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Il Santo del giorno

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Messaggio  Elio Mar Dic 20, 2011 12:33 am

Lux ha scritto:però dare il nome di Anastasia ad una bambina lo trovo curioso qua è sempre la solita minestra con i nomi dei genitori..........non se ne può più!!!
Qualche temerario a Sellia c'è stato che ha voluto rivoluzionare un po' la situazione ma sono sempre pochi con il rischio che poi i genitori o i suoceri ti tengano il muso lungo
Io ci tengo alle nostri tradizioni però non ne faccio una malattia se in un prossimo futuro non si rinnovano i nomid ella mia famiglia
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Messaggio  Lux Mar Dic 20, 2011 12:35 am

sarà che io sono di un'altra generazione però non la vedo cosi, a Sellia tutto è scomparso, un'altro poco ni suca nu lampu e andiamo vedendo di rinnovare i nomi
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Messaggio  Elio Mar Dic 20, 2011 12:38 am

Lux ha scritto:sarà che io sono di un'altra generazione però non la vedo cosi, a Sellia tutto è scomparso, un'altro poco ni suca nu lampu e andiamo vedendo di rinnovare i nomi
Però Lux secondo me, può darsi che sbaglio, meglio rinnovare i genitori che mettere un nome del calendario a vanvara
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Messaggio  Lux Mar Dic 20, 2011 12:40 am

ma a vanvara non direi però.....dietro un nome dato ad un bambino/a c'è sempre una storia e poi non dimentichiamoci che sono sempre nomi di Santi!!
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Messaggio  Elio Mar Dic 20, 2011 12:43 am

Lux ha scritto:ma a vanvara non direi però.....dietro un nome dato ad un bambino/a c'è sempre una storia e poi non dimentichiamoci che sono sempre nomi di Santi!!
Si Lux hai ragione io concordo le tue idee ma a me mi hanno dato questi vaolri e cerco di conservarli poi alla fine come viene viene e la stessa cosa
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Messaggio  Lux Mar Dic 20, 2011 12:46 am

si certo......era solo un mio modo di vedere le cose magari sono troppo giovane per attaccarmi all'usanza di un nome
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Messaggio  Elio Mar Dic 20, 2011 12:49 am

Lux ha scritto:si certo......era solo un mio modo di vedere le cose magari sono troppo giovane per attaccarmi all'usanza di un nome
Però, un domani, ricordati quello che ti dico stasera anche tu un domani ci terrai a tali folcori quando sarai interessata in prima persona -
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Messaggio  Lux Mar Dic 20, 2011 12:52 am

no, no io do libera scelta alla mia generazione futura se mai ci sarà.......per me rinnovare un nome solo per fare piacere non ha alcun valore, io voglio prima di tutto rispetto e un bene che nasca dal cuore, le lavate di faccia non mi piacciono!!!
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Messaggio  Elio Mar Dic 20, 2011 12:54 am

Lux ha scritto:no, no io do libera scelta alla mia generazione futura se mai ci sarà.......per me rinnovare un nome solo per fare piacere non ha alcun valore, io voglio prima di tutto rispetto e un bene che nasca dal cuore, le lavate di faccia non mi piacciono!!!
Si io ti ho capita benissimo però in fondo al tuo cuore un domani se una figlia/o rinnova il tuo nome, ovviamente, con scelta libera, ti farà immesamente piacere ascoltami TVB
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Messaggio  Elio Mar Dic 20, 2011 2:04 pm

