sellia si racconta
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sellia si racconta
La vita nell'antico borgo di Sellia durante il mese di novembre
durante il mese di novembre si respirava un aria tipicamente invernale, i camini erano fumanti , mentre tutti avevano provveduto a farsi la scorta di legna per il lungo,fredddo inverno che era ormai alle porte. Nelle varie dispense si trovavano i vari frutti dell’autunno come le noci,le castagne,i loti. I vari frantoi iniziavano con le varie macine con turni anche durante la notte. Il mese di novembre mese dedicato ai cari defunti ognuno coltivava nei vari orti oppure direttamente nei vasi dei fiori tipici dei morti che avrebbero poi portato ai vari parenti. L’arciprete assieme a due chierichetti uno con una “vertula” l’altro con un campanello per richiamare l’attenzione giravano per il paese dove ognuno dava a secondo delle proprie possibilità dei “ficu tosti” le quali una volta vendute con il ricavato si sarebbero dette delle Messe per quei poveri defunti che non avevano nessuno che prenotasse qualche messa in suffragio, Il tutto si ripeteva anche alla fine della campagna olearia quando nel corridoi dell’entrata laterale della Chiesa veniva sistemato un grande recipiente con un imbuto dove ognuno a secondo delle proprie possibilà vi versava l’olio il quale una volta venduto serviva per dire le messe per tutte quelle anime del Purgatorio che non ne avevano la possibilità. In Chiesa veniva sistemato il suggestivo quadro dedicato ai morti verso il quale noi bambini ne avevamo spesso paura per nostra fortuna una volta passato il mese di Novembre riveniva risistemato in sacrestia per poi rivederlo tra un anno esatto. La navata centrale veniva addobata con il parato nero di lutto il quale contribuiva a dare un ulteriore tocco di malinconia, il parato veniva sistemato spesso durante i vari funerali anche se ovviamente aveva un costo supplementare. Ricordo ancora......................
selliaracconta
durante il mese di novembre si respirava un aria tipicamente invernale, i camini erano fumanti , mentre tutti avevano provveduto a farsi la scorta di legna per il lungo,fredddo inverno che era ormai alle porte. Nelle varie dispense si trovavano i vari frutti dell’autunno come le noci,le castagne,i loti. I vari frantoi iniziavano con le varie macine con turni anche durante la notte. Il mese di novembre mese dedicato ai cari defunti ognuno coltivava nei vari orti oppure direttamente nei vasi dei fiori tipici dei morti che avrebbero poi portato ai vari parenti. L’arciprete assieme a due chierichetti uno con una “vertula” l’altro con un campanello per richiamare l’attenzione giravano per il paese dove ognuno dava a secondo delle proprie possibilità dei “ficu tosti” le quali una volta vendute con il ricavato si sarebbero dette delle Messe per quei poveri defunti che non avevano nessuno che prenotasse qualche messa in suffragio, Il tutto si ripeteva anche alla fine della campagna olearia quando nel corridoi dell’entrata laterale della Chiesa veniva sistemato un grande recipiente con un imbuto dove ognuno a secondo delle proprie possibilà vi versava l’olio il quale una volta venduto serviva per dire le messe per tutte quelle anime del Purgatorio che non ne avevano la possibilità. In Chiesa veniva sistemato il suggestivo quadro dedicato ai morti verso il quale noi bambini ne avevamo spesso paura per nostra fortuna una volta passato il mese di Novembre riveniva risistemato in sacrestia per poi rivederlo tra un anno esatto. La navata centrale veniva addobata con il parato nero di lutto il quale contribuiva a dare un ulteriore tocco di malinconia, il parato veniva sistemato spesso durante i vari funerali anche se ovviamente aveva un costo supplementare. Ricordo ancora......................
selliaracconta
selliaracconta- Utente
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Re: sellia si racconta
Ci si consumava di lavoro per avere solo di che sopravvivere, non ci si tirava indietro per contribuire alle necessità della Chiesa, gli animi erano onesti e c'era più bene per il prossimo, solidarietà e senso dell'onore.
La terra ricambiava con generosità la grande fatica dell'uomo che come unico aiuto aveva le sole braccia non come adesso che siamo attrezzati da innumerevoli marchingegni.
Si apprezzava ogni cosa un tempo, adesso la tecnologia ha rovinato l'uomo che è l'eterno insodisfatto.
