore senza limiti. Fa' o Signore che veniamo un giorno tutti insieme a fare festa con te in Paradiso. Amen.
Domenico Passante- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
PARTE PRIMA
LA CROCE
Preludio
La giustizia umana punisce i colpevoli, infliggendo loro una pena proporzionata alla colpa. Ad un grave reato corrisponde una grave pena.
I delitti, specialmente quelli efferati, sogliono essere puniti con la morte. Secondo i tempi, gli usi ed il grado di civiltà la sentenza di morte è stata ed è eseguita in vari modi.
Sino al secolo scorso i malfattori erano puniti con la ghigliottina, cioè con il taglio della testa. Nella prima metà di questo secolo era ancora in uso l'impiccagione e la fucilazione.
Nel tempo moderno la pena di morte suole essere inflitta con la sedia elettrica o con la camera a gas.
Sotto l'impero romano c'era la crocifissione. I malfattori erano inchiodati alla croce e vi si lasciavano morire lentamente per dissanguamento.
Al tempo di Gesù la Palestina era sotto il dominio di Roma. Avendo i Giudei presentato Gesù all'autorità romana come reo di morte, fu data al Figlio di Dio la morte di croce.
Le sentenze di morte presso i Romani non erano troppe rare ed occorrendo le croci per i condannati, se ne tenevano tante in riserva.
Data la sentenza capitale, la croce era già pronta; non restava che attaccarvi alla sommità una targa di legno, con sopra inciso il nome del colpevole e la causa della condanna.
Nella Palestina erano rinomati i cedri del Libano e le croci si facevano di questo legno.
A Gerusalemme, capitale della Palestina, dimorava il Pretore Romano, il quale aveva il diritto di condannare a morte.
Lo stesso diritto poteva esercitare il re, ma sempre con la ratifica del Pretore Romano.
I condannati alla crocifissione, seguiti ordinariamente dalla folla, erano condotti fuori di Gerusalemme. Poco distante dalla città c'era un'altura rocciosa, alla cui cima si praticavano delle larghe fessure per conficcarvi la base della croce.
Poiché qua e là erano sparsi dei crani umani, quell'altura era chiamata « Luogo del cranio » o Calvario; in ebraico si diceva « Gòlgota ».
I Giudei, per rispetto al giorno del Signore, non volevano che nelle feste ci fossero dei condannati sulla croce; per questo motivo la vigilia della festa i soldati romani spezzavano le ossa. dei condannati a colpi di mazza per affrettarne la morte e così deporre i cadaveri dalle croci.
Presso gli ebrei era proibito seppellire nel cimitero comune i giustiziati; sarebbe stata una profanazione. Erano seppelliti nelle campagne dai fossori addetti.
Un privato, col permesso dell'autorità romana, poteva richiedere un cadavere e seppellirlo nella tomba di famiglia, ma sempre fuori dal cimitero comune.
Giuseppe d'Arimatea, nobile decurione, chiese a Pilato il Corpo di Gesù e gli diede onorata sepoltura in una tomba del suo giardino, poco distante dal luogo della crocifissione.
Fatto questo preludio, intratteniamoci su Gesù Cristo, sulla sua condanna a morte e sulla sua croce.
L'uomo - Dio.
Il Profeta Isaia, parlando del futuro Messia, aveva detto secoli prima: È stato annoverato tra i malfattori (IS., LIII, 12).
Gesù, durante la vita pubblica, ovunque passava seminava il bene, tanto che il popolo esclamava: Ha fatto bene tutte le cose! (Mr., vrr., 37).
Con tutto ciò i suoi nemici, cioè quelli che non volevano riconoscerlo per Figlio di Dio, invidiandone la gloria, determinarono di metterlo a morte. Gli tendevano insidie per farlo condannare dalle autorità, ma non ci riuscivano; inoltre temevano qualche sommossa della folla, perché il popolo lo riconosceva per Messia.
Finita la sua missione, Gesù permise che i nemici riuscissero nell'intento e lo permise per dimostrare al mondo il suo infinito amore e per dare la prova suprema della sua Divinità, morendo sulla croce e poi risuscitando.
Condanna nel Sinedrio.
Quali furono i falsi motivi presentati dai Giudei alle autorità per fare condannare Gesù?
Innanzitutto si tenga presente che in Palestina c'erano due autorità e quindi due tribunali; c'era l'autorità religiosa e quella civile-militare.
Al tribunale religioso, o Sinedrio, fu portata avanti una colpa religiosa.
La legge di Mosè dichiarava reo di morte chiunque avesse bestemmiato. Gesù si era proclamato Figlio di Dio; secondo i Giudei questa affermazione era bestemmia.
Quando il Divin Maestro fu arrestato col tradimento di Giuda e condotto al Sinedrio davanti al Sommo Sacerdote Caifa, da questi fu interrogato ufficialmente: Ti scongiuro per il Dio Vivente a dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio!
Gesù gli rispose: Tu stesso lo dici! (Matt., xxvi, 64).
Questa risposta fu dichiarata colpa da meritare la condanna a morte infatti Caifa esclamò: Egli ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo di testimoni? Ecco, avete udito la bestemmia! Che ve ne pare?
Quelli risposero: È reo di morte! (Matt., xxxvi, 65).
Condanna nel Pretorio.
La sentenza di morte data dal Sommo Sacerdote non poteva essere esecutiva; doveva essere ratificata dall'autorità romana.