Beato Vincenzo Romano Sacerdote

Nacque a Torre del Greco (Napoli) il 3 giugno 1751. Fu parroco per 33 anni (dal 1799 al 1831) dell’unica parrocchia della città di allora, la chiesa di Santa Croce oggi basilica pontificia. Studiò nel seminario diocesano di Napoli, ricevendo gli insegnamenti anche di sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Ordinato sacerdote il 10 giugno 1775, svolse il suo apostolato per 20 anni nella natia Torre del Greco. Il 15 giugno 1794 una terribile eruzione del Vesuvio distrusse quasi completamente la città, compresa la chiesa di Santa Croce, egli subito si dedicò alla difficile opera di ricostruzione materiale e morale sia della città che della chiesa, che volle più grande e più sicura. Alla ricerca di sempre nuovi metodi per avvicinare i fedeli, introdusse a Torre la cosiddetta “sciabica”, una strategia missionaria tesa ad avvicinare con il crocifisso in mano, capannelli di personeo singoli passanti, improvvisando sul momento una predicazione, salvo poi ad accompagnarli se consenzienti alla più vicina chiesa od oratorio per pregare insieme. Spesso si fece mediatore dei contrasti sorti fra gli armatori delle «coralline» e i marinai che affrontano i rischi e la fatica della pesca del corallo. Morì il 20 dicembre 1831 ed è stato beatificato il 17 novembre 1963.

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Messaggio  Elio Mar Dic 20, 2011 2:04 pm

Beato Vincenzo Romano Sacerdote

Nacque a Torre del Greco (Napoli) il 3 giugno 1751. Fu parroco per 33 anni (dal 1799 al 1831) dell’unica parrocchia della città di allora, la chiesa di Santa Croce oggi basilica pontificia. Studiò nel seminario diocesano di Napoli, ricevendo gli insegnamenti anche di sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Ordinato sacerdote il 10 giugno 1775, svolse il suo apostolato per 20 anni nella natia Torre del Greco. Il 15 giugno 1794 una terribile eruzione del Vesuvio distrusse quasi completamente la città, compresa la chiesa di Santa Croce, egli subito si dedicò alla difficile opera di ricostruzione materiale e morale sia della città che della chiesa, che volle più grande e più sicura. Alla ricerca di sempre nuovi metodi per avvicinare i fedeli, introdusse a Torre la cosiddetta “sciabica”, una strategia missionaria tesa ad avvicinare con il crocifisso in mano, capannelli di personeo singoli passanti, improvvisando sul momento una predicazione, salvo poi ad accompagnarli se consenzienti alla più vicina chiesa od oratorio per pregare insieme. Spesso si fece mediatore dei contrasti sorti fra gli armatori delle «coralline» e i marinai che affrontano i rischi e la fatica della pesca del corallo. Morì il 20 dicembre 1831 ed è stato beatificato il 17 novembre 1963.
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Messaggio  Elio Gio Dic 22, 2011 12:12 am

Oggi la Chiesa cattolica celebra Pietro Canisio, santo e dottore della Chiesa. Nato a Nimega, l’8 maggio del 1521, fu il primo gesuita a provenire dall’Olanda, allora facente parte nel Sacro Romano Impero. Figlio del Borgomastro di Nimega, cittadina del ducato di Gheldria. Ebbe modo di studiare diritto canonico a Lovaino e civile a Colonia, dove trascorrendo buona parte del suo tempo libero nel monastero dei certosini, da lui particolarmente amato, si imbatterà in uno scritto che gli cambierà per sempre la vita: il libretto degli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio da Loyoa. Dopo la pratica compiuta presso la direzione di padre Faber, a Magonza, venne annoverato tra i seguaci di Sant’Ignazio di Loyola, nella compagnia di Gesù, il giorno del suo 22esimo compleanno. In quanto primo provinciale dell’ordine dei Gesuiti in Germania, ebbe un ruolo molto importante nella Controriforma, resasi necessaria in seguito alla riforma protestante.