Grazie Selliaracconta per averci regalato uno spaccato di quello che eravamo e che non potremo più essere.
La terra ricambiava con generosità la grande fatica dell'uomo che come unico aiuto aveva le sole braccia non come adesso che siamo attrezzati da innumerevoli marchingegni.
Si apprezzava ogni cosa un tempo, adesso la tecnologia ha rovinato l'uomo che è l'eterno insodisfatto.
Grazie Selliaracconta per averci regalato uno spaccato di quello che eravamo e che non potremo più essere.
Zeus- utente popolare
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Re: sellia si racconta
Quanti di voi sapevano che proprio “u viveri e sutta Santa Maria” era l’antico lavatoio di Sellia? Esattamente in questo posto (ma con una diversa sistemazione del terreno) era ubicato il lavatoio. Una grande “cibbia”rettangolare raccoglieva al suo interno l’acqua preziosa della omonima sorgiva che malgrado non provenisse da un alta montagna l’acqua non seccava mai neppure durante la calura estiva, certamente la sua portata diminuiva o aumentava a secondo delle stagioni ma anche se più lentamente la cibbia si riempiva sempre, era una grande comodità per le massaie che almeno quando erano pochi panni evitavano di scendere sino alla Jumara. Questo lavatoio era coperto da una tettoia di tegole per poter riparare dalla pioggia le donne che erano impegnati a lavare i panni . Con l’arrivo dell’acqua corrente e l’installazione delle varie fontane pubbliche il lavatoio subì una trasformazione i getti d’acqua da uno passarono a 4 per poter garantire a più donne di lavare contemporaneamente, una vera comodità per l'intero paese che ancora dovrà aspettare degli anni prima di vedere l’acqua corrente installata nelle varie abitazioni private, così si ..................
[url=continua sul blog]http://selliaracconta.blogspot.com/2011/11/u-viveri-e-sutta-santa-maria.html[/url]
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selliaracconta- Utente
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Re: sellia si racconta
io no anche se qualcosa si poteva supporre, fino a non molto tempo fa c'era un pezzetto di lavatoio e per abbellire quella zona l'hanno prontamente tolto come tutte le cose che hanno fatto a Sellia, si poteva rivalutare
Lux- Utente popolarissimo
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Re: sellia si racconta
Quanti ricordi Zagor, mi hai portato indietro con il tempo, mi ricordo quando mia madre incia a cista e vimini rutunna cjna e panni lordi e scinniamu ara jumara d'Erbara.
Io ero piccolino ma me lo ricordo, si radunavano parecchie donne e si partiva per la spedizione, che allegria si cantava e si scherzava. Era un rito che si compiva nell’arco dell’intera giornata, venivano raccontanti i fattarelli del paese, gli avvenimenti della vita quotidiana. Le lavandaie si scambiavano confidenze raccontandosi gioie e dolori vissute ogni giorno. I testimoni dei vari racconti e segreti erano l’acqua e la pietra.
Venivano lavate queste lenzuola nell'acqua e sbattuti alle pietre poi messi ad asciugare al sole e noi più piccoli giocavamo ed eravamo felici.
Poi toccava a noi essere lavati, ni stricavanu forta e nescia nu sucu niguru pronti ma n'allordavamu n'atra volta.
Non si buttava via niente come l'olio per esempio, era prezioso sempre. Anche quello fritto o andato a male perchè servivano per il sapone. Quando infatti si raggiungeva una certa quantità, quest'olio di scarto veniva pesato e diluito per la metà del suo peso, con acqua e versato in un recipiente chiamato codara che si metteva sul fuoco posandolo sopra un trepiedi di ferro. Prima che cominciasse a scaldarsi troppo, veniva aggiunta la soda nelle proporzioni di un chilo per ogni cinque di olio e acqua Con un lungo mestolo di legno, apposta costruito o quando questo mancava, con un bastone o un manico di scopa, bisognava mescolare fino a quando alzando il mestolo non ascendeva giù un filo. Era l'ora di levare il recipiente dal fuoco. Si mescolava ancora per qualche tempo quindi si copriva e si lasciava finire di rassodare fino al giorno dopo. A questo punto il sapone era pronto. Veniva staccato dal recipiente e versato sopra un piano di legno, quindi, servendosi di un lungo coltello bagnato, tagliato in pezzi più o meno regolari e messo in un posto arieggiato per farlo seccare e mantenere per l'uso. Era il sapone per il bucato e in molte famiglie anche per la pulizia personale.