Cosa importava di una bestemmia ai Romani, gente tuffata nel paganesimo? Per loro una bestemmia non poteva costituire un reato di morte.
I Giudei dovettero trovare un'altra accusa per strappare al Pretore Romano la sentenza di morte; perciò dissero a Pilato: Il Nazareno sovverte la nostra nazione e distoglie dal pagare il tributo a Cesare, dicendo essere Lui il Cristo Re ... Solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dalla Galilea, ove ha cominciato, sino a qui! (Lc., xxII, 12).
Pilato, fatto l'interrogatorio, si convinse che l'accusa era falsa e che i Giudei ne volevano la morte per gelosia. Volendo liberarlo dalle loro mani, lo dichiarò pubblicamente innocente; ma in fine il Pretore, debole com'era ed intimorito dalle minacce dei capi del popolo, che l'avrebbero accusato all'imperatore di Roma quale suo nemico, dichiarò Gesù reo di morte e lo consegnò loro. I nemici di Gesù udita la sentenza, si affrettarono ad eseguirla.
Nel cortile del Pretorio furono portate tre croci, perché quel giorno avrebbero dovuto essere crocifissi anche due ladroni.
La Croce di Gesù.
È naturale che il condannato, a vedere lo strumento del suo supplizio, senta orrore e tremi. Così sarà stato per i due ladroni, ma non per Gesù Cristo.
Il Figlio di Dio conosceva la sua Croce sin dall'eternità; ancora prima di farsi Uomo l'aveva mostrata in visione ai Profeti; di essa aveva parlato agli Apostoli, predicendo loro che sarebbe stato crocifisso; l'aveva additata ai suoi seguaci di ogni secolo: Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua! (Matt., xvi, 24).
Quando, dunque, Gesù si trovò davanti alla sua Croce, non indietreggiò, ma sussultò in cuore e l'abbracciò con amore, pensando: Quando sarò innalzato su questa Croce, trarrò tutti a me!
Sangue sulla Croce.
Il tragitto dal Pretorio al Calvario fu molto doloroso. La Croce era pesante e Gesù cadde più volte sotto di essa. Fu necessario che un uomo, certo Simone di Cirene, lo aiutasse a portarla.
Quando Gesù giunse sul Golgota era sfinito. Da lì a poco il suo Sacro Corpo fu disteso sulla Croce e vi fu conficcato con i chiodi alle mani ed ai piedi. Era presente sua Madre.
Il Sangue del Redentore imporporò quel legno, santificandolo: La Croce fu poi inalberata e Gesù vi rimase inchiodato diverse ore. Il Sangue che veniva giù dal capo coronato di spine e dalle trafitture dei chiodi, continuava ad inzuppare il legno della Croce.
Emesso l'ultimo respiro e ricevuto il colpo di lancia al costato, Gesù fu deposto dalla Croce e seppellito poco distante dal luogo della crocifissione, nel sepolcro offertogli da Giuseppe D'Arimatea. Furono deposti anche i cadaveri dei due ladroni.
Era necessaria questa deposizione, essendo prossima la Pasqua dei Giudei; nulla però importava che le croci restassero ancora issate.
Al calare della sera si era chiuso il doloroso dramma del Calvario. La Vergine Maria e le pie donne erano ritornate a casa; il sepolcro di Gesù era custodito dalle guardie del Sinedrio; sul Golgota cominciava a regnare il silenzio.
Le tre croci erano rimaste temporaneamente innalzate.
Avviciniamoci a quella di centro per contemplarne la preziosità!
Croce preziosa.
Salve, o Croce di Gesù! Per mezzo tuo è stato redento il mondo!
Mente umana non avrebbe mai potuto pensare che tu, o Croce, oggetto d'ignominia e strumento di supplizio, saresti potuta diventare oggetto di culto e di onore per la parte più civile dell'umanità!
Il Sangue del Figlio di Dio ti ha nobilitata; avendoti scelta per altare del suo supremo sacrificio.
Tu, o Croce, sei divenuta un trono di gloria! Sopra di te è morta la Vita (Gesù) e per mezzo tuo la morte degli uomini è divenuta vita!
Un albero nel Paradiso terrestre fu la rovina del mondo ed un altro albero, che sei tu, o Croce, ha portata la salvezza!
O Croce Santa, segno di vittoria, tu regnerai su tutte le nazioni e sulle potenze infernali! Tu sarai invocata nel dolore e nella gioia! Su te saranno impressi gli ultimi baci di chi parte da questo mondo!
Profanazione.
Tutto ciò che era servito ai condannati a morte, non poteva essere utilizzato negli usi comuni; gli Ebrei tenevano tanto a questo.
Non si sa dove fossero stati seppelliti i due ladroni crocifissi con Gesù; si sa però che le tre croci, con le rispettive targhe delle iscrizioni ed i chiodi, furono sotterrate poco lontano dal sepolcro di Gesù.
Dopo l'Ascensione al Cielo e la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e sui discepoli, aumentando il numero dei credenti in Gesù Cristo ed essendo grande il fervore, crebbe anche la venerazione di tutto ciò ch'era appartenuto al Figlio di Dio.
Come oggi si va a Lourdes e si va in pellegrinaggio a visitare i luoghi sacri rimasti celebri nella storia, così e più ancora dai primi Cristiani si accorreva alla Grotta di Betlemme, alla Casa di Naaareth, al Cenacolo ed al Getsemani.