Fu chiamato, in particolare, nel gennaio del 1947 su richiesta del vescovo di Augusta, il cardinale Otto Truchsess von Waldburg, a prendere parte al Concilio di Trento. Negli anni successivi, insegnò teologia presso l’Università di Ingolstadt, di cui divenne anche rettore. Da 1554 al 1555 amministrò la diocesi di Vienna, dove fu ricordato per anni per le folle che le sue orazioni radunava presso il Duomo di Santo Stefano. In quegli anni diffuse anche gli insegnamenti del concilio, specie nella Germani meridionale, invitato a compiere una tale missione da Papa Gregorio XIII e con il pieno appoggio dell’imperatore Ferdinando I. Gli veniva riconosciuta una particolare cortesia. Soleva definire le eresie e gli errori dottrinali nuove dottrine. Nel 1555 realizzò un catechismo. La Summa doctrinae christianae, ideato per ribadire l’ortodossia cattolica in risposta all’eresia luterana. Ebbe un tale successo che, quando ancora era in vita, fu ristampata 2 volte. A lui si deve la pubblicazione delle opere di San Cirillo di Alessandria, di San Leone Magno, di San Girolamo e di Osio di Cordova.
[img]Il Santo del giorno - Pagina 3 30450b10[/img]
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Messaggio  Elio Gio Dic 22, 2011 10:36 am

SANTA FRANCESCA SAVERIO CABRINI
È troppo piccolo il mondo!

Nata a Sant'Angelo Lodigiano nel 1850, Francesca sognò la vita missionaria fin da bambina. Pensava alla Cina, ma le fu affidata una missione di nuovo genere presso gli emigrati italiani in America, a favore dei quali fondò le Missionarie del Sacro Cuore. Negli anni in cui ella operò c'erano, nel continente americano, circa quattordici milioni di emigrati italiani: erano allora un popolo anonimo di "schiavi bianchi", affollati in alveari umani, costretti a vivere in condizioni di abbrutimento fisico e spesso anche morale. Vivevano senza scuole, senza ospedali, senza chiese, spessissimo anche senza lavoro. Francesca giunse a New York, con sette compagne, alla fine di marzo del 1889. Per la loro intraprendenza, generosità, carità le suore italiane si acquistarono subito non solo la stima dei loro connazionali, ma anche quella dei nativi. Lavorarono soprattutto per l'integrazione delle nuove generazioni, creando una fitta rete di scuole, di convitti, di orfanotrofi, di case di cura. Nel 1892, centenario della scoperta dell'America, Madre Cabrini realizzò per gli italiani il Columbus Hospital che, nei suoi primi trent'anni di vita, si prese cura gratuitamente di circa centocinquantamila ammalati. In trentasette anni d'attività ella realizzò, inoltre, circa 67 istituti educativi od ospedalieri (da New York a Chicago a Buenos Aires a Rio de Janeiro, oltre a decine di istituti nelle principali capitali europee) percorrendo 16.000 miglia per terra e 43.000 miglia per mare (scherzando sulle sue origini contadine, Francesca chiamava l'Atlantico, da lei attraversato ben 73 volte: "la strada dell'orto"). «È troppo piccolo il mondo» – diceva. «Vorrei abbracciarlo tutto! Non mi darò pace finché sull'Istituto non tramonti mai il sole!». Morì a Chicago nel 1917.
[img]Il Santo del giorno - Pagina 3 35800c11[/img]
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Messaggio  Elio Ven Dic 23, 2011 5:46 pm

Santa Maria Margherita d'Youville

Oggi la Chiesa cattolica celebra santa Maria Margherita d'Youville, battezzata con il nome di Marie-Marguerite Dufrost de Lajemmerais. Nata il 15 ottobre del 1701, era figlia di Christophe du Frost e Marie-Renée Gaulthier de Varennes. Rimasta orfana di padre all’età di soli 7 anni, nonostante le condizioni di estrema povertà in cui rimase in seguito alla tragica scomparsa, riuscì a studiare per due anni presso le Orsoline, in Quebec grazie all’intervento del bisnonno. Dovette, tuttavia, lasciare l’istituto per potere aiutare la madre nell’educazione dei suoi cinque fratelli. Nel 1722 sposò François d'Youville, medico dedito al traffico illegale d’alcol con le popolazioni indiane con il quale non ebbe un felice matrimonio. Quattro dei suoi figli morirono in giovane età mentre il marito si ammalò gravemente. Maria Margherita lo accudì con dedizione sino alla morte, avvenuta nel 1730. Rimasta vedova, continuò ad occuparsi dei suoi figli, divenuti in seguito sacerdoti, e iniziò a mettere in piedi opere di carità.