A Sellia c'è chi ancora lo fa, pochi in verità ma la tradizione continua
Io ero piccolino ma me lo ricordo, si radunavano parecchie donne e si partiva per la spedizione, che allegria si cantava e si scherzava. Era un rito che si compiva nell’arco dell’intera giornata, venivano raccontanti i fattarelli del paese, gli avvenimenti della vita quotidiana. Le lavandaie si scambiavano confidenze raccontandosi gioie e dolori vissute ogni giorno. I testimoni dei vari racconti e segreti erano l’acqua e la pietra.
Venivano lavate queste lenzuola nell'acqua e sbattuti alle pietre poi messi ad asciugare al sole e noi più piccoli giocavamo ed eravamo felici.
Poi toccava a noi essere lavati, ni stricavanu forta e nescia nu sucu niguru pronti ma n'allordavamu n'atra volta.
Non si buttava via niente come l'olio per esempio, era prezioso sempre. Anche quello fritto o andato a male perchè servivano per il sapone. Quando infatti si raggiungeva una certa quantità, quest'olio di scarto veniva pesato e diluito per la metà del suo peso, con acqua e versato in un recipiente chiamato codara che si metteva sul fuoco posandolo sopra un trepiedi di ferro. Prima che cominciasse a scaldarsi troppo, veniva aggiunta la soda nelle proporzioni di un chilo per ogni cinque di olio e acqua Con un lungo mestolo di legno, apposta costruito o quando questo mancava, con un bastone o un manico di scopa, bisognava mescolare fino a quando alzando il mestolo non ascendeva giù un filo. Era l'ora di levare il recipiente dal fuoco. Si mescolava ancora per qualche tempo quindi si copriva e si lasciava finire di rassodare fino al giorno dopo. A questo punto il sapone era pronto. Veniva staccato dal recipiente e versato sopra un piano di legno, quindi, servendosi di un lungo coltello bagnato, tagliato in pezzi più o meno regolari e messo in un posto arieggiato per farlo seccare e mantenere per l'uso. Era il sapone per il bucato e in molte famiglie anche per la pulizia personale.
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briganta- Utente
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Re: sellia si racconta
Mia nonna mi ha detto che una volta prima di scendere alla jumara, la sera prima i panni venivano messi
in un grande contenitore poggiato su dei pezzi di legno. I panni erano poi coperti da un ampio telo di fitto tessuto, dove veniva depositato uno spesso strato di cenere ricavata dal fuoco. Per dare profumo al bucato si utilizzavano spesso alcune foglie di lavanda.
Si procedeva quindi versando sulla cenere l'acqua calda, che passandole attraverso veniva filtrata e lo cedeva alla biancheria sottostante, pulendola. Il bucato era quindi pronto per l'ammollo. Si lasciava così tutta la notte ed il giorno seguente si sgrassava con il sapone e si risciacquava alla jumara o ai lavatoi, la biancheria usciva bianchissima e profumatissima. Mia nonna se lo ricorda ancora quello sutta Santa Maria.