Però il concorso maggiore dei visitatori era al Calvario, sia alla sua cima, ov'era la roccia, sulla quale era stata piantata la Croce, sia al sepolcro, ov'era avvenuta la risurrezione, e sia al piccolo tratto di terreno, ove stava sotterrata la Croce del Martire Divino.
Gli Ebrei, che non volevano ancora riconoscere la Divinità di Gesù Cristo e che anzi lottavano contro i suoi seguaci, non approvavano tali visite, specialmente quelle del Calvario. Tentarono tutto per cancellare la memoria del Nazareno.
Anche l'autorità romana non vedeva di buon occhio la nuova e grande corrente religiosa, perché contraria al culto delle divinità pagane.
Non essendo stato facile impedire il culto a Gesù Cristo sul Golgota, per la potente attrazione che esercitava quel sacro luogo, l'imperatore di Roma, Adriano, emise un decreto: Si profani il monte Calvario, per tenerne lontani i Cristiani!
Allora, per ordine imperiale, la depressione che separava il Golgota dal sepolcro di Gesù, fu riempita di terra, chiudendo così l'ingresso al sepolcro.
Tutto quel tratto di terreno fu livellato con il materiale di scarico e così rimasero seppelliti Calvario e sepolcro. Ne risultò una grande piattaforma.
Per sfogare l'odio anticristiano non fu sufficiente ciò; si fece di peggio.
Sul santo sepolcro si costruì un tempio in onore di Giove, il quale era considerato il « padre degli déi pagani », e sul posto della crocifissione s'innalzò un tempio alla dea della disonestà, cioè a Venere.
I luoghi più sacri della terra furono profanati in modo così orribile!
I Cristiani non andarono più al Calvario, volendo evitare i contatti con i pagani; ma il loro pensiero era sempre rivolto ai tesori nascosti sotto i due templi. Bisognava attendere l'ora della Provvidenza.
La Provvidenza.
Com'è grande ed adorabile la Sapienza Divina!
Ebrei e pagani volevano eclissare la luce del Figlio di Dio. Credevano di essere riusciti nell'empio disegno; invece il Signore si servì di tutto questo per custodire quei sacri luoghi e per fare un giorno indovinare meglio il posto della crocifissione e del sepolcro.
Col correre degli anni e dei secoli forse si sarebbero perdute certe tracce importantissime; invece i due templi pagani servirono ad individuare tutto con precisione.
Il suolo di Palestina non è argilloso, ma piuttosto sabbioso, cosicché il materiale di scarico adoperato a coprire il Calvario fu una buona salvaguardia alla deteriorizzazione della roccia del monte, del sepolcro e del legno della Croce.
Persecuzioni.
La dottrina di Gesù Cristo si diffondeva non solo in Palestina, ma in tutto il mondo conosciuto allora, particolarmente nell'esteso impero romano.
Si moltiplicavano i miracoli; si convertivano in massa città e legioni di guerrieri; c'erano Cristiani nella plebe e tra i patrizi; anche nella corte imperiale c'erano ferventi seguaci di Gesù.
Gl'imperatori romani si preoccuparono seriamente, vedendo nell'estendersi del Cristianesimo un grave pericolo alla base dell'impero, il quale si reggeva sui principi del paganesimo.
Per fermare e distruggere la forte corrente cristiana emanarono degli editti di persecuzione.
Chi può contare i sacrifici dei Cristiani dei primi secoli, costretti a stare sottoterra, nelle catacombe? Quanti tormenti subirono i Martiri!
Le persecuzioni furono molte, terribili e per lungo tempo; ma quando Dio volle ritornò la pace.
Con questo segno vincerai!
Nell'anno 306 Costantino il Grande successe al padre Costanzo Cloro. Ben presto egli si trovò davanti ad un nemico, Massenzio, che voleva dominare a Roma.
Costantino si accorse che Massenzio era troppo forte e che non avrebbe potuto vincerlo nella battaglia decisiva. Era pagano e non sapeva a quale divinità rivolgersi per essere aiutato.
Era giunta l'ora della Provvidenza, cioè, la fine delle persecuzioni contro i Cristiani. Avvenne allora un prodigio.
Un giorno Costantino assistette ad un fenomeno miracoloso e, non solo lui, ma tutto il suo esercito. Di pomeriggio, mentre il sole volgeva al tramonto, apparve sopra il disco solare una grande Croce, formata di raggi luminosi. Sulla Croce stava scritto in latino: Con questo segno vincerai!
Costantino rimase colpito dallo strano fenomeno e non sapeva darsene spiegazione. Venne Gesù in suo aiuto.
La notte l'imperatore ebbe una visione. Gli apparve il Divin Nazareno, avendo in mano lo stesso segno che si era visto in cielo sopra il disco solare, e gli ordinò di fare uno stendardo simile a quello per servirsene nelle imprese militari.
Costantino, scosso ed illuminato dalla visione, l'indomani comandò che si costruisse il Làbaro, fregiato del segno della Croce.
Preceduto dal Làbaro, l'esercito costantiniano attaccò battaglia contro Massenzio. Non c'era parità di forze; Costantino avrebbe dovuto essere sconfitto ed invece riportò strepitosa vittoria. Attribuì il buon esito della battaglia all'assistenza del Dio dei Cristiani.
L'uomo della Provvidenza.