Nel 1737 accolse in casa una cieca mentre il 31 dicembre del medesimo anno, con tre compagnie, si consacrò a Dio, impegnandosi nella cura dei diseredati. Divenne così la fondatrice, nonostante non ne avesse consapevolezza, delle Suore della Carità di Montréal. A rendere la sua attività ancor più difficile, contribuivano le ingiurie provenienti spesso dalla sua stessa famiglia e la sua salute cagionevole, un incendio dell’istituto da lei presieduto e la morte di una delle sue consorelle. Tuttavia perseverò, con incessante zelo nella cura dei più poveri, sino a quando, nel 1745, decise con le sue sorelle di mettere tutto le proprie sostanze in comune per poter aiutare quante più persone. Nel 1747 – quando ormai veniva chiamata “la madre dei poveri” – le fu affidata la direzione dell'Ospedale dei Fratelli Charon, allora fatiscente, ma che riuscì a rimettere in sesto. Quando nel 1756 un incendio devastò l’ospedale, invitò i fedeli a non scoraggiarsi, ma a riconoscere, anche nel tragico avvenimento, un segno dell’amore di Dio. Fece in tempo a farlo ricostruire, per poi morire il 23 dicembre del 1771.

[img]Il Santo del giorno - Pagina 3 Marghe10[/img]
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Messaggio  Elio Sab Dic 24, 2011 2:47 pm

SANTO DEL GIORNO, 24 DICEMBRE: VIGILIA DI NATALE - Oggi ricorre la Vigilia di Natale, il giorno che precede una delle due feste, assieme alla Pasqua, più importanti del cristianesimo; il tempo in esse contenuto rappresenta anche il contenuto fondamentale della Fede e uno dei dogmi fondanti la Chiesa cattolica, ovvero la Nascita, Passione, Morte e Resurrezione di Dio. Generalmente viene celebrata il 24 ma, per quelle chiese che continuano ad adottare il calendario Giuliano, per effetto dello sfasamento rispetto a quello gregoriano, viene celebrata 13 giorni dopo, ovvero il 6 gennaio dell’anno successivo. In questa giornata, il calendario cristiano contempla anche la possibilità di celebrare la memoria dei santi "antenati di Gesù". Si tratta di coloro che, pur non avendo conosciuto cristo, vivendo prima che lui nascesse, morirono egualmente nella fede, non avendo potuto gustare quei beni spirituali che si determinano con la venuta di Cristo, attendendoli «avendoli solo veduti e salutati da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra». Tra i nomi principalmente ricordati vi sono Abramo e Sara, il patriarca Giacobbe e la moglie Rachele!), Mosé, nonché i nonni di Gesù, Gioacchino ed Anna. Nella notte di oggi sarà celebrata la nascita di Gesù, partorito da Maria in una grotta di Betlemme, in Giudea, una regione della Palestina. La sua venuta al mondo determina il compimento del Nuovo Testamento nel nuovo, e la risposta all’antica promessa del Messia che avrebbe emendato l’uomo dal peccato originale. La veglia notturna di questa notte rappresenta il cammino del cristiano che si rivolge in attesa verso il Mistero della nascita di Dio che, incarnandosi, è divenuto uomo per elevare l’uomo all’altezza di Dio. In Occidente, è consuetudine partecipare, dopo la veglia, alla Messa di mezzanotte. Secondo l’anno liturgico della Chiesa cattolica, la Vigilia di Natale corrisponde anche con l’ultimo giorno di Avvento, nonché l’ultimo dei 9 giorni che costituiscono la Novena di Natale e il primo del Tempo del Natale. Quest’ultimo dura fino al giorno del Battesimo del Signore, ovvero la prima domenica in seguito l’Epifania.
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Messaggio  Elio Lun Dic 26, 2011 3:42 am