Mareluna- Utente
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Re: sellia si racconta
Briganta il tuo romanzo d'altri tempi e quasi vero simile in molte fasi ma non per quanto riguarda u viveri l'acqua non era alimentata di nessuna vasca ma era acqua corrente diretta del conservatorio, ancora oggi esistente che viene rifornito direttamente della sila, u viveri era situato in due livelli di strada esattamente sotto S Maria ma il punto esatto era sulla strada vicino l'ultimo tornante, praticamente al penultimo tornante c'era la vasca rettangolare come ai detto tu, con un solo canale dove si abbeveravano gli asini di passaggio il supero dell'acqua continua della vasca, era intubata e distribuita in tre tubi che rifornivano le fontane sottostanti divisi in tre grandi vasche lavatoi, praticamente u viveri occupava due piani di strada, la penultima e l'ultima strada, sorretti di un muro di cemento che sosteneva in tutta altezza il terrapieno fino al disopra dell'abbeveratoio; con un grande spalliera arrotondata e se ricordo bene c'era pure lo stemma Fascista. Poi per quanto riguardano le persone che andavano al fiume è come tu dici... ma il bucato e la lisciva venivano fatte al fiume, dove si portavano in un sacchetto la cenere scelta, a marmitta,e la sporta piena di biancheria, si accendeva il fuoco in mezzo due pietre e si metteva la marmitta con l'acqua sul fuoco intanto si lavavano i panni con il sapone fatto in casa secondo le tradizione e le usanze, finito di lavare la biancheria si metteva nell'acqua bollente si copriva con un panno bianco con dentro avvolta la cenere in modo che non veniva dispersa e si lasciava bollire e filtrare per circa un'ora ogni tanto schiacciando con un pezzo di legno in modo di sfruttarla bene la cenere, dopo si spegneva il fuoco si toglia la cenere e si stendeva la biancheria sulle pietre nel tempo massimo di un'ora era già asciutta si piegava con garbo e si metteva in questa grande cesta, si faciano a curuna la mettevano sulla testa con l'aiuto di una amica si mettevain testepure la cesta e via tutti a casa... Briganta mi scusi se in qualche modo ho voluto precisare in alcuni punti il contenuto, ma lo fatto solo perchè lo vissuti in prima persona. però i panni si portavano asciutti al fiume c'era tanta gioia dova ancora sento la nostalgia di quel lontano passato ciao anzi Buona Notte...briganta ha scritto:Quanti ricordi Zagor, mi hai portato indietro con il tempo, mi ricordo quando mia madre incia a cista e vimini rutunna cjna e panni lordi e scinniamu ara jumara d'Erbara.
Io ero piccolino ma me lo ricordo, si radunavano parecchie donne e si partiva per la spedizione, che allegria si cantava e si scherzava. Era un rito che si compiva nell’arco dell’intera giornata, venivano raccontanti i fattarelli del paese, gli avvenimenti della vita quotidiana. Le lavandaie si scambiavano confidenze raccontandosi gioie e dolori vissute ogni giorno. I testimoni dei vari racconti e segreti erano l’acqua e la pietra.
Venivano lavate queste lenzuola nell'acqua e sbattuti alle pietre poi messi ad asciugare al sole e noi più piccoli giocavamo ed eravamo felici.
Poi toccava a noi essere lavati, ni stricavanu forta e nescia nu sucu niguru pronti ma n'allordavamu n'atra volta.
Non si buttava via niente come l'olio per esempio, era prezioso sempre. Anche quello fritto o andato a male perchè servivano per il sapone. Quando infatti si raggiungeva una certa quantità, quest'olio di scarto veniva pesato e diluito per la metà del suo peso, con acqua e versato in un recipiente chiamato codara che si metteva sul fuoco posandolo sopra un trepiedi di ferro. Prima che cominciasse a scaldarsi troppo, veniva aggiunta la soda nelle proporzioni di un chilo per ogni cinque di olio e acqua Con un lungo mestolo di legno, apposta costruito o quando questo mancava, con un bastone o un manico di scopa, bisognava mescolare fino a quando alzando il mestolo non ascendeva giù un filo. Era l'ora di levare il recipiente dal fuoco. Si mescolava ancora per qualche tempo quindi si copriva e si lasciava finire di rassodare fino al giorno dopo. A questo punto il sapone era pronto. Veniva staccato dal recipiente e versato sopra un piano di legno, quindi, servendosi di un lungo coltello bagnato, tagliato in pezzi più o meno regolari e messo in un posto arieggiato per farlo seccare e mantenere per l'uso. Era il sapone per il bucato e in molte famiglie anche per la pulizia personale.
A Sellia c'è chi ancora lo fa, pochi in verità ma la tradizione continua
eugenio- utente molto popolare
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Re: sellia si racconta
perdonami Eugenio ma forse ti stai confondendo con qualcun altro, non mi pare di aver scritto quello che tu affermi, ti prego di rileggere il mio post non sono io la persona a cui ti riferisci.
briganta- Utente
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Re: sellia si racconta
d]]L'antico borgo di Sellia durante il mese di Dicembre[/b]
Il mese di Dicembre (ultimo mese dell’anno) era il mese più suggestivo,più incantevole di tutto l’anno.