Costantino cominciò subito a interessarsi del Cristianesimo, volle istruirsi nella dottrina di Gesù Cristo e comprese ch'era ormai tempo di finirla con le persecuzioni.
Per agire con prudenza fece un passo per volta. Dapprima pubblicò un editto: La religione cristiana è tollerata nell'impero romano.
In seguito divenne Cristiano pure lui, anzi divenne un grande araldo del Cristianesimo.
Ordinò che il fisco restituisse i beni tolti ai Cristiani nell'ultima persecuzione, diede parecchie leggi a favore della religione di Gesù Cristo, stabilì una multa contro i bestemmiatori e per rispetto a Gesù Crocifisso abolì il supplizio della croce per i condannati a morte.
I Cristiani salutarono in Costantino il loro liberatore e lo riconobbero quale uomo della Provvidenza; poterono uscire dalle catacombe e pubblicamente professare la loro fede.
Costantino il Grande non vide più nei Cristiani i nemici dell'impero, ma i veri sostenitori.
Le Basiliche.
La conversione dell'imperatore fu radicale. Volle ricevere il Battesimo e fu rigenerato alla Grazia Divina dal Papa S. Silvestro. Appena battezzato, Costantino riacquistò anche la salute del corpo, essendo affetto da grave malattia.
Grato al Signore, pubblicò un editto: Nell'impero romano si possono edificare templi in onore del Dio dei Cristiani.
Lui stesso ne diede l'esempio. Volle che si costruisse a Roma una grande basilica nella zona del Laterano e propriamente nel palazzo imperiale. La dedicò al Santissimo Salvatore ed anche a S. Giovanni Battista, essendo stato egli battezzato in quel luogo.
Passati otto giorni dal suo Battesimo, Costantino mise la fondamenta di un'altra basilica sul colle Vaticano, ov'era stato ucciso S. Pietro. In tale occasione depose gli abiti imperiali, indossò quelli di operaio, s'inginocchiò sul sacro luogo e pregò versando lacrime.
Di poi, preso il bidente, rimosse la terra, cavandone dodici cesti, in onore dei dodici Apostoli, e mise le fondamenta del tempio del Principe degli Apostoli.
Lo stesso fece sulla Via Ostiene, presso il luogo ov'era stato decapitato S. Paolo. Le tre celebri basiliche di Roma, San Giovanni in Laterano, S. Pietro e S. Paolo fuori delle Mura, per opera di Costantino furono costruite con vera magnificenza.
L'imperatore prese talmente a cuore la religione cristiana, da intervenire alle adunanze religiose; nelle riunioni dei Vescovi e dei Sacerdoti voleva assistere e presiedere.
Chi avrebbe mai immaginato che un imperatore romano, persecutore dei Cristiani, avesse potuto giungere a tale grado di religiosità!
Lavoro sul Golgota.
L'attività religiosa di Costantino non si limitò a Roma. Presto il pensiero dell'imperatore si portò ai luoghi santi, dove Gesù Cristo era vissuto, ed in modo speciale al monte Calvario, luogo profanato da due templi pagani.
Bisognava abbattere questi templi e costruire sullo stesso luogo una grande basilica.
Scrisse allora una lettera al Vescovo di Gerusalemme, Macario, comunicandogli la sua decisione e pregandolo di assumere la sorveglianza dei lavori.
La costruzione della basilica sul Calvario durò circa dodici anni, poiché dovette farsi un immenso lavoro: abbattere i due templi, rimuovere tutto il materiale per mettere allo scoperto il Calvario ed il sepolcro di Gesù e poi costruire.
A questo punto nella storia appare la nobile figura della madre dell'imperatore.
LA CROCE
Preludio
La giustizia umana punisce i colpevoli, infliggendo loro una pena proporzionata alla colpa. Ad un grave reato corrisponde una grave pena.
I delitti, specialmente quelli efferati, sogliono essere puniti con la morte. Secondo i tempi, gli usi ed il grado di civiltà la sentenza di morte è stata ed è eseguita in vari modi.
Sino al secolo scorso i malfattori erano puniti con la ghigliottina, cioè con il taglio della testa. Nella prima metà di questo secolo era ancora in uso l'impiccagione e la fucilazione.
Nel tempo moderno la pena di morte suole essere inflitta con la sedia elettrica o con la camera a gas.
Sotto l'impero romano c'era la crocifissione. I malfattori erano inchiodati alla croce e vi si lasciavano morire lentamente per dissanguamento.
Al tempo di Gesù la Palestina era sotto il dominio di Roma. Avendo i Giudei presentato Gesù all'autorità romana come reo di morte, fu data al Figlio di Dio la morte di croce.
Le sentenze di morte presso i Romani non erano troppe rare ed occorrendo le croci per i condannati, se ne tenevano tante in riserva.
Data la sentenza capitale, la croce era già pronta; non restava che attaccarvi alla sommità una targa di legno, con sopra inciso il nome del colpevole e la causa della condanna.
Nella Palestina erano rinomati i cedri del Libano e le croci si facevano di questo legno.
A Gerusalemme, capitale della Palestina, dimorava il Pretore Romano, il quale aveva il diritto di condannare a morte.
Lo stesso diritto poteva esercitare il re, ma sempre con la ratifica del Pretore Romano.
I condannati alla crocifissione, seguiti ordinariamente dalla folla, erano condotti fuori di Gerusalemme. Poco distante dalla città c'era un'altura rocciosa, alla cui cima si praticavano delle larghe fessure per conficcarvi la base della croce.