SANTO STEFANO
La celebrazione liturgica di s. Stefano è stata da sempre fissata al 26 dicembre, subito dopo il Natale, perché nei giorni seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio, furono posti i “comites Christi”, cioè i più vicini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio.
Così al 26 dicembre c’è s. Stefano primo martire della cristianità, segue al 27 s. Giovanni Evangelista, il prediletto da Gesù, autore del Vangelo dell’amore, poi il 28 i ss. Innocenti, bambini uccisi da Erode con la speranza di eliminare anche il Bambino di Betlemme; secoli addietro anche la celebrazione di s. Pietro e s. Paolo apostoli, capitava nella settimana dopo il Natale, venendo poi trasferita al 29 giugno.
Del grande e veneratissimo martire s. Stefano, si ignora la provenienza, si suppone che fosse greco, in quel tempo Gerusalemme era un crocevia di tante popolazioni, con lingue, costumi e religioni diverse; il nome Stefano in greco ha il significato di “coronato”.
Si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiani e che prese a seguire gli Apostoli e visto la sua cultura, saggezza e fede genuina, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme.
Gli Atti degli Apostoli, ai capitoli 6 e 7 narrano gli ultimi suoi giorni; qualche tempo dopo la Pentecoste, il numero dei discepoli andò sempre più aumentando e sorsero anche dei dissidi fra gli ebrei di lingua greca e quelli di lingua ebraica, perché secondo i primi, nell’assistenza quotidiana, le loro vedove venivano trascurate.
Allora i dodici Apostoli, riunirono i discepoli dicendo loro che non era giusto che essi disperdessero il loro tempo nel “servizio delle mense”, trascurando così la predicazione della Parola di Dio e la preghiera, pertanto questo compito doveva essere affidato ad un gruppo di sette di loro, così gli Apostoli potevano dedicarsi di più alla preghiera e al ministero.
La proposta fu accettata e vennero eletti, Stefano uomo pieno di fede e Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas, Nicola di Antiochia; a tutti, gli Apostoli imposero le mani; la Chiesa ha visto in questo atto l’istituzione del ministero diaconale.
Nell’espletamento di questo compito, Stefano pieno di grazie e di fortezza, compiva grandi prodigi tra il popolo, non limitandosi al lavoro amministrativo ma attivo anche nella predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora, che passavano per la città santa di Gerusalemme e che egli convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto.
Nel 33 o 34 ca., gli ebrei ellenistici vedendo il gran numero di convertiti, sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”.
Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinandolo davanti al Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno, distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.
E alla domanda del Sommo Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso, il più lungo degli ‘Atti degli Apostoli’, in cui ripercorse la Sacra Scrittura dove si testimoniava che il Signore aveva preparato per mezzo dei patriarchi e profeti, l’avvento del Giusto, ma gli Ebrei avevano risposto sempre con durezza di cuore.
Rivolto direttamente ai sacerdoti del Sinedrio concluse: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”.
Mentre l’odio e il rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”.
Fu il colmo, elevando grida altissime e turandosi gli orecchi, i presenti si scagliarono su di lui e a strattoni lo trascinarono fuori dalle mura della città e presero a lapidarlo con pietre, i loro mantelli furono deposti ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Apostolo delle Genti, s. Paolo), che assisteva all’esecuzione.
In realtà non fu un’esecuzione, in quanto il Sinedrio non aveva la facoltà di emettere condanne a morte, ma non fu in grado nemmeno di emettere una sentenza in quanto Stefano fu trascinato fuori dal furore del popolo, quindi si trattò di un linciaggio incontrollato.