Già durante i primi giorni vi era tutto un fervore per preparare a dovere la feste del santo patrono San Nicola la quale spesso veniva festeggiata assieme a quella dell’Immacolata. Tutto il paese di addobbava a festa con molte luminarie lungo la via principale dove si posizionavano anche i vari mercanti che arrivavano da tutta la regione. La chiesa veniva ornata a festa con il parato rosso che veniva sistemato lungo la navata centrale, per l’occasione arrivavano anche dei sacerdoti che aiutavano l’Arciprete nelle varie funzioni. Tutti aspettavano questa festa soprattutto i bambini perche un antico detto diceva: “sinu a Santu Nicola mancu na ficu si prova” i ficu tosti erano una vera prelibatezza da custodire per le grandi occasioni, un altro detto diceva: “A Santu nicola ogni cavuna sona” voleva dire che in questo periodo iniziavano le fitte piogge ed ogni piccola sorgiva ritornava a portare molta acqua. I ragazzi in piazza iniziavano a fare un grande recinto con i “Jnostrari” rami di ginestra dove al suo interno venivano sistemati le varie stroppe” per il grande fuoco della vigilia di Natale dove ognuno portava anche un piccolo ceppo di legno per riscaldare la nascita di Gesù Bambino. Solo dopo la mezzanotte poteva iniziare la strina che di........selliaracconta
Il mese di Dicembre (ultimo mese dell’anno) era il mese più suggestivo,più incantevole di tutto l’anno.
Già durante i primi giorni vi era tutto un fervore per preparare a dovere la feste del santo patrono San Nicola la quale spesso veniva festeggiata assieme a quella dell’Immacolata. Tutto il paese di addobbava a festa con molte luminarie lungo la via principale dove si posizionavano anche i vari mercanti che arrivavano da tutta la regione. La chiesa veniva ornata a festa con il parato rosso che veniva sistemato lungo la navata centrale, per l’occasione arrivavano anche dei sacerdoti che aiutavano l’Arciprete nelle varie funzioni. Tutti aspettavano questa festa soprattutto i bambini perche un antico detto diceva: “sinu a Santu Nicola mancu na ficu si prova” i ficu tosti erano una vera prelibatezza da custodire per le grandi occasioni, un altro detto diceva: “A Santu nicola ogni cavuna sona” voleva dire che in questo periodo iniziavano le fitte piogge ed ogni piccola sorgiva ritornava a portare molta acqua. I ragazzi in piazza iniziavano a fare un grande recinto con i “Jnostrari” rami di ginestra dove al suo interno venivano sistemati le varie stroppe” per il grande fuoco della vigilia di Natale dove ognuno portava anche un piccolo ceppo di legno per riscaldare la nascita di Gesù Bambino. Solo dopo la mezzanotte poteva iniziare la strina che di........selliaracconta
selliaracconta- Utente
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Re: sellia si racconta
selliaracconta ha scritto:La vita nell'antico borgo di Sellia durante il mese di novembre
durante il mese di novembre si respirava un aria tipicamente invernale, i camini erano fumanti , mentre tutti avevano provveduto a farsi la scorta di legna per il lungo,fredddo inverno che era ormai alle porte. Nelle varie dispense si trovavano i vari frutti dell’autunno come le noci,le castagne,i loti. I vari frantoi iniziavano con le varie macine con turni anche durante la notte. Il mese di novembre mese dedicato ai cari defunti ognuno coltivava nei vari orti oppure direttamente nei vasi dei fiori tipici dei morti che avrebbero poi portato ai vari parenti. L’arciprete assieme a due chierichetti uno con una “vertula” l’altro con un campanello per richiamare l’attenzione giravano per il paese dove ognuno dava a secondo delle proprie possibilità dei “ficu tosti” le quali una volta vendute con il ricavato si sarebbero dette delle Messe per quei poveri defunti che non avevano nessuno che prenotasse qualche messa in suffragio, Il tutto si ripeteva anche alla fine della campagna olearia quando nel corridoi dell’entrata laterale della Chiesa veniva sistemato un grande recipiente con un imbuto dove ognuno a secondo delle proprie possibilà vi versava l’olio il quale una volta venduto serviva per dire le messe per tutte quelle anime del Purgatorio che non ne avevano la possibilità. In Chiesa veniva sistemato il suggestivo quadro dedicato ai morti verso il quale noi bambini ne avevamo spesso paura per nostra fortuna una volta passato il mese di Novembre riveniva risistemato in sacrestia per poi rivederlo tra un anno esatto. La navata centrale veniva addobata con il parato nero di lutto il quale contribuiva a dare un ulteriore tocco di malinconia, il parato veniva sistemato spesso durante i vari funerali anche se ovviamente aveva un costo supplementare. Ricordo ancora......................