Poiché qua e là erano sparsi dei crani umani, quell'altura era chiamata « Luogo del cranio » o Calvario; in ebraico si diceva « Gòlgota ».
I Giudei, per rispetto al giorno del Signore, non volevano che nelle feste ci fossero dei condannati sulla croce; per questo motivo la vigilia della festa i soldati romani spezzavano le ossa. dei condannati a colpi di mazza per affrettarne la morte e così deporre i cadaveri dalle croci.
Presso gli ebrei era proibito seppellire nel cimitero comune i giustiziati; sarebbe stata una profanazione. Erano seppelliti nelle campagne dai fossori addetti.
Un privato, col permesso dell'autorità romana, poteva richiedere un cadavere e seppellirlo nella tomba di famiglia, ma sempre fuori dal cimitero comune.
Giuseppe d'Arimatea, nobile decurione, chiese a Pilato il Corpo di Gesù e gli diede onorata sepoltura in una tomba del suo giardino, poco distante dal luogo della crocifissione.
Fatto questo preludio, intratteniamoci su Gesù Cristo, sulla sua condanna a morte e sulla sua croce.
L'uomo - Dio.
Il Profeta Isaia, parlando del futuro Messia, aveva detto secoli prima: È stato annoverato tra i malfattori (IS., LIII, 12).
Gesù, durante la vita pubblica, ovunque passava seminava il bene, tanto che il popolo esclamava: Ha fatto bene tutte le cose! (Mr., vrr., 37).
Con tutto ciò i suoi nemici, cioè quelli che non volevano riconoscerlo per Figlio di Dio, invidiandone la gloria, determinarono di metterlo a morte. Gli tendevano insidie per farlo condannare dalle autorità, ma non ci riuscivano; inoltre temevano qualche sommossa della folla, perché il popolo lo riconosceva per Messia.
Finita la sua missione, Gesù permise che i nemici riuscissero nell'intento e lo permise per dimostrare al mondo il suo infinito amore e per dare la prova suprema della sua Divinità, morendo sulla croce e poi risuscitando.
Condanna nel Sinedrio.
Quali furono i falsi motivi presentati dai Giudei alle autorità per fare condannare Gesù?
Innanzitutto si tenga presente che in Palestina c'erano due autorità e quindi due tribunali; c'era l'autorità religiosa e quella civile-militare.
Al tribunale religioso, o Sinedrio, fu portata avanti una colpa religiosa.
La legge di Mosè dichiarava reo di morte chiunque avesse bestemmiato. Gesù si era proclamato Figlio di Dio; secondo i Giudei questa affermazione era bestemmia.
Quando il Divin Maestro fu arrestato col tradimento di Giuda e condotto al Sinedrio davanti al Sommo Sacerdote Caifa, da questi fu interrogato ufficialmente: Ti scongiuro per il Dio Vivente a dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio!
Gesù gli rispose: Tu stesso lo dici! (Matt., xxvi, 64).
Questa risposta fu dichiarata colpa da meritare la condanna a morte infatti Caifa esclamò: Egli ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo di testimoni? Ecco, avete udito la bestemmia! Che ve ne pare?
Quelli risposero: È reo di morte! (Matt., xxxvi, 65).
Condanna nel Pretorio.
La sentenza di morte data dal Sommo Sacerdote non poteva essere esecutiva; doveva essere ratificata dall'autorità romana.
Cosa importava di una bestemmia ai Romani, gente tuffata nel paganesimo? Per loro una bestemmia non poteva costituire un reato di morte.
I Giudei dovettero trovare un'altra accusa per strappare al Pretore Romano la sentenza di morte; perciò dissero a Pilato: Il Nazareno sovverte la nostra nazione e distoglie dal pagare il tributo a Cesare, dicendo essere Lui il Cristo Re ... Solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dalla Galilea, ove ha cominciato, sino a qui! (Lc., xxII, 12).
Pilato, fatto l'interrogatorio, si convinse che l'accusa era falsa e che i Giudei ne volevano la morte per gelosia. Volendo liberarlo dalle loro mani, lo dichiarò pubblicamente innocente; ma in fine il Pretore, debole com'era ed intimorito dalle minacce dei capi del popolo, che l'avrebbero accusato all'imperatore di Roma quale suo nemico, dichiarò Gesù reo di morte e lo consegnò loro. I nemici di Gesù udita la sentenza, si affrettarono ad eseguirla.
Nel cortile del Pretorio furono portate tre croci, perché quel giorno avrebbero dovuto essere crocifissi anche due ladroni.
La Croce di Gesù.
È naturale che il condannato, a vedere lo strumento del suo supplizio, senta orrore e tremi. Così sarà stato per i due ladroni, ma non per Gesù Cristo.
Il Figlio di Dio conosceva la sua Croce sin dall'eternità; ancora prima di farsi Uomo l'aveva mostrata in visione ai Profeti; di essa aveva parlato agli Apostoli, predicendo loro che sarebbe stato crocifisso; l'aveva additata ai suoi seguaci di ogni secolo: Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua! (Matt., xvi, 24).
Quando, dunque, Gesù si trovò davanti alla sua Croce, non indietreggiò, ma sussultò in cuore e l'abbracciò con amore, pensando: Quando sarò innalzato su questa Croce, trarrò tutti a me!