Mentre il giovane diacono protomartire crollava insanguinato sotto i colpi degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”.
Gli Atti degli Apostoli dicono che persone pie lo seppellirono, non lasciandolo in preda alle bestie selvagge, com’era consuetudine allora; mentre nella città di Gerusalemme si scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani, comandata da Saulo.
Tra la nascente Chiesa e la sinagoga ebraica, il distacco si fece sempre più evidente fino alla definitiva separazione; la Sinagoga si chiudeva in se stessa per difendere e portare avanti i propri valori tradizionali; la Chiesa, sempre più inserita nel mondo greco-romano, si espandeva iniziando la straordinaria opera di inculturazione del Vangelo.
Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie entrò nella leggenda; il 3 dicembre 415 un sacerdote di nome Luciano di Kefar-Gamba, ebbe in sogno l’apparizione di un venerabile vecchio in abiti liturgici, con una lunga barba bianca e con in mano una bacchetta d’oro con la quale lo toccò chiamandolo tre volte per nome.
Gli svelò che lui e i suoi compagni erano dispiaciuti perché sepolti senza onore, che volevano essere sistemati in un luogo più decoroso e dato un culto alle loro reliquie e certamente Dio avrebbe salvato il mondo destinato alla distruzione per i troppi peccati commessi dagli uomini.
Il prete Luciano domandò chi fosse e il vecchio rispose di essere il dotto Gamaliele che istruì s. Paolo, i compagni erano il protomartire s. Stefano che lui aveva seppellito nel suo giardino, san Nicodemo suo discepolo, seppellito accanto a s. Stefano e s. Abiba suo figlio seppellito vicino a Nicodemo; anche lui si trovava seppellito nel giardino vicino ai tre santi, come da suo desiderio testamentario.
Infine indicò il luogo della sepoltura collettiva; con l’accordo del vescovo di Gerusalemme, si iniziò lo scavo con il ritrovamento delle reliquie. La notizia destò stupore nel mondo cristiano, ormai in piena affermazione, dopo la libertà di culto sancita dall’imperatore Costantino un secolo prima.
Da qui iniziò la diffusione delle reliquie di s. Stefano per il mondo conosciuto di allora, una piccola parte fu lasciata al prete Luciano, che a sua volta le regalò a vari amici, il resto fu traslato il 26 dicembre 415 nella chiesa di Sion a Gerusalemme.
Molti miracoli avvennero con il solo toccarle, addirittura con la polvere della sua tomba; poi la maggior parte delle reliquie furono razziate dai crociati nel XIII secolo, cosicché ne arrivarono effettivamente parecchie in Europa, sebbene non si sia riusciti a identificarle dai tanti falsi proliferati nel tempo, a Venezia, Costantinopoli, Napoli, Besançon, Ancona, Ravenna, ma soprattutto a Roma, dove si pensi, nel XVIII secolo si veneravano il cranio nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura, un braccio a S. Ivo alla Sapienza, un secondo braccio a S. Luigi dei Francesi, un terzo braccio a Santa Cecilia; inoltre quasi un corpo intero nella basilica di S. Loernzo fuori le Mura.
La proliferazione delle reliquie, testimonia il grande culto tributato in tutta la cristianità al protomartire santo Stefano, già veneratissimo prima ancora del ritrovamento delle reliquie nel 415.
Chiese, basiliche e cappelle in suo onore sorsero dappertutto, solo a Roma se ne contavano una trentina, delle quali la più celebre è quella di S. Stefano Rotondo al Celio, costruita nel V secolo da papa Simplicio.
Ancora oggi in Italia vi sono ben 14 Comuni che portano il suo nome; nell’arte è stato sempre raffigurato indossando la ‘dalmatica’ la veste liturgica dei diaconi; suo attributo sono le pietre della lapidazione, per questo è invocato contro il mal di pietra, cioè i calcoli ed è il patrono dei tagliapietre e muratori.
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Messaggio  Lux Lun Dic 26, 2011 11:42 pm