selliaracconta
U sacciu eju quantu voti haju addobbatu a Chiesa con il parato nero ero diventatu nu mastru - quanti ricordi belli
Elio- Utente popolarissimo
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Re: sellia si racconta
m'arrecordu bonu caro elio, tu eri di casa!!!
dirramatore- Utente popolarissimo
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Re: sellia si racconta
dirramatore ha scritto:m'arrecordu bonu caro elio, tu eri di casa!!!
Si può dire che sono nato in Chiesa sinoi a quando non sono andato via da sellia per lavoro ho aiutatos empre mio nonno
Elio- Utente popolarissimo
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Re: sellia si racconta
lo so elio... me lo ricordo bene.. sia la buonanima di tuo nonno che di tuo padre!
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Re: sellia si racconta
Elio io ti vedo ancora aggirarti per la chiesa insieme a qualche tuo amichetto ad aiutare tuo nonno e tuo Papà!Il ricordo mi commuove ancora!!!
jack- Utente
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Re: sellia si racconta
Io mi ricordo la buon'anima di Benedetto Citrino che per la Chiesa non si tirava mai indietro, sempre presente, un uomo come pochi
Mareluna- Utente
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Re: sellia si racconta
Si amici miei è tutto vero nonno Attilio, Nicola, e Benedetto, sono sempre vissuti in chiesa mi pare che erano anche devoti della madonna questo lo so perchè anno scorso sono entrato nella vecchia casa dove abitava tutta la famiglia perchè la porta l'avevano sfondata per vedere se c'era qualcosa da rubare sono entrato dentro con il presunto ladro e ho visto che su un muro c'erano appesi delle immagine della madonna dell'immacolata e se vado domani e la porta si trova ancora aperta farò qualche foto co il permesso di Attilio cosi sarà una testimonianza di fede della famiglia
eugenio- utente molto popolare
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Re: sellia si racconta
Ogni volta che vengo a sellia vado sempre nella piazza della Chiesa di san Nicola per ricordare tutta la mia infansia - S' stato il periodo più bello della mia vitajack ha scritto:Elio io ti vedo ancora aggirarti per la chiesa insieme a qualche tuo amichetto ad aiutare tuo nonno e tuo Papà!Il ricordo mi commuove ancora!!!
Elio- Utente popolarissimo
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Re: sellia si racconta
Eugenio perchè non parli di quando avevi la radio a Sellia, mi hanno detto da fonte certissima che poi tre persone di Sellia se la sono comprata ed è stata la prima in assoluto ha riscosso tanto successo
Lux- Utente popolarissimo
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Re: sellia si racconta
ti capisco Elio!!
dirramatore- Utente popolarissimo
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Re: sellia si racconta
Mi farebbe immenso piacere vedere le foto dell'abitazione del nonno paterno dove ho vissuto per 13 anni - mi fa male sapere da te che la porta è stata sfondata da mascalzoni -eugenio ha scritto:Si amici miei è tutto vero nonno Attilio, Nicola, e Benedetto, sono sempre vissuti in chiesa mi pare che erano anche devoti della madonna questo lo so perchè anno scorso sono entrato nella vecchia casa dove abitava tutta la famiglia perchè la porta l'avevano sfondata per vedere se c'era qualcosa da rubare sono entrato dentro con il presunto ladro e ho visto che su un muro c'erano appesi delle immagine della madonna dell'immacolata e se vado domani e la porta si trova ancora aperta farò qualche foto co il permesso di Attilio cosi sarà una testimonianza di fede della famiglia
Elio- Utente popolarissimo
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Re: sellia si racconta
routine Elio
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Re: sellia si racconta
purtroppo i delinquenti sono un pò ovunque.. ormai anche nel nostro paesino!!
dirramatore- Utente popolarissimo
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Re: sellia si racconta
.......se mancano quelli mi preoccuperei seriamente direi che qualcosa non va!
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Re: sellia si racconta
Purtroppo lux -Lux ha scritto:routine Elio
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