Sangue sulla Croce.
Il tragitto dal Pretorio al Calvario fu molto doloroso. La Croce era pesante e Gesù cadde più volte sotto di essa. Fu necessario che un uomo, certo Simone di Cirene, lo aiutasse a portarla.
Quando Gesù giunse sul Golgota era sfinito. Da lì a poco il suo Sacro Corpo fu disteso sulla Croce e vi fu conficcato con i chiodi alle mani ed ai piedi. Era presente sua Madre.
Il Sangue del Redentore imporporò quel legno, santificandolo: La Croce fu poi inalberata e Gesù vi rimase inchiodato diverse ore. Il Sangue che veniva giù dal capo coronato di spine e dalle trafitture dei chiodi, continuava ad inzuppare il legno della Croce.
Emesso l'ultimo respiro e ricevuto il colpo di lancia al costato, Gesù fu deposto dalla Croce e seppellito poco distante dal luogo della crocifissione, nel sepolcro offertogli da Giuseppe D'Arimatea. Furono deposti anche i cadaveri dei due ladroni.
Era necessaria questa deposizione, essendo prossima la Pasqua dei Giudei; nulla però importava che le croci restassero ancora issate.
Al calare della sera si era chiuso il doloroso dramma del Calvario. La Vergine Maria e le pie donne erano ritornate a casa; il sepolcro di Gesù era custodito dalle guardie del Sinedrio; sul Golgota cominciava a regnare il silenzio.
Le tre croci erano rimaste temporaneamente innalzate.
Avviciniamoci a quella di centro per contemplarne la preziosità!
Croce preziosa.
Salve, o Croce di Gesù! Per mezzo tuo è stato redento il mondo!
Mente umana non avrebbe mai potuto pensare che tu, o Croce, oggetto d'ignominia e strumento di supplizio, saresti potuta diventare oggetto di culto e di onore per la parte più civile dell'umanità!
Il Sangue del Figlio di Dio ti ha nobilitata; avendoti scelta per altare del suo supremo sacrificio.
Tu, o Croce, sei divenuta un trono di gloria! Sopra di te è morta la Vita (Gesù) e per mezzo tuo la morte degli uomini è divenuta vita!
Un albero nel Paradiso terrestre fu la rovina del mondo ed un altro albero, che sei tu, o Croce, ha portata la salvezza!
O Croce Santa, segno di vittoria, tu regnerai su tutte le nazioni e sulle potenze infernali! Tu sarai invocata nel dolore e nella gioia! Su te saranno impressi gli ultimi baci di chi parte da questo mondo!
Profanazione.
Tutto ciò che era servito ai condannati a morte, non poteva essere utilizzato negli usi comuni; gli Ebrei tenevano tanto a questo.
Non si sa dove fossero stati seppelliti i due ladroni crocifissi con Gesù; si sa però che le tre croci, con le rispettive targhe delle iscrizioni ed i chiodi, furono sotterrate poco lontano dal sepolcro di Gesù.
Dopo l'Ascensione al Cielo e la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e sui discepoli, aumentando il numero dei credenti in Gesù Cristo ed essendo grande il fervore, crebbe anche la venerazione di tutto ciò ch'era appartenuto al Figlio di Dio.
Come oggi si va a Lourdes e si va in pellegrinaggio a visitare i luoghi sacri rimasti celebri nella storia, così e più ancora dai primi Cristiani si accorreva alla Grotta di Betlemme, alla Casa di Naaareth, al Cenacolo ed al Getsemani.
Però il concorso maggiore dei visitatori era al Calvario, sia alla sua cima, ov'era la roccia, sulla quale era stata piantata la Croce, sia al sepolcro, ov'era avvenuta la risurrezione, e sia al piccolo tratto di terreno, ove stava sotterrata la Croce del Martire Divino.
Gli Ebrei, che non volevano ancora riconoscere la Divinità di Gesù Cristo e che anzi lottavano contro i suoi seguaci, non approvavano tali visite, specialmente quelle del Calvario. Tentarono tutto per cancellare la memoria del Nazareno.
Anche l'autorità romana non vedeva di buon occhio la nuova e grande corrente religiosa, perché contraria al culto delle divinità pagane.
Non essendo stato facile impedire il culto a Gesù Cristo sul Golgota, per la potente attrazione che esercitava quel sacro luogo, l'imperatore di Roma, Adriano, emise un decreto: Si profani il monte Calvario, per tenerne lontani i Cristiani!
Allora, per ordine imperiale, la depressione che separava il Golgota dal sepolcro di Gesù, fu riempita di terra, chiudendo così l'ingresso al sepolcro.
Tutto quel tratto di terreno fu livellato con il materiale di scarico e così rimasero seppelliti Calvario e sepolcro. Ne risultò una grande piattaforma.
Per sfogare l'odio anticristiano non fu sufficiente ciò; si fece di peggio.
Sul santo sepolcro si costruì un tempio in onore di Giove, il quale era considerato il « padre degli déi pagani », e sul posto della crocifissione s'innalzò un tempio alla dea della disonestà, cioè a Venere.
I luoghi più sacri della terra furono profanati in modo così orribile!
I Cristiani non andarono più al Calvario, volendo evitare i contatti con i pagani; ma il loro pensiero era sempre rivolto ai tesori nascosti sotto i due templi. Bisognava attendere l'ora della Provvidenza.
La Provvidenza.