Auguri a tutti quelli che chiamano Stefano anche se io con questo nome non conosco nessuno, però è un bel nome.
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Messaggio  dirramatore Lun Dic 26, 2011 11:44 pm

Io invece qualcuno lo conosco... auguri anche da parte mia a chiunque porti il nome di Stafano, Stefania o simili..
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Messaggio  Lux Lun Dic 26, 2011 11:46 pm

giusto Stefania!!!!!!!!!!!!!!!!! scusa.......stavo pensando al maschile
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Messaggio  dirramatore Lun Dic 26, 2011 11:49 pm

spesso per dare il nome del Santo che si festeggia in una determinata data ad un bambino, capita sovente di mettere al maschile o femminile a secondo che si tratti di un bambino o di una bambina..
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Messaggio  Lux Mar Dic 27, 2011 12:01 am

chi ha due nomi è avantaggiato perchè l'onomastico lo festeggia due volte! per questo mi ero leggermente confusa Rolling Eyes
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Messaggio  dirramatore Mar Dic 27, 2011 12:03 am

io ne ho uno solo di nomi.. ormai lo sanno tutti che mi chiamo Agapito!!
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Messaggio  Lux Mar Dic 27, 2011 12:05 am

che cavolo di nome è??
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Messaggio  dirramatore Mar Dic 27, 2011 12:10 am

il mio..... cercalo su google e lo troverai.. anche se non c'è scritto: "nome del dirramatore".
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Messaggio  Elio Mar Dic 27, 2011 11:15 pm

San GIOVANNI EVANGELISTA
Lasciarsi educare all'amore

All'Apostolo Giovanni spetta, nel calendario, un posto vicino al Natale perché egli ci ha donato, nel suo Vangelo, la formula più intensa e più alta per descrivere il mistero dell'Incarnazione: «Il Verbo si è fatto carne / ed è venuto ad abitare in mezzo a noi». Nato a Bethsaida, sulle rive del lago di Tiberiade, Giovanni seguì dapprima Giovanni il Battista assieme al suo amico Andrea. Ma ambedue accettarono subito l'indicazione del Precursore ad andare con Gesù, l'«Agnello di Dio». Poi i due invitarono i rispettivi fratelli (Simone e Giacomo) e Gesù li scelse tutti e quattro come suoi primi discepoli. Giacomo e Giovanni, però, erano di carattere impetuoso e piuttosto violento, tanto che Gesù li chiamò 'figli del tuono'. Erano inclini a imporsi (e la loro madre li spingeva ad ambire ai primi posti) e a giudicare gli altri con durezza. «Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi tutti?» chiesero a Gesù quel giorno in cui gli abitanti di Samaria si rifiutarono di riceverli. Ma ricevettero un severo rimprovero: «Voi non sapete di che spirito siete. Io non sono venuto a perdere gli uomini ma a salvarli». Forse fu proprio per questo - per insegnare loro la scienza dell'amore - che Gesù si tenne particolarmente vicini i due fratelli, e li volle sempre con Sé, testimoni della Sua gioia durante la Trasfigurazione e della Sua angoscia nel Getsemani. Negli ultimi capitoli del suo Vangelo - ma senza più orgoglio - Giovanni si definisce il discepolo che Gesù amava e racconta d'aver posato il capo sul petto del Maestro durante l'ultima Cena. Ebbe anche il privilegio di poter restare con Lui fin sul Calvario, testimone del Suo Cuore trafitto per nostro amore. Affinché l'educazione del discepolo all'amore potesse continuare nel tempo della Chiesa (e come indicazione per tutti i cristiani), Gesù, poco prima di morire, affidò Giovanni alla Madre sua e affidò Maria al discepolo. In seguito, nelle sue Lettere, Giovanni parlerà a lungo e ripetutamente della carità e si racconta che, negli ultimi anni di vita, egli non facesse che ripetere testardamente quest'unico insegnamento: «Amatevi gli uni gli altri, perché Dio è amore!».
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