Com'è grande ed adorabile la Sapienza Divina!
Ebrei e pagani volevano eclissare la luce del Figlio di Dio. Credevano di essere riusciti nell'empio disegno; invece il Signore si servì di tutto questo per custodire quei sacri luoghi e per fare un giorno indovinare meglio il posto della crocifissione e del sepolcro.
Col correre degli anni e dei secoli forse si sarebbero perdute certe tracce importantissime; invece i due templi pagani servirono ad individuare tutto con precisione.
Il suolo di Palestina non è argilloso, ma piuttosto sabbioso, cosicché il materiale di scarico adoperato a coprire il Calvario fu una buona salvaguardia alla deteriorizzazione della roccia del monte, del sepolcro e del legno della Croce.
Persecuzioni.
La dottrina di Gesù Cristo si diffondeva non solo in Palestina, ma in tutto il mondo conosciuto allora, particolarmente nell'esteso impero romano.
Si moltiplicavano i miracoli; si convertivano in massa città e legioni di guerrieri; c'erano Cristiani nella plebe e tra i patrizi; anche nella corte imperiale c'erano ferventi seguaci di Gesù.
Gl'imperatori romani si preoccuparono seriamente, vedendo nell'estendersi del Cristianesimo un grave pericolo alla base dell'impero, il quale si reggeva sui principi del paganesimo.
Per fermare e distruggere la forte corrente cristiana emanarono degli editti di persecuzione.
Chi può contare i sacrifici dei Cristiani dei primi secoli, costretti a stare sottoterra, nelle catacombe? Quanti tormenti subirono i Martiri!
Le persecuzioni furono molte, terribili e per lungo tempo; ma quando Dio volle ritornò la pace.
Con questo segno vincerai!
Nell'anno 306 Costantino il Grande successe al padre Costanzo Cloro. Ben presto egli si trovò davanti ad un nemico, Massenzio, che voleva dominare a Roma.
Costantino si accorse che Massenzio era troppo forte e che non avrebbe potuto vincerlo nella battaglia decisiva. Era pagano e non sapeva a quale divinità rivolgersi per essere aiutato.
Era giunta l'ora della Provvidenza, cioè, la fine delle persecuzioni contro i Cristiani. Avvenne allora un prodigio.
Un giorno Costantino assistette ad un fenomeno miracoloso e, non solo lui, ma tutto il suo esercito. Di pomeriggio, mentre il sole volgeva al tramonto, apparve sopra il disco solare una grande Croce, formata di raggi luminosi. Sulla Croce stava scritto in latino: Con questo segno vincerai!
Costantino rimase colpito dallo strano fenomeno e non sapeva darsene spiegazione. Venne Gesù in suo aiuto.
La notte l'imperatore ebbe una visione. Gli apparve il Divin Nazareno, avendo in mano lo stesso segno che si era visto in cielo sopra il disco solare, e gli ordinò di fare uno stendardo simile a quello per servirsene nelle imprese militari.
Costantino, scosso ed illuminato dalla visione, l'indomani comandò che si costruisse il Làbaro, fregiato del segno della Croce.
Preceduto dal Làbaro, l'esercito costantiniano attaccò battaglia contro Massenzio. Non c'era parità di forze; Costantino avrebbe dovuto essere sconfitto ed invece riportò strepitosa vittoria. Attribuì il buon esito della battaglia all'assistenza del Dio dei Cristiani.
L'uomo della Provvidenza.
Costantino cominciò subito a interessarsi del Cristianesimo, volle istruirsi nella dottrina di Gesù Cristo e comprese ch'era ormai tempo di finirla con le persecuzioni.
Per agire con prudenza fece un passo per volta. Dapprima pubblicò un editto: La religione cristiana è tollerata nell'impero romano.
In seguito divenne Cristiano pure lui, anzi divenne un grande araldo del Cristianesimo.
Ordinò che il fisco restituisse i beni tolti ai Cristiani nell'ultima persecuzione, diede parecchie leggi a favore della religione di Gesù Cristo, stabilì una multa contro i bestemmiatori e per rispetto a Gesù Crocifisso abolì il supplizio della croce per i condannati a morte.
I Cristiani salutarono in Costantino il loro liberatore e lo riconobbero quale uomo della Provvidenza; poterono uscire dalle catacombe e pubblicamente professare la loro fede.
Costantino il Grande non vide più nei Cristiani i nemici dell'impero, ma i veri sostenitori.
Le Basiliche.
La conversione dell'imperatore fu radicale. Volle ricevere il Battesimo e fu rigenerato alla Grazia Divina dal Papa S. Silvestro. Appena battezzato, Costantino riacquistò anche la salute del corpo, essendo affetto da grave malattia.
Grato al Signore, pubblicò un editto: Nell'impero romano si possono edificare templi in onore del Dio dei Cristiani.
Lui stesso ne diede l'esempio. Volle che si costruisse a Roma una grande basilica nella zona del Laterano e propriamente nel palazzo imperiale. La dedicò al Santissimo Salvatore ed anche a S. Giovanni Battista, essendo stato egli battezzato in quel luogo.
Passati otto giorni dal suo Battesimo, Costantino mise la fondamenta di un'altra basilica sul colle Vaticano, ov'era stato ucciso S. Pietro. In tale occasione depose gli abiti imperiali, indossò quelli di operaio, s'inginocchiò sul sacro luogo e pregò versando lacrime.
Di poi, preso il bidente, rimosse la terra, cavandone dodici cesti, in onore dei dodici Apostoli, e mise le fondamenta del tempio del Principe degli Apostoli.
Lo stesso fece sulla Via Ostiene, presso il luogo ov'era stato decapitato S. Paolo. Le tre celebri basiliche di Roma, San Giovanni in Laterano, S. Pietro e S. Paolo fuori delle Mura, per opera di Costantino furono costruite con vera magnificenza.
L'imperatore prese talmente a cuore la religione cristiana, da intervenire alle adunanze religiose; nelle riunioni dei Vescovi e dei Sacerdoti voleva assistere e presiedere.
Chi avrebbe mai immaginato che un imperatore romano, persecutore dei Cristiani, avesse potuto giungere a tale grado di religiosità!
Lavoro sul Golgota.
L'attività religiosa di Costantino non si limitò a Roma. Presto il pensiero dell'imperatore si portò ai luoghi santi, dove Gesù Cristo era vissuto, ed in modo speciale al monte Calvario, luogo profanato da due templi pagani.
Bisognava abbattere questi templi e costruire sullo stesso luogo una grande basilica.
Scrisse allora una lettera al Vescovo di Gerusalemme, Macario, comunicandogli la sua decisione e pregandolo di assumere la sorveglianza dei lavori.
La costruzione della basilica sul Calvario durò circa dodici anni, poiché dovette farsi un immenso lavoro: abbattere i due templi, rimuovere tutto il materiale per mettere allo scoperto il Calvario ed il sepolcro di Gesù e poi costruire.
A questo punto nella storia appare la nobile figura della madre dell'imperatore.
eugenio21- Utente
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Re: MOMENTI DI RIFLESSIONE DI FEDE
Le virtù teologali (Parte prima)
1812 Le virtù umane si radicano nelle virtù teologali, le quali rendono le facoltà dell'uomo idonee alla partecipazione alla natura divina.85 Le virtù teologali, infatti, si riferiscono direttamente a Dio. Esse dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità. Hanno come origine, causa ed oggetto Dio Uno e Trino.
1813 Le virtù teologali fondano, animano e caratterizzano l'agire morale del cristiano. Esse informano e vivificano tutte le virtù morali. Sono infuse da Dio nell'anima dei fedeli per renderli capaci di agire quali suoi figli e meritare la vita eterna. Sono il pegno della presenza e dell'azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell'essere umano. Tre sono le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità.86
LA FEDE
1814 La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ci ha detto e rivelato, e che la Chiesa ci propone da credere, perché egli è la stessa verità. Con la fede « l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente ».87 Per questo il credente cerca di conoscere e di fare la volontà di Dio. « Il giusto vivrà mediante la fede » (Rm 1,17). La fede viva « opera per mezzo della carità » (Gal 5,6).
1815 Il dono della fede rimane in colui che non ha peccato contro di essa.88 Ma « la fede senza le opere è morta » (Gc 2,26). Se non si accompagna alla speranza e all'amore, la fede non unisce pienamente il fedele a Cristo e non ne fa un membro vivo del suo corpo.
1816 Il discepolo di Cristo non deve soltanto custodire la fede e vivere di essa, ma anche professarla, darne testimonianza con franchezza e diffonderla: « Devono tutti essere pronti a confessare Cristo davanti agli uomini, e a seguirlo sulla via della croce attraverso le persecuzioni, che non mancano mai alla Chiesa ».89 Il servizio e la testimonianza della fede sono indispensabili per la salvezza: « Chi [...] mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli » (Mt 10,32-33).
1812 Le virtù umane si radicano nelle virtù teologali, le quali rendono le facoltà dell'uomo idonee alla partecipazione alla natura divina.85 Le virtù teologali, infatti, si riferiscono direttamente a Dio. Esse dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità. Hanno come origine, causa ed oggetto Dio Uno e Trino.
1813 Le virtù teologali fondano, animano e caratterizzano l'agire morale del cristiano. Esse informano e vivificano tutte le virtù morali. Sono infuse da Dio nell'anima dei fedeli per renderli capaci di agire quali suoi figli e meritare la vita eterna. Sono il pegno della presenza e dell'azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell'essere umano. Tre sono le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità.86
LA FEDE
1814 La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ci ha detto e rivelato, e che la Chiesa ci propone da credere, perché egli è la stessa verità. Con la fede « l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente ».87 Per questo il credente cerca di conoscere e di fare la volontà di Dio. « Il giusto vivrà mediante la fede » (Rm 1,17). La fede viva « opera per mezzo della carità » (Gal 5,6).
1815 Il dono della fede rimane in colui che non ha peccato contro di essa.88 Ma « la fede senza le opere è morta » (Gc 2,26). Se non si accompagna alla speranza e all'amore, la fede non unisce pienamente il fedele a Cristo e non ne fa un membro vivo del suo corpo.
1816 Il discepolo di Cristo non deve soltanto custodire la fede e vivere di essa, ma anche professarla, darne testimonianza con franchezza e diffonderla: « Devono tutti essere pronti a confessare Cristo davanti agli uomini, e a seguirlo sulla via della croce attraverso le persecuzioni, che non mancano mai alla Chiesa ».89 Il servizio e la testimonianza della fede sono indispensabili per la salvezza: « Chi [...] mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli » (Mt 10,32-33).
Domenico Passante- Utente
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